VV.AA. – Pulsioni Oblique (Kaczynski, 2018)

La nascita di una nuova etichetta è sempre una buona notizia, specie se, come in questo caso, si appresta ad agire in un campo difficile come quello della musica di ricerca ,proponendosi di dar supporto, in senso proprio e figurato, ad artisti che sente affini. Di prammatica è presentarsi con una compilation e la Kaczynski non fa eccezione mettendo in fila sette progetti che in parte abbiamo già avuto modo di conoscere, altri nuovi ed altri ancora nati dalla fusione fra alcuni di loro. Se il termine “musica di ricerca” vi è giustamente apparso fumoso l’ascolto del nastro (racchiuso in box 13×13) ve ne spiegherà la ragione: cercare di circoscrivere questi musicisti entro un unico insieme, per quanto ampio, non è possibile: le proposte sono delle più varie, ma una raccolta può essere utile a incuriosire l’ascoltatore, indirizzandolo verso gli artisti che sente più nelle sue corde. Ecco allora Ranter’s Groove – il brano che mi ha colpito di più – col suo post-rock minimale e poetico in equilibrio fra melodia, tenui increspature elettroniche e silenzio, l’atmosfera inquietante di rumori e suoni stridenti costruita da 23RedAnts, il pianismo scarno appena disturbato dai field recordings di Mdmme, la chitarra che si accompagna all’elettronica nella più totale libertà formale di Zerogroove, il dub anormale e spartano di Zero23, la chitarra spigolosa, pochi effetti e tanto effetto, di Pablo Orza e l’elettronica minimissima e soffusa di Ranter’s Bay. Dare giudizi sui singoli brani è impensabile ma la somma delle varie proposte dà forma a un bel ritratto di Kaczynski: materico, vario nei colori e indistinto nelle forme con un quadro di Pollock. Che sì, non era un ritrattista, ma forse la cosa rende ancor meglio l’idea.