Matteo Uggeri – La famiglia, le amicizie, la musica.

Matteo Uggeri è parecchio in forma a prima vista (non sappiamo se per un dipinto sotto scala che invecchia al posto suo oppure per il recentemente reinserito CDB) quando parte la videochiamata che, a rigor di logica, dovrebbe essere attinente alla sua ultima uscita discografica su Midira, My happiest Consumption. Conosco Matteo dai tempi del Tagofest ed insieme abbiamo passato uno scorcio di percorso, io producendogli con OBR diversi album degli Sparkle in Grey ed una sua uscita con il musicista e fotografo portoghese Nuno Moita. Coscienti che non sarà un’intervista a senso unico, domanda e risposta, ma un navigare nelle nostre baie personali ed artistiche iniziamo ad aggiornare le nostre vite: le famiglie, le rispettive produzioni, i nuovi impegni che attorniano il nostro mondo musicale, la mole di materiale che mi arriva da ascoltare ad ogni settimana!
Prendetela come un’intervista fiume, una chiacchierata sincera dove pescare delle cose…gloria quindi a chi arriverà in fondo è, per una volta, facciamo riposare le nostre doti di sintesi.


Matteo Uggeri (Pagnano, 2023 – foto di Riccardo Trudi)

VASCO: Come ti dicevo ultimamente sono parecchio produttivo a livello di scritture ma, come sai, più scrivi più roba ti arriva e quindi non ci si ferma mai…

MATTEO: Eh, come sai anch’io l’ho fatto per un bel po’ su Sands-Zine, quando ancora ti mandavano i CD! Prima gli originali addirittura, poi hanno iniziato con i promo, i digitali e poi abbiamo mollato un po’ noi. Parlo al plurale perché ai tempi ci ero coinvolto con Alberto Carozzi, anche lui degli Sparkle in Grey.
Ma…non mi manca quella cosa lì!
Bello, perché sono fasi della vita, come tu hai fatto il mecenate con gli Sparkle in Grey, che sono nel pantano da un po’, non tanto per etichette quanto per questioni organizzative e di registrazione, però sono fasi nelle quali quando qualcuno ama tanto la musica, può esserci dentro per diversi aspetti tralasciandone altri. Ad esempio io quasi mai ho provato ad organizzare concerti mentre gente come Valerio Tricoli e Claudio Rocchetti hanno costruito la loro carriera partendo da lì.


Sparkle in Grey: Matteo Uggeri, Alberto Carozzi, Cristiano Lupo, Simone Riva, Franz Krostopovic (Pagnano, 2023 – foto di Riccardo Trudi)

VASCO: Vero…quel lato l’ho lasciato perché non sono mai stato in grado di crearmi una fedeltà di pubblico ed il senso è andato poi a perdersi.

MATTEO: Quello prevede una pazienza disumana ed anche un tempo notturno, per dire, materia che, vendo famiglia per i concerti…io anche per suonare dal vivo, sai che non sono particolarmente attivo nel cercare date e va bene così. I due citati poi lo facevano a Bologna a fine ’90 inizio 2000, il periodo d’oro, quando in giro c’era gente come William Basinsky o altri di quella risma lì e loro, ospitandoli ed organizzando date sono riusciti a costruirsi un network che hanno utilizzato quando poi sono passati dall’altro lato ed hanno iniziato a suonare seriamente.

VASCO: certo, quello funziona. Io ho fatto il rompicoglioni da banchetto post-concerto per anni e quello mi è servito per tutto il resto..

MATTEO: Eh, ci siamo conosciuti più o meno così infatti!

VASCO: Una cosa che funziona molto bene adesso è che ho trovato un quotidiano ticinese, La Regione, che mi da credito e scrivo regolarmente per loro.

MATTEO: AH, questo non lo sapevo! Credevo che quando dicessi che scrivevi pensavo intendessi Sodapop e le altre webzine..ma cosa scrivi per loro?

VASCO: Per il quotidiano propongo cose culturali. La collaborazione è nata quando è venuta la pièce di Lazarus di Walter Malosti a Lugano, proposi ad entrambe le testate una collaborazione e La Regione mi diede la possibilità di intervistare il regista e recensire lo spettacolo. Da lì io ho iniziato a proporgli temi ed articoli e loro altrettanto, spaziando dalla recensione di compilation di suoni svizzeri d’annata alle feste federali di musica popolare. Pagano, che non è male, è cartaceo, che è fantastico, quindi sono contento. Nei prossimi giorni andrò ad a conoscere ed a scrivere su Building Bridges, residenza artistica internazionale ad Ascona che suonerà qualche concerto nel weekend..

MATTEO: Ah sì, credo verranno anche qui a Milano, mi interessano un sacco! Sei musicisti di sette nazioni diverse, bello…

VASCO: Poi ogni tanto mi arrivano i tuoi dischi da ascoltare, che è anche il motivo per il quale siamo qui…

MATTEO: Appunto:

VASCO: Beh, Ed (Benndorf, di Dense, che si occupa della promozione) lavora di brutto, è una sicurezza trattando decine di dischi al mese.

MATTEO: Sì, con lui ero parecchio in contatto per la mia webzine di qualche tempo fa, Concrete Shelves, dove entravo nella collezione di dischi dei musicisti. Un po’ mi dispiace aver smesso ma è ancora lì, magari tornerà. Mi manca perché comunque mi ha dato tantissimo, i dischi come Nocturnal Emission ad esempio sono partiti da lì per cui Ed è uno fidato e lavora bene. Il disco su Midira come Open to the Sea (con Francesco Rosi ed Enrico Coniglio) era passato dalle sue mani e lo aveva fatto girare parecchio, su molte webradio in tutta Europa ma non solo. Non aveva in compenso venduto benissimo ma bisogna dire che era piuttosto fuori dal suo circuito, che è più legato alla scena sperimentale. Mi rifiutò gli Sparkle in Grey perché troppo commerciali per dire…


Hiroshimabend. Nocturnal Emissions e Barnacles
(live in Vienna, giugno 2023)

VASCO: Ci sta! Noi lo stavamo valutando per una delle prossime produzioni, la versione noise del Macbeth di Luca Swanz Andriolo, torinese ed essendo bello malato sembra essere interessato.

MATTEO: SÌ, beh, quello si paga ormai…quel che mi aveva colpito era che, pur pagando, avesse rifiutato gli Sparkle in Grey che, come sai, ne hanno di storie da raccontare!

VASCO: Voi comunque come Sparkle in Grey siete strani, troppo pop per il pubblico sperimentale e troppo sperimentali per il pubblico pop, un vero e proprio classico!

MATTEO: Anch’io sto già registrando, ormai sono già tutte cose che potrei utilizzare contro di te.

MATTEO: Mah, guarda in questo periodo la gente non fa altro…l’altro giorno stavo correndo sulle colline emiliane in mezzo ai cacciatori aspettandomi di essere impallinato da un momento all’altro!

VASCO: Non una grande scelta Matteo!

MATTEO: No, però è un periodo che mi va di fare queste cose, ho fatto anche il testamento digitale, ho dato mandato a Gianmaria Aprile di utilizzare i miei files nel caso non dovessi riuscire a registrare il prossimo disco degli Sparkle in Grey o a finalizzare il prossimo degli Open to the Sea. Ieri ho avuto questa inclinazione, si sono inquietati un po’ tutti ma avevo bisogno di farlo e quindi…anche sul lavoro ho lasciato diverse disposizioni.


Open to the Sea (Enrico Coniglio, Saverio Rosi e Matteo Uggeri – Bologna, 2023, foto di una cameriera)

VASCO: Ma stai bene? Dolorini, età…

MATTEO: Abbastanza! Dipende dai punti di vista ma diciamo bene…

VASCO: Perfetto! Dimmi una cosa: questo disco è nato da una condivisione con la famiglia oppure è partito da te e la tua famiglia ha dovuto dirti di sì?

MATTEO: La famiglia diciamo che non è coinvolta direttamente nelle attività musicali se non come fonte di ispirazione, esplicita in questo caso. È una quadrilogia diciamo, perché il disco The Next Wait l’ho fatto quando stavamo aspettando la prima figlia, Olivia ed è l’inizio di una serie di dischi che, diciamo, parlano un po’ di me, della mia vita o comunque della vita di chi affronta l’esperienza familiare. È molto punk nella visione di chi, come me, ascoltavano industrial e robe estreme di vario genere negli ’80 e ’90 ormai hanno messo su famiglia e quindi è un tema interessante e che ci riguarda. Detto questo la mia famiglia non è coinvolta più di tanto nei processi decisionali ma io ne parlo continuamente, con mia moglie e con le bambine, che adesso sono cresciutelle. Quando hanno visto la copertina del disco che è una foto che ho scattato al Museo di Rivoli tanti anni fa mi hanno detto “…ah, che bella foto” ma non se ne ricordavano nemmeno e non so quanto piacere faccia…le bambine sono piuttosto indifferenti, ed anche mia moglie in realtà! Sono molto più elucubrazioni mie…

VASCO: Ok! È anche vero che però sono e saranno tracce che rimangono, neanche dediche, ma effettivamente raccontando il tuo vissuto ovviamente ci sono anche loro e ne sono coinvolte.

MATTEO: Sì, sì! Un tempo avrei considerato ridicolo e patetico un musicista che continuava a parlare di queste cose ed invece ho avuto dei risconti molto interessanti da persone che non forzatamente hanno figli, perché forse adesso percepiscono una sorta di autenticità così come autentico è un urlo dei Whitehouse fatto al momento giusto quando William Bennet e compagnia avevano quell’età e quel tipo di roba in mente, forse è autentica anche una cover di Family Man dei Black Flag rifatta in maniera completamente diversa (dallo split album Sparkle in Grey / Controlled Bleeding, Perversions of the Aging Savant. Lì poi avevo convolto proprio Gaia, nel cantare: nei video loro ci sono sempre, trasformo i filmatini di famiglia nei teaser dei brani, in quello posso dire c’è l’influenza di un regista come Manuele Cecconello, amico del giro di Biella, quindi di Luca Sigurtà eccetera, che è una specie di maestro al quale livello non arriverò mai ma mi piace comunque. In fondo per me (ma anche per altri) la musica è sublimare dei momenti della vita, anche difficili. Cioè, My Happiest Consumption anche tu, che sei papà, sai com’è difficile tirare su un’altra vita…ti consuma però tendenzialmente lo fai volentieri, poi c’è chi non ce la fa. Nella mia stessa famiglia so di chi non ce l’ha fatta o ha avuto serissime difficoltà a passare certe fasi della vita.

VASCO: Certo! È anche però che, non so, una gran parte dei musicisti attraverso la musica racconti e riveli se stesso, racconti suoi tratti, idee o proiezioni. Visto e considerato che i ruoli di padre e di marito occupano la tua vita in maniera importante è quasi ovvio che queste cose entrino nella tua musica, no?

MATTEO: In teoria sì! Se io fossi un cantante folk magari ci starebbe, adesso mi viene in mente Lou Barlow di Dinosaur JR e Folk Implosion, il suo ultimo album solista è una specie di peana e di racconto della sua paternità. Anche Kevin Martin aka the Bug, han rischiato di perdere il nascituro e ci ha fatto un disco intero e non è che sia un tenerone, cioè, se pensi ai dischi dei God! Cantava On All Furs, “a pecorina”, un brano che tra l’altro ascoltavo con mia madre ed ora faccio ascoltare alle bambine…comunque è una cosa che tendenzialmente entra nella musica, ed in quella ambient o sperimentale, concreta, quella seguita e messa in copertina da The Wire per intenderci, c’è molta più astrazione, quasi una presa di distanza dalla realtà , quindi titoli alla Autechre, sigle e copertine con cose estremamente astratte mentre io ci ho messo la foto di famiglia! Sarà da sfigato per alcuni però questa è la poetica che mi sembra più sincera per me!

VASCO: Ci sta, poi magari c’è gente come Elon Musk e Grimes che chiamano i figli X Æ A-XII!.

MATTEO: Ha, ha ha, fantastico, come i CCC CNC NCN, potevano chiamarli così…io adoro l’industrial che hanno fato queste cose per scherzo e provocazione più di 50 anni fa! Sempre parlando di paternità il primo o comunque uno dei primi dischi degli Psychic Tv di Genesis P Orridge è un peana alla figlia Caresse. In sostanza, magari in passato io ed altri sublimavamo nei dischi paturnie adolescenziali o di attrito con la società, vedi Henry Rollins con Family Man, ed allo stesso tempo c’è un attrito, una consunzione, una fatica…the Next Wait era anche legato al fatto dell’ansia nell’attesa del bambino perché noi avevamo avuto varie vicissitudini, non a livello di The Bug ma comunque, come per tanti, non era andata liscia la gravidanza e quindi siamo arrivati ad un punto nel quale per me il livello di angoscia andava sublimato in quella che per me è sempre stata una via d’uscita che era la musica.

VASCO: Chiaro. Sul disco collaborano due musicisti, Andrea Serrapiglio al violoncello ed Alessandro Sesana, che suona elettronica e tromba, che è quello che suoni pure tu.

MATTEO: È vero, sì! Però lui meglio!

VASCO: Mi sono immaginato Andrea Serrapiglio come elemento di profondità, che potesse drammatizzare il disco, dando enfasi e poi mi sono detto: oltre all’enfasi ed alla drammaticità Matteo chiama quasi una sua proiezione e questo può essere quasi una maniera di osservarti da lontano? Con un disco sulla tua famiglia suonato da te che se parte di quella famiglia, devi raccontare te stesso e mettendo qualcun altro al tuo posto a fare le tue veci. Io ho citato il Kammerspiel, una cosa intima riprodotta in maniera quasi reale. Raccontando una cosa la si tradisce perché la si fa nostra e mettendo qualcun altro idem, sfalzando il piano reale mettendo in gioco il piano artistico.

MATTEO: Interessante! Hai colto delle cose curiose che non avevo colto io. È molto interessante perché mi è sempre piaciuto il confronto anche sui miei stessi dischi perché, quando poi uno li fa non ne ha il pieno controllo e, come dice Vasco Rossi in Una Canzone per Te, che adoro: “…Le canzoni sono come i fiori / nascono da sole…”. A parte queste cose però è curioso perché i musicisti che finiscono a lavorare sui miei dischi solisti hanno ovviamente un peso particolare. Come espresso da me e Midira nella cartella stampa ho fatto pochissimi dischi solisti rispetto a quelli collaborativi nella mia carriera, però alla fine anche nei miei dischi solisti i suoni li mettono spesso più gli altri che io. In questo caso sono due personalità completamente diverse: uno è Andrea Serrapiglio che è più giovane di me, più bello, più bravo, più in gamba, più intelligente col computer, sa suonare di tutto, dal bassotuba all’ukulele e la chitarra, canta divinamente, suona il violoncello ed ha registrato diversi dischi nostri degli Sparkle in Grey. Diverso tempo fa mi ha regalato alcuni gigabyte di sue registrazioni al violoncello che io uso come mi pare. Quindi lui non ha nessuna voce in capitolo in quello che io faccio ma è felice quando escono dei dischi dove suona. Ieri, tra l’altro, per la prima dopo 8 anni mi ha mandato degli altri files quindi ci sarà qualcosa di nuovo da parte sua. Un orecchio fino potrebbe quindi ritrovare le stesse linee di violoncello in diversi miei dischi, anche se sono manipolate da me. Per quanto riguarda Sesana storia completamente diversa: l’ho conosciuto di persona come papà di un’amica di Olivia e quindi, come hai intuito, il contatto è diverso e potrebbe essere una sorta proiezione. Anche lui ha due figli adesso e lo vedo abbastanza spesso, tendiamo a mangiare insieme ogni martedì da un po’ di tempo. Lui fa tutt’altro nella vita: è un avvocato, ha la passione della musica, ne sa a pacchi e suona molto bene la tromba e le elettroniche ed ha una collezione di vari devices (a differenza di me che uso solo il computer); mi piace confrontarmi con lui anche sull’essere padre eccetera quindi, stranamente, è il caso di una persona che suona su un disco mio solista che invece di avermi mandato i files a distanza oppure suonando su qualcosa di pronto è venuto qua con suo figlio piccolino in questo studio dove sono ora mentre ero qui con la mia piccola (le altre due erano fuori con le mamme) a registrare quella roba in tempo reale, quindi sui pezzi miei che avevo abbozzato su un organo giocattolo di quando ero io bambino e poca roba di computer, oltre agli interventi di Serrapiglio. È vera quindi questa cosa della proiezione: lui a differenza mia non pubblica (le uniche sue registrazioni sono nei miei dischi) ma in compenso suona tanto, è anche un musicista di strada a cappello, con un gruppo di roba swing, suona nei teatri…siamo molto diversi e trovo che le sue parti nel disco siano molto belle.

VASCO: Hai parlato dei diversi dischi relativi alla famiglia ed alla tua storia che hai composto. Si potrebbero considerare una sorta di diario continuo…conoscendoti ovviamente ne avrai già pronti altri sei?

MATTEO: Due! Innanzitutto ci sono degli Ep a mio nome, Grandpa dedicato a mio padre ed uscito per Fluid Audio e Four Steps on Points, unica roba riferita a me in un momento nel quale o avuto un problema di salute abbastanza serio e quindi l’ho sublimato così, Hanno quindi una continuità, poi the Next Wait che è il primo, the Happiest Consumption il secondo: ne seguiranno altri tre in quello che è il mio piano. Io in realtà li faccio, collegandoli poi a posteriori, tant’è vero che erano quattro ma poi si è aggiunto un quinto lavoro prima dell’ultimo. All’inizio dell’anno prossimo uscirà Growth, quindi crescita, uno step successivo su Silentes. Sarà un disco molto diversi da ogni cosa fatta da me perché è costruito solo su campioni di pianoforte, quasi tutti presi da dischi esistenti di ogni sorta tranne uno, fornitomi dal buon Enrico Coniglio, mio compagno in Open to the Sea. Disco per il quale non riesco a dare i titoli e quindi farò una sorta di gioco in rete per farli attribuire ai pochi fans che ho, chiedendo loro di nominare i brani, eccetto primo ed ultimo che già ho.

VASCO: Ah, come ha fatto Maurizio Abate con Semi Mondi, il nastro che gli ho prodotto! Ha fatto sentire il disco agli amici raccogliendone poi i titoli..

MATTEO: Non sapevo! Sì, farò la stessa cosa ma non con gli amici, utilizzerò la newsletter con i fans e chi mi segue. Mi sembra una cosa sensata nel momento in cui non riesci a farlo, per sbloccarti.

VASCO: Silentes tra l’altro sta facendo un sacco di uscite bellissime..

MATTEO: Sì, Silentes, Stefano Gentile che ne è il titolare unico è una persona meravigliosa, generosa e secondo me con le idee piutosto chiare su come gestirla, pur avendo una varietà di proposte abbastanza ampie secondo me ha delle idee chiare su quello che gli piace e che vuole fare. Stranamente un italiano (così come lo era Onga di Boring Machines) che ama pubblicare gli italiani, anche se ha gente come Merzbow a catalogo e molti artisti stranieri. Lui ha accolto questo disco (così come il lavoro con Andrea Bellucci, col quale ne ho un altro in chiusura) e ne sono molto felice. Tornando invece ai dischi miei sto preparando Ende, che è un disco sulla fine, sulla morte, sempre mia, che però non riesco a concludere per fortuna! Quindi è lì da tanto tempo, anche più di tutti gli altri, sul quale ogni tanto metto mano: il numero di collaboratori è altissimo e ci sono molti campionamenti vocali da film, da cose che mi hanno preso. Dal film sugli Anvil, il gruppo metal, che è un film meraviglioso, non so se l’hai visto..(Anvil! The Story of Anvil del 2008 di Sacha Gervasi, ndr)…

VASCO: No, non l’ho visto!

MATTEO: Ad altre cose, un film su George Harrison dal quale ho estratto un dialogo sulla morte di John Lennon, ci sono moltissime cose…in teoria si potrebbe dire che non è allegro ma in realtà sto cercando di affrontare il tema in maniera un po’ più orientale e meno cupa, però è lì, non ha etichetta e non lo ha ascoltato quasi nessuno..


Matteo Uggeri (fotografato dalle figlie sul Ticino, pavia, 2023).

VASCO: Ma perché tu, la tua visione della morte? Che approccio hai alla dipartita? Finisce tutto? Si va da qualche parte, si rinasce, non ne hai la più pallida idea? Domande leggere leggere, ne convengo ma avendo fatto un disco sul tema..oppure è un disco per capire che idea hai?

MATTEO: Hai ragione…non ho idee precise, sono agnostico . ero ateo da ragazzo, ho sposato una donna credente cattolica ma non riesco ad accostarmi alla religione cattolica…con la fede insomma! Anche se apprezzo molto gli scritti di Vito Mancuso, sto approfondendo anche altri argomenti, rituali libri…sono molto catturato in questo momento da un libro che si intitola Il Tao della fisica, di Fritjof Capra, un libro degli anni ’80 storico che cerca di unire le visioni orientali alle scoperte della fisica, chiamamola moderna, di Einstein, Heisenberg per cui non ho una risposta. Non lo so capisci, però cerco di affrontare in musica cose che mi creano…non so se ansia ma comunque che ho bisogno in qualche modo di sublimare. Il titolo Ende è perché quando creo i brani in Ableton Line metto un marker per segnare dove finisce e metto Ende che è la parola tedesca per fine. Mi è sempre piaciuto il tedesco, tu ormai lo parli bene..

VASCO: Ci sta, il tedesco ha tutto un suo romaniticismo ed un suo perché…

MATTEO: Eh sì, quindi l’ho chiamato così. Poi, visto che non riuscivo a finirlo, parlandone con la mia psicoterapeuta, puoi ben capire di come ne abbia bisogno mi sa, lei mi ha detto di non finirlo, di lasciarlo lì finché non sarà il momento. In realtà fra Growth ed Ende ci si piazza un altro disco del quale per ora non c’è niente al momento, l’unico che sto creando ora in una fase di vita di trasformazione e che dovrebbe intitolarsi the Rather Unknown Pleasures of Aging, citando ovviamente i Joy Division, cosa che non faccio mai ma per una volta ci sta, quindi I piuttosto sconosciuti piaceri dell’invecchiamento, cosa che Ian Curtis non ha potuto esperire perché ha scelto diversamente e quindi parla di questa fase, prima della morte e dopo la crescita, però non ci ho ancora capito molto. Credo che sarà un disco con dei discorsi, delle parti parlate che vorrei affidare a John Gillour, un attore inglese che è la voce del Dottor Who per la BBC e che ha lavorato con noi Open to the Sea in un paio di brani, uomo fantastico e gentilissimo. Dovrebbe essere un dialogo fra un uomo ed una donna, che ricaverò dalle conversazioni che ho avuto con una persona, tradurrò in inglese e modificherò con l’AI ed affiderò a John ed ad una voce femminile, mentre sotto metterò le solite musiche di tutti i collaboratori, ma non c’è neanche l’idea…

VASCO: Beh, mi sembra comunque già ben delineata come cosa!

MATTEO: Sì, quando vado a correre penso a queste cose!

VASCO: È vero che l’invecchiamento, la maturità, il deperimento, è una fase interessante come ottica. Poi effettivamente c’è la crescita, vai a coprire tutte le fasi…

MATTEO: Attenzione però , tu hai detto deperimento, io ho detto piaceri perché, non so tu, Vasco, io mi sto accorgendo che ci sono dei piaceri nell’invecchiare. Tu ce li vedi? Quali?

VASCO: Io mi accorgo di essere una via di mezzo, essendo a contatto con persone anziane e molto giovani, apprendisti, persone che hanno comunque meno della metà dei miei anni.

MATTEO: Anch’io sul lavoro ho queste frequentazioni ed è anche connesso a questo infatti.

VASCO: Vedo e noto proprio un distacco, una differenza di interesse sulle cose, quasi fossimo specie diverse fondamentalmente. La comunicazione, i media, i mezzi che utilizzi.

MATTEO: Con entrambi? Tu ti senti in mezzo fra questi due?

VASCO: Con entrambi certo, perché sono realmente mondi diversi, usiamo gli stessi strumenti in maniera completamente diversa e cose distantissime per voler arrivare allo stesso punto. Mi accorgo di una cosa anche importante, che non mi rispecchio assolutamente nella precedente generazione alla mia età. Se penso a mio padre a quarantaquattro anni è completamente un altro mondo. Trovo però anche molti punti in comune trasversalmente, nonostante la differenza d’età ci sono cose in comune fra ogni generazione. Posso avere molti più punti in comune con un ottantenne o con un ventenne al di fuori dell’età.

MATTEO: Ma..è strano perché tu sottolinei le differenze mentre io…cioè, son d’accordo..sì, è dove volevo arrivare anch’io, per me adesso con gli anziani ho poco a che fare però rispetto ai giovani mi colpisce la somiglianza in tante cose ma soprattutto che su diversi aspetti sto meglio io di loro! Cioè, probabilmente i giovani (adesso non lo so, dico delle cose che mettendole nell’intervista verranno lette da qualche ventenne che dirà ma vaffanculo Uggeri e Viviani, vecchi de’mmerda però ): una collega, una donna mi diceva una volta quelli della mia età stanno tutti male ed il sottinteso invece era che parlare con me era piacevole perché stavo bene. Adesso io ho riferito di difficoltà e di disagi che riverso nei dischi ma già farlo mi fa stare meglio; ho un lavoro decente, ho una famiglia quindi non sono mesos male. Molti di loro vedono un futuro senza molte possibilità, magari sensatamente, tra cambiamento climatico e guerre varie, ma ci sono sempre state queste cose, magari non il cambiamento climatico ma anche Cicerone, quando lo studiavo al liceo , già ai tempi diceva di come la fine fosse vicina e di come avremmo dovuto solo prepararci, quindi già all’impero romano, per cui..i vecchi nemmeno stanno più allegri ma i miei pari, noi cinquantenni non mi sembra che stiamo così male.

VASCO: Non so, non credo di essere così positivo io, al contrario. Penso che comunque noi come generazione stiamo peggio di quella che ci ha preceduto. I miei genitori a 25 anni hanno comprato casa, se penso all’idea di un benessere sociale e di una stabilità la questione è comunque cambiata la situazione ed anche il futuro. Se penso alla pensione non so mica se ci arrivo e se ci sarà ancora qualcosa.

MATTEO: Sembra quasi il detto: Il futuro non è più quello di una volta! Sì, daccordo, forse io sono una persona particolarmente fortunata, non sono particolarmente ricco. Poi vivo a Milano, già quella è una sfiga però quello che voglio dire è che a me sembra che a persone come noi sia data una libertà mentale dai condizionamenti che avevano nella generazione precedente e che quelli della generazione in arrivo raramente riescono a conquistarsi proprio forse perché le condizioni contingenti li schiacciano su una pragmaticità un po’ avvilente, però non tutti! Tra i colleghi con i quali comunico ci sono delle persone che hanno delle prospettive sul mondo, hanno un modo di affrontare la vita abbastanza interessante e positivo in un certo senso, cioè libero dai condizionamenti, quelli che in altre epoche, prima si parlava del ’68, magari si cercava in maniera più collettiva ed ora in maniera più individuale e meno politico e sociale, però funziona! Stiamo molto divagando forse..

VASCO: Forse, però in effetti parlando di dischi che parlano di famiglia, della vita e della morte ci sta anche tutto questo all’interno, quindi direi che va bene! Torniamo alla musica però: Il disco, perché Midira Records?

MATTEO: Mah?! Perché Dimi Clemmensen, il proprietario di Midira Records, che tra l’altro lavora con la moglie Cosima per l’etichetta, è una delle poche persone che, come hai fatto tu in passato, continua a crederci stampando CD, quasi mai vinile, qualche volta cassette. È una persona strana, se tu chiederai ad altri musicisti del giro, italiani, molti, tipo Enrico Coniglio si sono spazientiti e l’hanno mandato a quel paese. Ha tempi lunghissimi, devi pagare tu il master, sulle grafiche ha spesso, quasi sempre da dire, infatti mi ha sorpreso che abbia accettato quella foto in copertina, poi all’interno c’è una foto dei miei genitori ed invece è stato molto accogliente. Però è un’etichetta molto focalizzata su un certo tipo, direi droni più o meno cupi e poco oltre e va bene! Io quando ho un disco pronto lo mando ai conosciuti in genere ed a differenza di altri non mi illudo di conquistare il mondo World o etichette del genere, quindi va bene che investa, anche in promozione che, come dicevamo prima, è gestita molto bene da Ed di dense.

VASCO: Di etichette comunque ne hai girate un pochino negli anni, da Midira, Bureau B, ADN..

MATTEO: Sì, io ho un ottimo rapporto con ADN, l’etichetta di Milano di Piero Bielli ed Alberto Crosta ed in passato di Marco Veronesi. Loro sono meravigliosi, fantastici, probabilmente faranno anche un altro disco…diciamo una prima ristampa degli Open to the Sea che era andata esaurita molto rapidamente. No, parlando di etichette diciamo che adesso ho un buon rapporto anche con Klanggalerie, austriaca che ha fatto il disco mio con Nocturnal Emission, di Walter Robotka che è molto conosciuto nel giro, tra l’altro lui è ed era molto amico dei Residents, li ha pubblicati quindi per me è una roba meravigliosa uscire su un’etichetta del genere ed a breve uscirà un disco di Barnacles con i Vonneumann, romani, con un fumetto accluso. È un’etichetta non dico grossa ma molto prestigiosa, con la quale è molto bello lavorare. Parlando sempre di etichette invece Beacon Sound, l’etichetta americana che ha fatto il disco degli Starlight Assembly, Dominic Appleton ed io, è stata un po`deludente. Non perché Andrew abbia lavorato male anzi, lui è meraviglioso, gentile ed ha investito tantissimo sul disco ma i vincoli che ci sono con un’etichetta vera che è distribuita, che ha una promozione e tutto sono sfiancanti e non è stato…anche il prossimo probabilmente uscirà con loro ma non ne siamo convinti; è come un lavoro effettivamente. Loro del resto ci campano.


Starlight Assemby (Matteo Uggeri e Dominic Appleton, Milano 2021 – foto di Riccardo Trudi)

VASCO: Ci sta, è anche comprensibile. Ragionando…quanti anni sono passati dalla tua prima produzione?

MATTEO: trenta tondi credo, perché era il 1993 quando ho iniziato a suonare. Il primo disco che ho pubblicato credo fosse nel 1999 con Afe di Andrea Marutti, ormai sono pronto ad entrare nella retromania, quelli che ascoltano solo roba di una volta!

VASCO: Come sei? Che tipo di ascoltatore sei?

MATTEO: Allora io…sto orrificando molti dei miei amici musicisti che tu ben conosci come Gianmaria Aprile ad esempio ma anche altri. Con la trasmissione radio che faccio con le mie figlie per educare i genitori ad educare i bambini alla musica, NeinduNein su Fango Radio, selezioniamo molte musiche, italiane soprattutto, del presente e del passato, che vanno da Enzo Jannacci a Mahmood a Fabri Fibra a Francesco Guccini e quindi io ascolto tante tante cose diverse. Tantissima anche new New Wave, gruppi tipo Daughters, Cigarettes after Sex, quelle cose derivative che gli amanti della musica vera e del post punk aborriscono, tipo gli Interpol e gli Editors. Poi comunque ascolto anche la robba vera dei tempi, come i Cure, gli In The Nursery. Ultimamente poi mi è partita una passione per il jazz che conoscevo poco. Ascolto forse poca musica sperimentale, se non forse quella di amici: Giuseppe Ielasi mi ha regalato i suoi ultimi lavori e li ho ascoltati a nastro , son bellissimi!


Nein du Nein (Olivia, Nora e Matteo Uggeri, 2022)

VASCO: Credo di esserti simile, nel senso che ascolto dal pop alla musica più malata. Però ho ascoltato un po’ della vostra trasmissione dell’altra sera, con Mahmood e l’altro del quale ora mi sfugge il nome. Anni ’70, che ascoltate in macchina…poi hai messo Alan Sorrenti.

MATTEO: Mmh, sì, Enzo del Re! Meraviglioso, Il traditore! Quello che poi aveva fatto (canticchiando) “..lavorare, con lentezza”. Poi Loredana Berté, Baustelle…

VASCO: Comunque anche in questa trasmissione le vostre figlie hanno parte attiva oppure sono sempre guidate da te?

MATTEO: Nella scelta sono più io perché in gran parte si basano sulle compilation su CDR che preparo io per la famiglia quando viaggiamo in macchina. La classica situazione che conoscerai anche tu dove si inizia: “Papà quando arriviamo?” però se trovi delle musiche che le intrattengano il viaggio va un po? Più liscio. Però ovviamente devono piacere anche a te ed alla mamma, a chi comunque sta con te nell’abitacolo. Quindi mi sono sforzato: son partito con i Killing Joke, gli ISAN perché quando Olivia era piccola piccola la musica ritmata e regolare le piaceva un sacco, gli Einstürzende Neubauten con Weil Weil Weil. Poi voleva le parole, le canzoni, quindi sono andato a recuperare quello che da bambino mi piaceva, Francesco Guccini, Enzo Jannacci ai quali mi sono riappassionato e mi piace da morire quella roba. Il pop anni ’80 italiano tipo Amore Disperato di Nada, che è una delle canzoni più belle della storia dell’umanità.

VASCO: Tra l’altro! Io ho sempre in mente la tua foto storica dove ti traslavi in Amedeo Minghi ed ho sentito un suo pezzone grazie ad X Factor, 1950!

MATTEO: Eeh, ma tu forse mi parli della canzone che mi fa venire i brividi e mi commuove più di tutte..

VASCO: Fantastica! Devo esplorare Minghi!

MATTEO: Guarda, in realtà quello è quasi l’unico pezzo bello che ha fatto perchè, a differenza di altri, tipo Toto Cutugno che secondo me è sottovalutato perchè tanta roba di quella che ha fatto è bella, o Pupo, del quale troverai vari brani, di Amedeo Minghi rimane quella, per il resto ha l’amicizia col papa e poco altro. Noi ce la cantiamo in macchina tutti quanti, è perfetta, è perfetta.

VASCO: Mi alleggerisci se mi dici che posso soprassedere, un po’ mi inquietava…

MATTEO: Vai tranquillo, non ti preoccupare! Piuttosto Enzo del Re appunto, Nada, anche le cose che aveva fatto con gli ex membri dei CCCP

VASCO: Io che non avevo quasi mai ascoltato ed ho scoperto negli ultimi anni sono i Matia Bazar, spettacolari!

MATTEO: Bravissimo! Ecco, loro…Vacanze Romane anche quella una delle cose più belle di sempre ma anche altro, io ho scoperto Mr. Mandarino grazie a Vittorio Ondedei alias Ruben Camillas perchê in un concerto l’ha diciamo coverizzata e raccontata…comunque i Matia Bazar avevano anche un pezzo di elettronica super tirato…Elettroshock!

VASCO: Splendida, loro erano folli. In quegli anni è stranissimo, io son cresciuto credendo che allora ci fossero i CCCP, però poi ascolti i Matia Bazar e sono altrettanto estremi.

MATTEO: Beh sì, poi parlando di gente come noi o altra gente della scena come possono essere i Luminance Ratio che mischiano elettronica a parti più suonate loro quello facevano. Se vedi i loro live avevano i device più moderni del tempo, con contrabbasso chitarre, una voce di una bellezza fenomenale. È strano perché a livello di successo sembra si siano tirati la zappa sui piedi, in Mr. Mandarino stessa in realtà sembra essere una canzone dove lei non cantava più, sarebbero da approfondire ed esplorare. I dischi non si trovano che io sappia, fai fatica anche a scaricarli in rete!

VASCO: Io li ho trovati, ne ho trovati tre un paio di anni fa, Tango, Aristocratica e Melancholia. A parte che sono in una fase dove ho messo via tutti i dischi, tendndo i vinili e…

MATTEO: E qui finisce la nostra conversazione.

VASCO: No, mi stava crollando casa! Il mobilio non teneva più ed ho tolto tutti i CD, ho i vinili ed un apiccola scelta e stavo facendo un ragionamento su cosa tenere, fermare, avere con me.

MATTEO: Quello lo capisco però io non ce la faccio ad ascoltare musica in digitale…preferisco allora gli mp3 allo streaming, non perché sia un audiofilo anche se, a forza di fare mixaggi e frequentare gente tipo Giuseppe Ielasi mi ha preso sta cosa, però ho bisogno del supporto fisico anche a livello educativo per le bambine. Comunque vedere che si prende quel tipo, lo si mette sullo stereo, ha quella copertina, quella fisicità. Ed è per quello che continuo a pubblicare piuttosto cose su cassetta. Dischi puramente in digitale non ne ho quasi mai fatti.

VASCO: Vero quel che dici rispetto alla prole, io ho provato un po’ di tempo fa a far ascoltare a mia figlia un paio di canzoni da un disco in digitale, dopo qualche minuto mi fa cambia, mettiamo questo, Le ho detto no, siamo al terzo pezzo, ce ne siamo altri otto, questo musicista si è preso l’impegno di scriverlo e registrarlo. È strana questa cosa.

MATTEO: Io che ti stimo ricordo che scrivesti qualche intervento a questo riguardo su qualche social dicendo tendenzialmente che acquistavi i dischi senza ascoltarne la preview perchè dicevi fosse come leggere la fine di un libro prima di averlo in casa. Un’altra cosa che avevi detto era che la funzione random dei vecchi CD era come una bestemmia…mi capita quindi di citarti in conversazioni con altre persone, non con i giovani però! Una collega più giovane appassionata di musica (non sapevo che lo fosse) aveva notato la t-shirt di un gruppo che non conosceva ma dalla quale è nata una conversazione : mi parlava di varie cose che poi mi ha fatto ascoltare…lei è di origine marocchina ed ascolta un sacco di cose delle sue parti, anche in francese, sorprendenti ed interessanti. Poi mi manda i link ed io che non ho spotify devo andarmele a cercare in altri modi però , parlando con lei ed altre persone apprezzo il fatto che la rete, nella sua confusione, nel suo mancato rispetto dell’opera e del suo compositore, su alcune persone che probabilmente partono già bene consentono un’apertura che per noi era più difficile, con le riviste, per me Rumore con Vittore Baroni prima e Blow Up poi, ed anche oggi, mi aiutano a trovare cose nuove, come i Daughters che ho citato prima ed ho scoperto sulle loro pagine. Però c’è stata una generazione di mezzo che forse: chi ascolta solo robaccia commerciale ha vita più difficile perché Spotify potrebbe tirarti fuori da un momento all’altro un Leyland Kirby, il meraviglioso Caretaker che è diventato l’idolo dei ragazzini su tiktok. Non sarebbe potuto succedere con Genesis P Orridge 40 anni fa, non succedeva. Rimaneva in una nicchia.

VASCO: Chiaro, è vero che hai molta più possibilità di ascolto e meno di approfondimento poi però vedi e senti persone di vent’anni che cantano suonano e compongono e dico ok: c’è e ci sarà sempre chi riesce a connettersi con questa cosa ed a portarla avanti.

MATTEO: Ed io ci spero! Sì, è solo diversa…anch’io come te mal digerisco chi per forza salta da un brano all’altro e magari non li finisce nemmeno. Ma guarda che c’è gente della nostra età e del nostro giro che ascolta musica così, adesso non faccio nomi perchè poi s’offendono ma mi è capitato di andare a casa di gente con cui ho fatto dischi e mi dicevano: Ascolta questo! Due minuti e mezzo di un brano di sette, ma ti ho parlato di quell’altro, ma Cristo santo! Così per un’ora, facendomi perdere ogni cognizione di causa, però è uno che di dischi ne ha fatti.

VASCO: Io ho due momenti, in auto ed in cuffia alla sera dove ascoltare musica. È vero che è un impegno dedicare attenzione e tempo per questa cosa, spesso non è una cosa da tenere in sottofondo, solo.

MATTEO: Mah, c’è anche quella, io mi ascolto Bill Evans, che adoro e che mi piace da morire ma non la ascolto in maniera emozionale ed attenta, forse perchè la capisco poco pur piacendomi da morire. Tornando su Giuseppe Ielasi ricordo che anni fa mi raccontava di fare proprio questo ogni tanto: si siede sul divano dopo aver messo il disco e lo studia. Io quello non lo faccio praticamente mai però non vuol dire che ascolti distrattamente un disco di Oren Ambarchi se sto cucinando. Lo ascolto credo con una parte del cervello. Quello che dici tu e quello che fai scrivendo recensioni, per il periodo in cui l’ho fatto è un ascolto ancora diverso, è un ascolto secondo me anche indirizzato al pubblico che poi leggerà l’articolo, un rispetto verso chi quella cosa l’ha fatta, che non vuoi trattare superficialmente e non vuoi demolirla perché al momento dell’ascolto lavavi i piatti o cambiavi i pannolini a tuo figlio.

VASCO: Certo! Però credo non sia male rendersi conto ancora dopo quarant’anni di avere ancora il piacere di ascoltare musica, di mettercisi e di farla. Non credo sia scontata come cosa. Se penso alla mia vita io ad esempio più vedere film perché mi addormento, ci riesco praticamente solo al cinema. Leggo, quello sì riesco a farlo e per la musica mi do del metodo, dicendomi: Questa sera mi ascolto il disco di Matteo Uggeri.

MATTEO: Ti capisco sai, però per me, io ho avuto un po’ di timore di aver perso qualcosa con la musica un po’ di tempo fa, forse perchê stavo passando una fase di vita dolorosa sotto altri punti di vista che invece verranno raccontati dal prossimo disco con Andrea Bellucci e però diciamo che avevo smesso di ascoltare cose che mi emozionavano, non mi andava non ne avevo voglia. Perciò ascoltavo soprattutto musiche un po’ più neutre, dall’elettronica pacata ed astratta degli ISAN alle produzioni 12K di Taylor Dupree oppure ho ascoltato parecchio cool jazz, Bill Evans, Miles Davis o pop rock ma di quello non particolarmente strappalacrime, non Daughter o New wave diciamo. Invece recentemente, uscito da quella fase mi sono ritrovato a ricercare cose più energiche. Ero come Billy Cristal in Scappo dalla città, la vita, l’amore e le vacche quando dice che a un certo punto la musica ha sempre un volume troppo alto. Io appena sentivo quattro schitarrate dicevo no, mi sono rotto i coglioni. Poi invece mi sono ritrovato a rimettere su Cop Shoot Cop, Nomeansno e robe del genere felice di farlo. Non so se mi sentissi un po’ più giovane, non ne ho idea ma ho recuperato certe emozioni e certe energie! I Placebo che io adoravo e che quasi tutti quello del nostro giro detestano.

VASCO: Anch’io!

MATTEO: A me sono sempre piaciuti ma non li ascoltavo più…li odi?

VASCO: Mai piaciuti, ho anche avuto la possibilità di andare a vederli a Locarno, mi hanno chiesto se avessi voluto scriverne ma ho detto di no.

MATTEO: Dal vivo non li ho mai visti ma alcuni dischi, il secondo, il terzo ed il quarto li adoro. È roba adolescenziale, pensavo di averla passata ma mi sono rimasti; resistono solo i Cure di quelli, Joy Division, Bauhaus trascendono, però tutto il resto non mi veniva…ero preoccupato! Per molte persone, i miei zii ad esempio, che sono quelli che mi hanno iniziato all’amore della musica non ascoltano quasi più musica, tranne uno un pochino e mi chiedo, ma perché? Poi quando ci parli…l’altro giorno ero in macchina con uno di loro, ascoltavamo i Led Zeppelin e conosceva tutte le canzoni e tutte le storie che le contornavano e gli dicevo ma vedi che ti piacciono ancora? Perché non metti su un disco quando sei a casa ed accendi la TV? Pigrizia, stanchezza come dici tu, ma perchè uno è stanco della musica?

VASCO: Non lo so

MATTEO: Non lo so


(Zio Ricky e Matteo Uggeri, Reggio Emilia, 2023)

VASCO: Io ho ripreso con questa cosa anche ad andare ai concerti, avevo praticamente smesso quando abbiamo preso il cane fondamentalmente, le nostre uscite serali si sono appiattite ed adesso ho ricominciato. Tu vai a vedere musica dal vivo. A te capita?

MATTEO: Sì ma pochissimo. Io sono sempre stato…non vorrei dire sociopatico però diciamo che la situazione del concerto con tanta gente dove stare in piedi a lungo non mi piace; anche suonare dal vivo, mi piace ma lo faccio raramente. Stimo le persone come te che vedono tanti live o cha hanno ripreso dopo una fase di famiglia, animali o altre cose ancora. Quando vado ad un concerto di solito mi carico da dio per giorni ma non li cerco più di tanto. Ad esempio domani sera (intervista registrata il 23 di ottobre) ci sarebbero stati i Motorpsycho ma ho preferito optare per un teatro con mia moglie, La vita davanti a sé con Silvio Orlando. Anche il teatro mi lascia delle emozioni fortissime, forse riprendendo il discorso di prima, Placebo e certe musiche in fondo forse a volte abbiamo un po’ paura delle emozioni, no? Forse anche chi non ascolta musica, ad una certa età sentendola si riattiva subito? Forse la devi coltivare la possibilità di essere aperto a certe emozioni? Sto parlando come un prete?

VASCO: No, è vero! A me capita, specialmente la mattina, quando è il mio momento del giro in auto, vado con calma, mi ascolto i dischi, per certi dischi mi capita di emozionarmi e di versare la lacrimuccia a tratti a volte.

MATTEO: Bravo! Grande Vasco, sei ancora dei nostri allora…rock e lacrimuccia.

VASCO: E, soprattutto, ho ancora i miei dischi da rabbia…

MATTEO: Ah!

VASCO: Quando sono incazzato come una iena so i dischi da mettere che posso urlare per sfogarmi.

MATTEO: Ed urli ancora?

VASCO: Sì, quando son da solo in macchina, mia figlia si spaventerebbe a morte credo..

MATTEO: Come con i Nufenen!

VASCO: Tipo oggi ho provato a farle ascoltare l’ultimo disco di ALOS e mi ha detto, no, ho paura. Va bene, togliamo.

MATTEO: Beh, ci sta.

VASCO: Sì, ma io per lei mi sono ascoltato il concerto di Mr Rain, uno scambio sarebbe carino!

MATTEO: Eh, ne ho sentito parlare ma vivendo nella mia bolla non mi è arrivato! Comunque nine to nine è nata proprio per questo creando un’apertura, cioè per me va bene che ascoltino Mr Rain ma anche gli Ovo. Bruno Dorella tra l’altro sarà ospite di una puntata di Nine to Nine, forse proprio la prossima se non erro, di Halloween sulla paura e ci ascolteremo Ovo, Bachi da Pietra con Bestemmio l’universo per quanto il titolo non sia nobile però le bambine lo ascoltano ed è un pezzo che prende e che non è volgare. Bisogna scegliere, anche all’interno del nostro giro sperimentale ce n’è di roba che per loro va bene. Poi Stefania mena, da sole è più estrema che con Bruno.

VASCO: Vero, è estrema ma anche molto naturale: una creatura tutta sua.

MATTEO: Forse la vedessero dal vivo sarebbe diverso . Tra l’altro lei è una ragazza meravigliosa che è molto carina con i bambini ed i suoi spettacoli sono molto teatrali e visuali, ricordo quello sul cibo. Poi dipende, è anche una questione di situazione, ascoltata su un disco, con quegli strilli io stesso faccio fatica.

VASCO: Chiaro, non è semplice, però mi piace metterla in queste situazioni, farle capire che c’è anche altro fondamentalmente, che c’è un sacco di roba.

MATTEO: Quello assolutamente sì! Comunque appunto, per tornare al metodo Uggeri per istruire i bambini alla musica, gli Einsturzende Neubauten hanno una discografia molto vasta ma passare da Kollaps a…un brano tipo Armenia che è abbastanza famoso loro e che sono stridori ed urla che io da ragazzo ho adorato ma che ho scoperto a 25 anni, arrivandoci dopo Ministry, Nine Inch Nails e roba del genere va bene. Però le mie bimbe le ho conquistate con gli Einsturzende Neubauten degli anni ’90 e negli anni ’00 con pezzi strambi, ma però…nell’ultimo disco che mi piace molto c’è questa canzone che fa Wedding, Wedding, Wedding..ad un bambino piace sta roba, è fantastica! Poi un apparato sonoro…è stramba come canzone, non è Mr Rain ne i Måneskin o come cazzo si chiamano ma funziona ed è un passo più in là, come dicevano i La Crus però da lì poi li tiri dentro ed arrivi ad Armenia od a Stefania Pedretti aka ALOS.

VASCO: Poi tanto arriva l’adolescenza che distrugge tutto, taglieranno i ponti e ci ritroveranno fra 30 anni.

MATTEO: Può essere ma non è detto neanche quello perché ti dico che ho amici che hanno figli che scoprono robe che poi piacciono anche ai genitori. Una volta che, io penso, vado ancora di citazioni, dovrai fare dei gran tagli a quest’intervista perché sennò poi la gente viene a menarmi a casa. Comunque, come diceva George Lucas: “Ti chiudi in gabbia dalle porte aperte”. Che tu conosci l’esistenza di Einsturzende Neubauten, Killing Joke, Tom Waits e quant’altro tanto sei fuori. Quando poi avrai bisogno di omologarti con i tuoi pari ci sarà sempre una musica di richiamo, saranno uno o l’altro va bene. Ad esempio a Nora piace un sacco Fabri Fibra, abbiamo passato Voce di Madame in trasmissione, bellissimo, piace anche a me oltre che piacere ai giovani! Propaganda di Fabri Fibra per me è perfetto.

VASCO: Certo: io sono andato al Marrageddon a Milano, publico tra i 16 ed i 50 anni ma per la prima volta nella mia vita ho visto una ragazza scoppiare a piangere per il suo rapper preferito salito sul palco sul palco a sorpresa.

MATTEO: Certo, sono emozioni! Adriano Celentano quando andò a Sanremo scandalizzò tutti perché cantava 24ooo baci di spalle al pubblico ed era considerato il pazzo criminale disgustoso. Ma va bene…Genesis P Orridge si trastullava con un gallo senza testa, ad ognuno il suo!

VASCO: Credo potremmo continuare delle ore a parlare ma credo che ci siamo, che ne pensi?

MATTEO: Direi di sì, fammi sapere poi quando scendi a Milano che combiniamo un incontro, ok? Qualche concerto magari?

VASCO: Sarebbe bello, prossimamente Senyawa e San Leo e più tardi the Necks?

MATTEO: Perché no? Grazie mille per tutto Vasco!

VASCO: Grazie mille a te Matteo!