Title Tracks – 26/03/11 Interzona (Verona)

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Una ben strana serata quella del mio esordio stagionale all'Interzona, iniziata secondo tradizione con un‘ottima pizza nel locale dall'altra parte della strada, e chiusasi, dopo una trentina di minuti dall'entrata, con uno dei concerti più brevi che ricordi. Pur rimanendo un sostenitore dei concerti che lasciano un po' di voglia inappagata rispetto a quelli che per via della lunghezza provocano orchite, qui abbiamo decisamente un caso limite.
In realtà alla brevità contribuisce in minima parte il mio colpevole ritardo, per essermi trattenuto troppo a tavola: quando entro i Title Tracks sono già a metà del secondo pezzo (il che vuol dire comunque che mi sono perso non più di cinque minuti di concerto). I tre, sul palco in completa tenuta nera, che non serve a smagrire la siluette dell'ex Q And Not U John Davis, macinano il "loro pop con le palle" (la definizione è del Ferri e ci sta a pennello) che è una piacere: ritmi serrati, melodie vincenti che ti si accampano nelle orecchie per non uscirne più e sempre quel retrogusto un po' malinconico che fa grandi i title_tracks_interzonagruppi del genere. Rispetto al disco il tiro è ancora maggiore, c'era d'aspettarselo: chi l'aria dell'hardcore l'ha respirata e non solo percepita dai dischi, dal vivo dà il meglio. Musica del genere, in una primavera ancora freddina, è un graditissimo anticipo d'estate, peccato che in questo caso si tratti di una stagione che, come cantava Mina, "è stupenda ma dura poco". Mezz'ora in questo caso, poi Davis annuncia l'ultimo pezzo, lo esegue, saluta e con gli altri due leva le tende. Il ritorno per i bis è scontato, invece non succede niente, il gruppo spariscono dietro al palco per non riemergere più. Sarà a causa degli applausi non convintissimi dello sparuto pubblico, sarà forse una serata storta loro, che dall'esibizione comunque non si percepiva, fatto sta che li rivediamo solo quando la discoteca post concerto già impazza, impegnati a portare gli strumenti sul furgone: il tempo di una fugace stretta di mano e poi via definitivamente. Come dicevo in apertura, sono da sempre un sostenitore dei concerti che lasciano un po' di languore piuttosto che provocare indigestione, ma questo mi lascia addirittura un buco nello stomaco. E non è una bella sensazione.