Berlin Manson – Poor but sexy (Weltschmerzen, 2024)

Il ritorno dei Berlin Manson, i nostri slovacchi preferiti, dopo l’ep dello scorso gennaio ci manda una fotografia attuale di un progetto che è molto più del divertissement esotico ipotizzato. Poor but Sexy si apre con una drammatica ed uptempo Aha Mama per poi navigare in una terra di nessuno fra new wave, post punk ed accenni electro, le linee vocali di Adam Dragun danzano letteralmente fra rapping e rimembranze anni ‘80 in atmosfere cupe e taglienti. Brani come Benefit Na Amazon ci calano in una sorta di realtà alternativa, colorata e cyber, nella quale inventiva e personalità non ci lasciano scampo. La lingua è dura, tagliente ed avvolge i brani come vestiti di lamiera cuciti su misura, ma sa essere morbida come la luce che Katarzia porta in Nemám Koho Obdivovat. Produzioni che sposano vapori multicolorate non lontane da un’estetica nella quale si rimescola in maniera random dance, hip-hop, valorwave e post-punk. Poi il rimescolamento di stilemi hip-hop che risuonano caricaturali e scintillanti, esteticamente perfette quanto le foto di Papa Bergoglio col piumino. Il disco perde un po’ di forza con l’acustica e moscetta Hotel Kyiev 2 ma si riprende grazie anche a FVLCRVM che nella seconda traccia dedicata all’albergo trascina il tutto in un dancefloor tetro ed ubriaco. La posse track è assolutamente incredibile e se non cito tutti i nomi coinvolti è solo perché mi si brucerebbero le dita tra caratteri ed accostamenti, ma il tutto è tirato in un mood fra Gatekeepaz e Die Antwoord spettacolare. Con Vyhor torniamo a quel mix di post-punk e rap triste che colpisce al cuore, ma c’è spazio anche per brani più classicamente HH come Ked’ Sa Páči Niečo, ennesima freccia a bersaglio di una faretra colorata. La totale track è un banger che si perde fra la nebbia slovacca e l’outro ci porta a sperare che forse Znamená čo, l’equivalente fantasma del nostro Cioé, dovrebbe dedicare per lo meno un poster a questa masnada.