Robert Turman – Three Parts (Cejero, 2014)

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Farsi le ossa in compagnia di Boyd Rice e collaborare al primo 7” dei NON Mode Of Infection/Knife Ladder è cosa che certamente segna e sebbene Robert Turman non abbia seguito le orme di mr. Total War, un certo gusto eclettico, pur limitato al campo musicale (per fortuna, dirà qualcuno), gli è comunque rimasto. Three Parts è l’ennesimo tassello del mosaico.
In queste registrazioni, effettuate con un quattro piste nel lontano 1991 e ora ripescate e pubblicate dalla danese Cejero, ascoltiamo il suo lato più psichedelico (inteso in senso assai ampio) e meno rumoroso, con tutta la “sporcizia sonora” relegata sullo sfondo. A legare le composizioni presenti sulle due facce del vinile è l’idea di ripetizione seriale: un suono continuo fa da spina dorsale alle tre composizioni, mentre altri suoni si aggiungono man mano a fornire variazioni e coloriture, facendo lentamente mutare la traccia. Sul primo lato, gli oltre quindici minuti dell’unico brano permettono lo sviluppo più compiuto dell’idea: dalle cadenze ipnotiche, anche un tantino paranoiche, dell’inizio, si passa al faticoso avanzare della seconda metà, dove, fra tocchi di piano di gusto minimalista e synth dilatati, il suono cardine finisce per inabissarsi lasciando spazio ad atmosfere siderali. Sulla seconda facciata due brani più brevi giocano comunque con le reiterazioni e, prossimi a certa estetica anni ’80, creano un senso d’attesa e tensione che potrebbe ricordare il prog più orrorifico e cinematico. Tuttavia, fin da subito, si ha la consapevolezza che nulla di veramente drammatico accadrà e ciò permette di abbandonarsi e farsi trasportare dalla musica fino alla conclusione. Three Parts è un ripescaggio non imprescindibile ma utile a evidenziate una delle tante sfaccettature di un artista che, anziché sviluppare la propria carriera in un unico campo ha preferito la ricerca ad ampio raggio, con ottimi risultati.

Robert Turman si esibirà al Path Festival di Verona venerdì 29 agosto