Simon Balestrazzi: dagli albori industriali alla musica contemporanea

Per quanto introdurre uno come Simon Balestrazzi risulti superfluo, vi basti sapere che oltre ad essere una delle colonne portanti dei T.A.C. (Tomografia Assiale Computerizzata) ha suonato in Kirlian Kamera, Kino Glaz Deep Engine, Dream Weapon Ritual, ha fatto uscite a nome Candor Chasma, collaborato con Z’EV, Ikue Mori, Alessandro Olla e ha pubblicato su etichette che vanno dalla Silentes alla Boring Machines, dalla Old Europa Cafè alla Small Voices. Balestrazzi è stato uno di quelli che hanno dato il via a quella “gloriosa” ondata industriale e avant che negli anni ’80 ha dato lustro all’Italia come solo il primo circuito hardcore punk aveva saputo fare. Resta che questo parmigiano, come molti degli eroi “estremi” della prima ora, si pensi solo a Teardo e Bernocchi fra gli italiani e a gente come Asmus Teitchens, Z’EV, Throbbing Gristle stessi per gli stranieri, non si è mai fermato troppo all’interno del circuito industriale che anzi sembrava (e sembra stargli) piuttosto stretto, tanto che negli ultimi anni della sua produzione sembra essersi concentrato maggiormente sulla musica contemporanea e questo senza perdere di vista i suoi vecchi amori tanto che Candor Chasma (progetto condiviso con Corrado Altieri dei Monosonik, Uncodified e quel TH26 che aveva collaborato con Maurizio Bianchi), appena uscito su Old Europa Cafè, lo conferma platealmente. Un bel giretto sulla sua discografia riportata da discogs potrebbe fugare ogni dubbio sul fatto che si tratti di un vero e proprio cavallo di razza.

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The Doggs – Black Love EP (Autoprodotto, 2011)

Marcissimo e maleodorante EP imbrattato di Stooges, Velvet Underground e sferragliante punk anni settanta. Fa sempre piacere sentire che esiste ancora qualcuno con del buon gusto, perché significa che le radici non sono scomparse e che la tradizione ha ancora un significato. Suono scarnificato, tagliente, martellante che non concede niente a nessuno, chitarre taglienti e slabbrate, canzoni come anthem che ripetono ossessivamente un concetto semplice, ma ancora oggi irripetibile e scivoloso di pazzia.

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Father Murphy/HMWWAWCIAWCCW – 7″ split (Aagoo/Avant!/Boring Machines/Brigadisco et al., 2011)

Sotto la benedizione di ben sei etichette e con echi di tuono in lontananza, entriamo nella prima facciata a 45 giri dell'universo oscuro e minimalista di questo split ad edizione limitata con i Father Murphy che, con la traccia Jesus, si ispirano in qualche modo all'omonimo pezzo dei Velvet Underground. Chi è abituato alle loro danze macabre non potrà che apprezzare l'ennesima riproposizione di atmosfere lugubri, deviate, quanto profondamente devote anche se non si è capito ancora a quale entità.

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2000 – 2010: non è successo niente?

Ultimamente imperversa l'irritante campagna mediatica che accompagna l'uscita dell'ultimo libercolo del signor Simon Reynolds. Un critico, che nella musica di questi anni vede solo forme di sublimazione della nostalgia di un certo passato musicale. Pare che chiunque parli o pensi di musica ormai ragioni in termini di "ai miei tempi…", quindi la glorificazione di Reynolds appare quantomeno scontata e rivelatrice di un clamoroso deserto percettivo. Costui è uso sparare citazioni dotte per avvalorare le sue banalità, certo che facendo riferimenti a Fukuyama o a Debord si mette al sicuro da eventuali contraddittori, intanto chi legge di musica è incapace di fare le sue elaborazioni a riguardo. Il guaio è che in linea di massima è vero, soprattutto per buona parte dei critici e lettori italiani.

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