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Kill Your Boyfriend – S/T (Shyrec, 2013)

Un side project. L’unione di un Wora Wora Washington e Kitsune, una drum machine e via verso spazi siderali e suoni anagraficamente figli di una indimenticata new wave, ma solo anagraficamente. Ecco i Kill Your Boyfriend – nati un paio di anni fa e che, rispetto alla line up originale, hanno aggiunto un membro al synth – ed il loro omonimo primo album ufficiale strabordante atmosfere raffinate e ricercatamente 80s – Jacques, Henry -.

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Psyche – The Influence (Final Muzik, 2012)

Nella categoria recensioni minori o per “adepti del Goth” (esiste un gruppo nato dalle mie parti su fb con questo nome ed ho pensato di citarlo) ripeschiamo questa uscita a nome Psyche. Il disco in realtà risale al 1989 e se la recensione la trovate solo ora non dipende dal mio solito colpevole ritardo. O non solo, stavolta. Gli Psyche – band canadese della provincia di Alberta originariamente costituita dai fratelli Huss, Durrin e Stephen – si sono formati nel lontano 1982 e, pur rimanendo sottotraccia per anni, esistono ancora ed hanno trovato una loro nuova patria in Germania (recente è il tour coi teutonici veterani del post punk wave/suicide commando No More, provenienti dalla ventosa Kiel). Tutto questo dopo svariati rimaneggiamenti della formazione.

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Seaside Postcards – Hope And Faith (Autoprodotto, 2012)

E di nuovo la formula ‘Meglio tardi che mai’, dettata da impegni e rompimenti irrinunciabili vari, mi porta a parlare di un lavoro uscito già qualche mese fa. Si tratta dell’ep di un gruppo italiano. Il secondo per l’esattezza, prodotto a un anno di distanza dall’esordio di questi quattro pesaresi che dicono di averne passate di ogni prima di approdare alla definitiva line up che ha dato loro la Speranza e la Fede – nome del neonato ep – di produrre qualcosa di valido. La Carità – almeno a livello di concezione oggi diffusa – decisamente non serve, visto che i cinque pezzi qui presenti centrano ottimamente il target.

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Paolo Cantù: soltanto io, da solo.

Paolo Cantù si è fatto le ossa in seminali gruppi dell’industrial italiano all’inizio degli anni ’80, ha suonato la chitarra nella primissima formazione degli Afterhours, è stato parte di un gruppo fondamentale per la musica sperimentale come A Short Apnea, ha militato in Six Minute War Madness, Uncode Duello, EAReNOW e in un’infinità di altri progetti, di cui ci siamo spesso occupati. Chiusi tutti i precedenti capitoli, quest’anno la sua storia è ripartita con un nuovo nome, Makhno, e un album, registrato in quasi completa solitudine, che è da annoverare fra le cose migliori uscite nel 2012: Silo Thinking è un’opera intensa e complessa, diretta ma non facile da circoscrivere in tutte le sue molteplici diramazioni. Abbiamo voluto saperne di più e, già che c’eravamo, ne abbiamo approfittato per ripercorrere le tappe della sua carriera.

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