Mi sono sempre concentrato, forse un po’ morbosamente, su Lou Barlow. Non fraintendiamo, non sono ai livelli di D. Chapman e delle sue tragiche attenzioni verso John Lennon (Lou, non serve neanche dirlo, per indole ha sempre cercato di rifuggire da certi meccanismi tipici legati alla vita da rockstar). Il fatto è che ho apprezzato un po’ tutto quello che ha fatto, pure certa spazzatura targata Sentridoh o Folk Implosion perchè anche questa, comunque rappresentava sempre una porta in cui entravo ed intravedevo la sua vita immaginaria, qualche perla rara registrata in cucina tra i piatti da lavare, la sua camera zeppa di cose e la sua indeguatezza espressa in tutti modi: dietro le canzoni, dietro gli scarabocchi delle cover, dietro quegli occhialoni inguardabili da adolescente.
Loobiecore, ovvero dell’essere un perdente di successo. Read More