Thighpaulsandra + Varuna Gloom – 17/02/2024, Galleria Del Premio (Suzzara – MN)

Che “provincia”, intesa dal punto di vista culturale, non sia da intendere in modo necessariamente negativo lo dimostrano, senza tema di smentita, serate come questa. A Suzzara, bassa mantovana già oltre il Po, la provincia si fa infatti forte del suo essere confine, del non venire investita acriticamente dalle tendenze dell’ultim’ora, dell’essere a contatto con realtà altrove inascoltate: è così libera di riscoprire, costruire e proporre cultura. Qui, oltretutto, siamo in una terra che può vantare una certa tradizione in materia grazie al Premio Suzzara, nato dalla lungimiranza di uomini che oggi sarebbero preziosi (e che vi invito a conoscere), e che evidentemente continua, riannodando i legami col passato, a svilupparsi in nuove forme, attraverso il gran lavoro svolto da realtà come Il Nulla Collettivo, che ha ideato e organizzato l’evento di cui vi parliamo.
Pertanto è certamente sorprendente, ma non illogico, avere stasera un personaggio del calibro di Thighpaulsandra, storico collaboratore dei Coil dell’ultima fase (da Musick To Play In The Dark a The Ape Of Naples), del Julian Cope della svolta pagana, degli Spiritualized e degli Hawkwind; e proprio la galleria, che raccoglie alcune delle opere che hanno concorso al Premio Suzzara dal dopoguerra fino ai tempi recenti, ospita l’esibizione. Già qualche ora prima dell’inizio il museo è aperto e visitabile: in questi giorni ospita un’interessante mostra, Materia E Memoria. Il Genio Dell’Industria A Suzzara Nei 100 Anni Della Città, che abbina manufatti industriali prodotti nelle fabbriche dei dintorni a opere d’arte che, nel tempo, hanno concorso al Premio, creando nell’accostamento interessanti assonanze e salutari equivoci. Ad arricchire il gioco di riferimenti e rimandi, coerentemente col tema di una serata che ospiterà un eminente esponente della cultura industriale (musicalmente intesa), c’è la sonorizzazione degli spazi espositivi, con un dj set dalle appropriate pesantezze e scansioni meccaniche.
Terminata la visita e goduto di un graditissimo buffet offerto dagli organizzatori e consumato fra quadri di Ligabue e Guttuso (!), è tempo di accedere alla sala concerti. Il pubblico è numeroso (e mediamente abbastanza giovane, con mia sorpresa) – l’esaurimento dei 200 posti disponibili è stato annunciato da qualche giorno – e gli accenti denunciano provenienze dai luoghi più remoti, cosa tanto più meritoria se si pensa alla nebbia che avvolge da giorni la pianura, ma giusto compenso per chi ha organizzato tutto questo.
Fra i due monoliti di fasce metalliche che chiudono alle estremità il banco degli strumenti, apre le danze Varuna Gloom, alternando densi passaggi ambient a momenti più ritmici, mentre sullo sfondo scorrono in loop immagini tratti dal tetro anime Ergo Proxy. Quello in cui siamo immersi è un flusso sonoro unico della durata di una cinquantina di minuti, che passa da momenti di trasporto quasi estatici, in particolare nella prima metà, a crescendo di rumore che spingono qualcuno a proteggersi le orecchie con le mani, mentre altri, quando l’enfasi ritmica è maggiore, si cimentano addirittura in improbabili danze. Personalmente prediligo set più brevi e, sulla distanza, comincio ad accusare un po’ di stanchezza, ma il grosso del pubblico palesemente gradisce, se è vero che le presenze in stanza saranno più stabili di quelle del concerto successivo. Pochi minuti di pausa ed è il momento di Thighpaulsandra, che in precedenza si era intrattenuto amabilmente col pubblico durante il buffet. Il musicista gallese, in futuristica suite nera, si piazza dietro le sue macchine, poche parole e parte col lento incedere di un brano dalle drammatiche atmosfere cinematiche, spezzato da uno stridente intermezzo free-noise che lo trasforma in una movimentata declamazione su ritmi sincopati, il tutto accompagnato da fotogrammi optical in spartano bianco e nero proiettati sullo sfondo. Un inizio che cattura subito l’attenzione e anticipa la varietà di un concerto che ripercorrerà, attraverso cinque lunghi brani, la carriera recente, con anche qualche anticipazione del disco di prossima uscita, come il brano che segue, il cui annuncio del titolo, “rubato” a John Balance, strappa al pubblico un sincero appaluso. Accompagnati dalle immagini di danze rituali del periodo di The Golden Communion, forme caleidoscopiche e loop numerici, scendiamo in un vortice a tinte piuttosto scure che trascina con sé l’EBM di Goat Owl (da Practical Electronics), lunghe distese synth spettrali, sferzanti giri di basso sintetico, inattesi passaggi elegantemente pop e glitch, fino alla conclusiva Brown Pillows, il brano certamente più cupo della serata, fra suoni stridenti, vocalizzi sofferti, pulsazioni robotiche, un mix che ci fa accogliere la fine quasi con un senso di scampato pericolo. È invece un senso di stranito stupore quello che ci accompagna verso l’uscita mentre, alle nostre spalle, già risuona il DJ set: ma ripensando a quanto detto all’inizio, che tutto ciò sia accaduto in questo luogo, questa stasera, non è poi così assurdo.

Immagini di Stefania Nastasi