Neunau, Artificio Sonoro – 25/02/2024, Fucina Maglio di San Tomaso (Berzo Inferiore – BS)

La carriera di Neunau si muove, da sempre, fra due poli: il suono e la materia. Apparentemente antitetici, impalpabile il primo, concreta la seconda, nell’opera del musicista camuno si sono spesso incontrati in un luogo – terzo, fondamentale elemento – mai casuale. Dall’installazione interattiva di piastre metalliche risuonanti, disseminate in siti significativi della val Camonica per la performance Suono Ferro Màder, all’album Il Ciclo Del Vuoto, strettamente legato ai rumori e ai materiali della cava di marna di Parzanica (BG), fino alle molte incarnazioni del progetto Ablazione Sonora, ricerca artistico-scientifica sullo scioglimento dei ghiacci dell’Adamello.
Quello a cui assisteremo oggi, primo di tre appuntamenti, potrebbe rappresentare un po’ il confluire di forze centrifughe, le passate esperienze, ma anche il propagarsi di forze centripete, per l’aprirsi a nuove collaborazioni e nuovi campi d’indagine. Come in una sorta di prequel, presenzieremo alla nascita del suono; saremo accompagnati da un mantice da organo e da un banco per l’accordatura delle fisarmoniche, anch’esso dotato di mantice, coadiuvati da device elettronici e impianto quadrifonico. Questo per quel che concerne la parte uditiva. Quanto alla materia, essa ha la forma – fisica e simbolica al tempo stesso – dei quattro elementi: siamo infatti in una vecchia ma ancora attiva fucina, luogo del fuoco per eccellenza, sovrastati da un canale che un tempo azionava il maglio, ad assistere a una performance dove l’aria ha un ruolo essenziale e dove alla terra (immersa in acqua, ancora lei) sarà riservato uno spazio significativo.
Ci accomodiamo dunque sotto enormi putrelle e su un pavimento annerito e irregolare, in uno spazio abitato da magli antichi e recenti, incudini e utensili di età indefinibile, uno spazio a metà fra un’officina e una grotta (i primi Einsturzende Neubauten o Test Dept. sarebbero impazziti in un luogo del genere!).
Dopo una breve presentazione da parte degli organizzatori (l’evento di oggi si inserisce in una serie di iniziative che vedono la collaborazione fra varie realtà artigiane e artistiche locali), Sergio Maggioni/Neunau, Ernesto Tortorella e Mattia Ducoli, i musicisti che ascolteremo, ci introducono alla performance presentando gli originali strumenti dei quali si serviranno.
Si inizia con l’ascolto del campionario dei suoni che saranno poi rielaborati elettronicamente, prima il banco da accordatura, animato da Ducoli, poi le canne dell’organo, ricostruite in legno e rese vive dal mantice azionato da Tortorella; non ci sono tastiere: quello che ascoltiamo è il fluire dell’aria attraverso ance e tubi, ma anche, proprio in apertura, il suono di quella che viene fatta vibrare da canne di saggina roteanti o, successivamente, quella che si libera in miriadi di bollicine da un blocco di creta immerso nell’acqua. Poi l’elettronica rimescola le carte e, dopo aver assimilato i suoni, ce li restituisce in una forma nuova: droni spezzati e dubbeggianti, rasoiate stridenti, frequenze pulsanti, ritmi che ribollono, ma anche momenti in cui l’atmosfera si fa più fruibile e si fanno spazio melodie dal sapore orchestrale o da colonna sonora.
Se non avessimo assistito alla prima parte, stenteremmo a riconosce l’origine di quanto stiamo ascoltando, ma proprio l’essere qui, a vedere e non solo ad ascoltare, rinsalda il legame fra il suono e la sua origine, mostrandoci anche gli strumenti tecnologici, apparentemente lontani dai vecchi strumenti musicali, come oggetti che hanno un legame tangibile con la realtà concreta. L’esibizione dura una quarantina di minuti, poi è tempo, caduta la barriera fra pubblico e musicisti, di osservare da vicino gli strumenti e di soddisfare le proprie curiosità: ancora una volta il salire da queste parti e addentrarsi nella storia e nella cultura locale, diventa un modo per spaziare in ben più ampi orizzonti.

Foto di Simone Alos