Klaus Johann Grobe – Io tu il loro (Trouble in Mind, 2024)

Con il passare del tempo si cresce, si muta, si matura. Al quarto disco Sevi Landolt e Daniel Bachmann, dalle due più nevralgiche città elvetiche, Basilea e Zurigo, provano a calare l’asso. Abbassano il ritmo in quello che a Trouble in Mind chiamano dad-rock, posato pop rock scintillante, profondo e groovey, lanciandosi come ipotesi di Hall&Oates per la nostra generazione, mezz’età nati sotto il post-punk e là disco e cresciuti tra mille rivoli musicali. Produzione ovattata e certosina, linee vocali vaporose che si distanziano però dal citazionismo estetico e dal pop ipnagogico, restando calati piuttosto in un’ottica cocktail o yacht rock. Difficile ragionare secondo questi termini o visioni di quella che è, alla resa dei conti, pop a maglie larghe. Intrusioni tropicaliste e schermaglie in italiano in When You Leave ci calano in nuvole colorate, spostano il baricentro che nei dischi precedenti volgeva più verso una rielaborazione della durezza linguistica tedesca. Alcuni brani, come Bay Of Love ci fanno vedere letteralmente l’estate dal Lido di Lugano come fosse una piccola Miami. Il renderci esotici i nostri luoghi è sicuramente evocativo ma potremmo mettere la mano sul fuoco sulla bellezza di questa ennesima, stilosissima proposta. Poi smooth pop come se grondasse amore e tastiere, good vibes e panorami suggestivi.
Ancora non so quale versione dei Klaus Johann Grobe preferisca, ci penserò finito il prossimo Long Island Ice Tea.