Chaos Shrine – Mirror Division (Erototox, 2024)

Mirror Division è il primo album dei Chaos Shrine, dopo quel Prologomenon del quale scrivemmo a fine anno, condendolo anche con una chiacchierata insieme ad Andrea Cauduro e Paul Beauchamp. Finiti su Erototox Records in ottima compagnia i due musicisti con base a Torino trovano James Plotkin al master in maniera da lucidare per bene bassi e squarci, guidandoci in antri bui e profondi. I brani sono medio lunghi, dai cinque minuti in su, freddi e gommosi. Spesso si ha l’impressione di ricavare scintillanti cascate sonore da tende di negozio d’alimentari, trucchi e scatole cinesi come due artigiani alle prese con una storia da rendere più grande della propria realtà. Questo accade per l’architettura che il duo riesce a creare, per una tensione che si sparge ovunque e che rende l’ascolto di Mirror Division inquietante ed intrigante allo stesso tempo. Ad occhi chiusi in Arborym, insieme a Ramon Moro, ci guidano in antri bui e spaventosi, quasi a rimembrare nenie e leggende d’altri tempi, in una trasfigurazione a tinte horror che si collega ad artisti come Umberto. Camio rincara la dose, rendendoci assuefatti ad un ritmo identico a se stesso, obnubilante e drogato, ma c’è spazio anche per scatti laterali e cancerosi come Vapula, che sgretola il proprio suono ibridandosi conuna sorta di rifrazione noise prima di ricaricare i propri bassi e sferrare colpi sempre più ottusi e completi, in un esperienza pressocché totalizzante. La vibrazione è parte integrante della musica dub, così come la capacità ipnotica di una musica sempre simile a se stessa e capace di indurre stati di trance, sonnolenza e movimento lento e perpetuo: in Mirror Division l’impressione è quella di un oggetto che emette e rifrae luce, suono e materia creando forme e fenomeni nuovi, addirittura ambienti con differenti percentuali di umidità e di collocamento. È il nostro corpo a vibrare con la musica o la musica a rispondere ai nostri movimenti? Il nostro battito interno ha un ruolo in questo gioco? Quello di Paul ed Andrea? Non sono domande adatte ad una recensione forse, sarà il perpetuo movimento che manda il cervello sulle ossa frontali ed occipitali, di sicuro, o forse Mirror Division è solo un disco in grado di cambiare la nostra percezione, un beat alla volta.