Pink Mountaintops – 19/09/2104 Interzona (Verona)

Dopo una prima metà dell’anno in sordina, senza nomi di grande richiamo, l’Interzona riapre la stagione con piglio affatto diverso. Dopo aver ospitato alcune performance del Path Festival, propone l’interessante rassegna Prospettiva 22, tre serate che associano concerti, proiezioni e spazi dedicati a gastronomia, editoria libraria e musicale, oggettistica. La prima serata che ha visto sul palco Mick Turner dei Dirty Three e la proiezione di Kill Your Idol di di Scott Crary, stasera è la volta dei Pink Mountaintops, a cui seguirà il documentario Searching For Sugar Man di Malik Bendjelloul. Venerdì prossimo si chiuderà con l’abstract hip-hop dell’inglese Kutmah e da Our Vinyl Wieight A Ton: This Is Stones Throw Records, lungometraggio che ripercorre la storia della storica etichetta.

Appena entrati il colpo d’occhio è insolito: nello stanzone che fa da anticamera alla sala concerti è occupato da banchetti di attività locali, dove ci si aggira con piacere prima dell’inizio dell’esibizione. Fra libri, poster, vinili e gioielli artigianali, la parte del leone la fanno gli stand gastronomici, con alcune specialità, sia dolci che salate, davvero squisite e che avrebbero certo meritato più attenzione,pink_mountaintops_interzona_2014_1_copy non fosse che ci siamo presentati già nutriti. Anche l’allestimento sotto il palco è particolare, con ai lati alcune file di poltroncine e al centro lo spazio per chi voglia godere del concerto in piedi. Quando vedemmo la band in questo stesso luogo un lustro fa, rimanemmo con l’amaro in bocca a causa di un concerto svogliato e molle: stasera la si potrebbe considerare una prova d’appello e che il discorso sia del tutto diverso si capisce fin dalle prime note di Leslie, con suoni e volumi ancora da registrare, ma un piglio e una convinzione che non lasciano dubbi sulla voglia di farsi valere. Stephen McBean suona e canta spostato sulla destra del palco, lasciando il centro della scena a Ashley Webber, microfono e timpano; sono loro le due anime del gruppo, che in questo tour si avvale dei servigi di Steve Kille, al basso, in prestito dai Dead Meadow, del batterista tedesco Florian Schanze e del chitarrista Dustin pink_mountaintops_interzona_2014_3_copyWhite dei Soft Focus: un organico di tutto rispetto. Rotto il ghiaccio, si prosegue snocciolando una serie di brani dal recente Get Back, roots rock suonato con piglio quasi punk; sarà proprio l’incontro fra l’impianto tradizionale e influenze esterne a caratterizzare un concerto suonato con quel tiro particolare che, chissà come, hanno solo i gruppi statunitensi e valorizza la capacità di scrittura del leader, certamente più libere e fantasiose in questo progetto che non negli originari Black Mountain. Verso la metà è il primo momento di quiete, con While You’re Dreaming (da Outside Love) cantata dalla Webber, una ballata per cui i R.E.M. avrebbero ucciso, ma subito si torna a correre con gli echi kraut di Ambulance City, Sweet 69 e Tourists In Your City dall’album d’esordio e Shakedown ancora da Get Back, tutte in bilico fra psichedelia e hard, ma senza alcuna nostalgia; semmai, in alcuni fraseggi e code pink_mountaintops_interzona_2014_2_copychitarristiche, forti sono i richiami a Dinosaur Jr. e Built To Spill, giusto a ribadire quale sia la collocazione di un gruppo come i Pink Mountaintops. Quando, dopo The Last Dance, il gruppo saluta e scende dal palco, gli applausi del pubblico non si placano e valgono a richiamare McBean e la Webber per un’Outside Love a due voci che non possiamo che definire struggente. Inevitabile chiudere qua, davvero non c’è altro che si possa aggiungere, almeno per quel che riguarda l’esibizione, perché la piacevolezza della serata prosegue con le immagini di Searching For Sugar Man, l’incredibile storia del folkster di Detroit Sixto Rodriguez: un documentario, ma appassionante e toccante come un’opera di finzione. Senza dubbio una serata riuscita sia dal punto di vista dell’organizzazione che della proposta: che sia di buon auspicio per il futuro.

(in collaborazione con Marcello Ferri. Foto di Emanuela Vigna)