Dell’associazione culturale Morse abbiamo seguito, con soddisfazione, l’intera stagione invernale: musica ricercata nella quale difficilmente ci si imbatte a certe latitudini, messa in scena in diversi spazi della città di Verona (una chiesa, un loft/laboratorio, un piccolo teatro), come a stabilire un legame fra una proposta artistica di respiro internazionale e spazi locali da valorizzare. Non è facile identificare un percorso univoco in un programma che, nel giro di quattro mesi, ha presentato i suoni futuribili di Lorenzo Senni, Von Tesla e Furtherset, la ricerca di classe di Teho Teardo e Vincenzo Vasi, le mareggiate post-industriali del misterioso Mai Mai Mai, la psichedelia cosmica di Valerio Cosi e gli oscuri strali de La Morte.
“Music in a new geometry”, lo slogan con cui l’associazione si era presentata all’inizio dell’anno, è l’unica formula capace di racchiudere una stagione vissuta all’insegna di un rischio che il più delle volte ha pagato, attirando spesso un pubblico numeroso e sorprendentemente vario; un segno evidente di come anche le iniziative apparentemente più difficili possano trovare ascolto e suscitare interesse, se proposte con intelligenza ed attenzione. Diretta emanazione di questo modo di pensare la cultura ed agire è il Path Festival, che si terrà a Verona fra il 28 e il 30 agosto, muovendosi lungo tre linee guida: musicisti di qualità (molti gli ospiti internazionali), varietà delle proposte, attenzione alle location. Come spiegano gli organizzatori “la scelta degli artisti è stata fatta con l’intenzione di portare musica contemporanea in città, dal momento che possiamo affermare, senza il timore di essere smentiti, che l’offerta in questa direzione è piuttosto carente. Per quanto riguarda poi la line-up nello specifico, abbiamo scelto dei nomi che secondo noi stanno dicendo qualcosa di importante: Rashad Becker è senz’altro una delle figure più influenti dello scenario musicale elettronico contemporaneo, colui che ha ridefinito il concetto di mastering e di sound design. Un tour di Robert Turman poi non è cosa da tutti i giorni: non potevamo farci scappare l’occasione di avere nel festival un assoluto pioniere del sound noise ed elettronico. Assieme a loro troviamo poi un buon numero di artisti – italiani e non – che si stanno facendo luce nel panorama musicale contemporaneo, dagli One Circle di Lorenzo Senni a Nicola Ratti, da Plaster (talento nazionale che esce su un’etichetta prestigiosissima come Stroboscopic Artefacts) a Mudwise, genio veneziano dei sistemi analogici”. Anche l’ordine delle esibizioni risponde a una logica precisa: “I giorni del festival sono organizzati in progressione sonora, partendo dalla situazione ‘ambient’ del giovedì per arrivare all’aftershow più ‘spettacolare’ e ballabile del sabato ad Interzona.”
Altra peculiarità del Path è il suo essere un festival diffuso, che occuperà di volta in volta vari luoghi cittadini, dove ogni proposta musicale sarà chiamata a qualificarsi in contrasto o fondersi con l’ambiente. Sono sempre i ragazzi di Morse a parlare “tutti gli spazi, si trovano a pochi minuti dal centro storico e da qui nasce inoltre il significato di Path: un percorso ‘alternativo’ attraverso la città”. Anche per la scelta delle location non si è lasciato nulla al caso: “Per la prima serata abbiamo pensato che lo spazio del sottopassaggio si sposasse perfettamente con la performance che faranno i due artisti canadesi Jen Reimer e Max Stein, trattandosi di un lavoro che sfrutterà l’acustica e le risonanze dell’ambiente circostante. La struttura militare austriaca di forte Sofia è invece posizionata appena sopra il centro città ed è molto particolare grazie al percorso esterno a ferro di cavallo, che ci permette di sviluppare da una parte le installazioni e dall’altra i live set. Ha inoltre un’ottima acustica che dovrebbe riuscire a valorizzare i set degli artisti. Interzona invece è un bellissimo spazio che è stato scelto per la sua importanza culturale a Verona. Ha inoltre delle attrezzature audio/video all’altezza di altri spazi di cultura europei, che sapranno esaltare i set spettacolari di One Circle e Plaster.” Venendo al programma, si partirà da Porta Vescovo, che verrà scossa dalle frequenze di Ra-Kunesh per lo spettacolo inaugurale e dove i canadesi Jen Reimer e Max Stein si confronteranno coi tunnel del sottopasso; sempre con installazioni, ma a forte Sofia, si cimenteranno S’Odinonsuonare, fra teatro, suoni e arti visuali, Randomanimale, etologia applicata con sensori di movimento processati live, l’imprevedibile artigiano lo-fi Max Farnea, il trio In Its Own Tempo coi suoi soundscapes venati di improvvisazione e Pong, mentre Attila Faravelli opererà presso la sede di Interzona. Le spesse mura del forte dovranno poi reggere l’impatto dei synth modulari di Mudwise e dell’industrioso Robert Turman, mentre un altro tipo d’approccio, più meditato, dovrebbe richiedere le astrazioni strumentali e vocali di Nicola Ratti e Rashad Becker. Infine, l’ultima sera del festival, le alte volte di Interzona, decisamente più collaudate, saranno alle prese con la techno mutante di One Circle e Plaster. Da segnalare anche due interessanti laboratori, la palestra espressiva curata da Barokthegreat e quello di OSC178 su sistemi modulari e sintetizzatori. Un programma ricco e variegato, che non si rivolge unicamente agli appassionati di genere (tra l’altro ben poco definibili, vista la varietà delle proposte), ma anche agli spiriti curiosi non solo musicali. Per tutti un’occasione da cogliere.
Qui il programma dettagliato del festival