St.Ride: Dadaismo Ligure E Frammentazione

Credo che gli St.Ride (myspace.com/stpuntoride) siano un fenomeno abbastanza atipico in Italia, infatti parliamo di un gruppo sperimentale ormai piuttosto longevo e che pur non essendo mai passato alla ribalta della cronaca musicale italiana, ha sempre avuto uno zoccolo duro di ammiratori. Le ragioni di questi risultati, nonostante lo scarso supporto della stampa specializzata, spesso vanno ricercate oltre che nella continuità anche nel fatto che Gusmerini e Grandi da buon gruppo di “ricerca” non si sono fermati neppure quando hanno iniziato ad ottenere gli apprezzamenti di vari addetti ai lavori come ad esempio Frans De Waard di Vital Weekly/Korm Plastic, infatti hanno continuato a cambiare ed a trasformarsi a ciclo continuo senza per questo dimenticare di avere e di coltivare un loro stile. Se una volta si poteva parlare di un improbabile ibrido fra Starfuckers, Mouse On Mars e David Moss, col tempo sono aumentate le distorsioni, i rumori ed i rumorismi che erano totalmente assenti dai primi lavori. A quanto ci diceva Gusmerini il loro nuovo traguardo sarà quello di lavorare all’introduzione della voce e di un testo: non è certo semplice stabilire dove andranno a parare questa volta, ma resta il dato di fatto che resta è che gli St.Ride non finiscono mai per essere un gruppo banale o prevedibile. Il loro ultimo album esce per la neonata Niente Records (www.myspace.com/nienterecords), etichetta fondata da loro stessi e dallo spirito decisamente dadaista.

SODAPOP: Un album su Snowdonia, su Zeit/Lizard, Setola Di Maiale, Niente: direi che ormai siete un gruppo piuttosto longevo e per di più invece di ammorbidirvi invecchiando siete diventati ancora più ostici. Invecchiando uno non dovrebbe rasserenarsi? Avete avuto un’infanzia disagiata?
MAURIZIO: ah ah… boh, la mia paghetta di 100-200 lire a settimana per comprare le figurine ce l’avevo, però dovevo fare la raccolta di Naturama o Mondorama, mentre gli altri facevano quelle dei calciatori… devono essere partiti da lì i miei disagi nel rapporto con gli altri… poi invecchiando i difetti si incancreniscono, sai, cominci a perdere i capelli (eh eh), si ritirano le gengive, si infiamma la prostata e così ti incazzi sempre di più, e va a finire che fai dei dischi ostici. Comunque, per la precisione, ti allego la nostra discografia, comprese le cose che non troviamo più neanche noi, che sennò sembra che in dieci anni non abbiamo fatto un tubo:
St.Ride:
St.Ride, CD, Snowdonia/Mizmaze, 2000
Piume Che Cadono, CD, Zeit Interference, 2005
St.Ride Sucks, mp3, St.Ride, (www.st-ride.it) 2007
Carne Al Fuoco, CDR e mp3, rudiMENTALE (www.rudimentale.com) 2007
Se sto qui, nevica, CDR e mp3, Marsiglia (www.marsigliarecords.it) 2007
Antologia Del Medio Mongoholi Nasi, CDR Setola Di Maiale (www.setoladimaiale.net) 2007
Volume 2 – Compassione E Risentimento, CDr NIENTE Records 2009
Uomi:
Senzatitolo 0, CDR, 2000
Senza-titolo 1, CDR, 2001
St.2, CDR, 2001
Quasi Finito, CDR, 2004
Mongoholi Nasi:
Merda Cruda, k7, 2000
Primitivism begins at home (Caro Diario, Radioactivity, Nasi Mong Meets Uomi) cofanetto di tre k7, 2002
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SODAPOP: Nonostante questa corposa discografia restate un gruppo misconosciuto ai più, eppure conosco parecchia gente che vi adora oppure che ritiene alcuni vostri dischi fra le cose migliori uscite in Italia. A cosa pensi che sia dovuto: al look, al fatto di abitare decentrati rispetto a Genova, al fatto che De Andrè vi abbia sempre oscurato o al fatto che era difficile inserirvi nel contesto del cantautorato ligure?
MAURIZIO: Di sicuro un bel look trendy tipo Fuck Buttons avrebbe aiutato a distogliere l’attenzione dalla musica. Per di più Edo non ne vuole sapere dei balletti che gli propongo di eseguire durante i live, così le nostre aspirazioni di diventare dei sex-symbol per post-fricchettone sessantenni sono state amaramente frustrate. Inoltre l’autopromozione e le pubbliche relazioni non sono propriamente il nostro punto di forza, è un lato su cui stiamo lavorando… Un altro motivo potrebbe essere una certa devianza rispetto a delle codifiche di genere predefinite. Comunque ci fa già molto piacere se, come dici, c’è parecchia gente che ci apprezza.

SODAPOP: Da dove arrivate musicalmente? All’inizio si sentiva ancora un minimo di influenza degli Starfuckers ed oggi parecchie influenze di roba freak-noise: in realtà il vostro background era di tutt’altro genere, tu eri un darkettone vero? e Grandi?
MAURIZIO: Che fai, provochi? Mai avuto nessuna passione per il dark. Sei sicuro di voler conoscere il mio retroterra di passioni musicali? potrebbe richiedere parecchio tempo… provo a condensare un po’: Nei primi settanta ascoltavo Genesis, King Crimson, Area (che sia Edo che io abbiamo avuto il privilegio di vedere dal vivo con Stratos) etc, poi ho scoperto Lou Reed, David Bowie e Brian Eno. Del punk , invece, mi piaceva di più l’atteggiamento (destroy!) che la musica in sè; invece impazzivo per la niuueiv: Talking Heads, Ultravoxx (quelli con John Fox), Pere Ubu, Devo, Wire, Pop Group, Fall, Cabaret Voltaire, Joy Division, Public Image, DNA, Contorsions… Dopo ho apprezzato moltissimo il primo hip hop. Nei ’90 mi ha coinvolto parecchio l’evoluzione elettronica, da Tricky ai Massive Attack, passando per Aphex Twin e arrivando a Ikeda e ai Pansonic. Negli ultimi anni ho ascoltato veramente di tutto, a partire da Satie e Cage, passando per Ayler, gli Art Ensemble Of Chicago e Captain Beefheart fino ad Arthur Russell, Merzbow e i Sun City Girls (tutta gente che adoro profondamente). Dopo tutto questo po’ po’ di roba, capirai che l’influenza è un pezzo che non la prendo, speriamo bene per la suina di quest’anno… La musica degli St.Ride è un conseguenza del nostro rapporto con la realtà, che non è sempre uguale, e neanche noi lo siamo. La spasticità che riscontri in una certa fase è dovuta ad una certa difficoltà di adattamento col mondo esterno (e pure interno), che poi è sfociata in rabbia in questi ultimi tempi.
EDO: Prima ascoltavo di tutto ma non mi piaceva nulla ora ascolto di tutto e non mi piace nulla.

SODAPOP: E la scena genovese underground era così viva? A me è sempre sembrata una “grossa cittadina” un bel po’ provinciale.
MAURIZIO: La scena genovese l’ho sempre frequentata pochino. Prima uscivo per andare a ballare, per stonarmi e per le ragazze, ed evitavo accuratamente i concerti che generalmente erano di insopportabile rock-blues. Ora, se qualcuno ci chiama per suonare, partecipiamo volentieri. Però non conosco abbastanza le altre città per sapere se è meglio o peggio. Certo è che da queste parti ti apprezzano se sei un virtuoso, anche se non capiscono niente della musica che proponi, ma almeno possono dire: “belìn, che manico!”, così se ne vanno tranquilli di non aver sprecato il prezzo del biglietto. Dei gruppi attuali ci piacciono la R.U.G.H.E., un gruppo struggente che uscirà su Niente.
EDO: La scena genovese la sto ancora cercando… se ne sapete qualcosa… scrivetemi. Si suona poco perché sono pochi i locali pronti a rischiare il loro impianto.

SODAPOP: Ma quando i vostri colleghi di lavoro, parenti e/o amici vi chiedono cosa suonate, fate sentire qualche cd in particolare, glissate o mostrate con orgoglio il vostro disagio psichico e sociale?
MAURIZIO: Mostriamo con orgoglio il nostro disagio psichico e sociale.
EDO: io personalmente ne parlo poco, ma se insistono preferisco regalargli un CD in cambio di poter assistere all’ascolto per poter vedere con orgoglio il LORO disagio psichico e sociale già nei primi 10 secondi di musica, è quello il momento che ti fa capire che stai facendo la cosa giusta… io con la mia psiche dialogo da tempo e non provo disagio, se no non farei quel che faccio… ovvio… per me almeno.
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SODAPOP: Un ragazzino adolescente mediamente suona per rimorchiare, un ragazzo adulto “più o meno intellettuale” suona per il successo o per darsi un “tono intellettuale” (anche se in realtà è sempre per rimorchiare)… ma voi, per quali motivazioni suonate? “Non so cosa voglio ma so come ottenerlo” (John Lydon era Sex Pistols)?
MAURIZIO: Per fortuna ho sempre avuto uno splendido rapporto con le rappresentanti dell’altro sesso, per cui non ho mai avuto bisogno di fingermi un rocckestar o di girare con una macchina grossa per trovarmi una ragazza. Semplicemente ho sempre avuto la passione per la musica e quando ho conosciuto Edo ho avuto anche la possibilità mi mettermi in gioco, di provare a dire la mia. Per necessità personale, per creare qualcosa che mi (ci) dia soddisfazione. Gli stessi motivi per cui da piccolo mi piaceva disegnare. Gli eventuali riscontri non hanno niente a che fare con tutto questo, sono una fase successiva. Se arrivano, meglio.

SODAPOP: Mi parli di musica come “necessità personale” e “soddisfazione”. Non sarebbe più semplice ottenere soddisfazione suonando musica più “popolare”? Non credi che in ciò che suonate alla fine ci sia una forma di snobbismo? E perché essere così snob? Ma se ascolto “a… Giggi D’Alessio” devo farmene una colpa? È sbagliato? Devo andare dal medico?
MAURIZIO: Allora… una per volta: (1) Come dicevo prima, una cosa è la soddisfazione che nasce dal creare qualcosa di personale, un altra è quella che si ottiene tramite eventuali consensi. Di sicuro scegliere a priori la musica da proporre sulla base di un calcolo di popolarità ci toglierebbe tutto il piacere di farla. L’entertainment decisamente non è il nostro campo. Intanto non mi pare che ci sia una carenza di offerta nell’ambito delle musiche commerciali. (2) Non credo che possiamo essere definiti snob; se la nostra musica, così com’è, fosse apprezzata da un vasto pubblico, ne saremmo ben contenti. C’era un tizio che diceva: “non esiste musica difficile, ma solo un pubblico più o meno preparato (o predisposto – dico io -) a recepirla”. (3) Gigi D’Alessio: il discorso, qui (diavolo d’un Ferraris…), si fa piuttosto complesso, perché bisognerebbe tener conto del fatto che la produzione e il consumo di certa musica (normalmente ritenuta innocua, o al più di cattivo gusto) è strettamente funzionale al consolidamento delle logiche di potere in atto. Meglio allora dire qualcosa alla mia portata: Se uno ascolta Gigi D’Alessio peggio per lui, anche perché ci sono artisti popolari molto più bravi, ad esempio Tiziano Ferro.

SODAPOP: Vi trascinerò in mezzo alla polvere! 😉
MAURIZIO: okkei, allora la doccia la faccio dopo…

SODAPOP: Ricordavo che ti piaceva Tiziano Ferro: altri popster che ti garbano? Edo Grandi ne ascolta di pop?
Maurizio: Lucio Battisti, ovviamente. Tra quelli ancora vivi, invece, la Vanoni, Fibra, Vasco Rossi, Loredana Bertè, certe cose della Aguilera, poi Missy Elliott/Kelis/Santogold/Mia che, oltre a fare della bella musica, escono un bel po’ dallo stereotipo femminile-mignottesco creato dalle major.
EDO: io ascolto a prescindere dal genere perche’ le orecchie svolgono comunque il loro compito anche se spesso non vorrei, se poi e’ pop o cos’altro me lo dice Maurizio.

SODAPOP: Menzionare questi cantanti, non credi che potrebbe non giovare alla tua immagine di “intellettuale” amante della danza buto? Perché “IL” musicista sperimentale non può ascoltare musica popolare… so che siete sempre molto critici rispetto alla programmazione di molti festival musicali genovesi…
MAURIZIO: Immagine? Francamente non credevo di averne una… Ma ho i miei gusti e certamente non li camuffo solo per soddisfare le aspettative di qualche cerebro-leso. Bisognerebbe mettersi in testa che siamo tutti “consumatori”, andiamo al supermercato (o c’è chi lo fa per noi), abbiamo i nostri prodotti preferiti, che siano formaggini, bevande, sigarette, libri o entertainment. La musica popolare rientra in queste categorie, e pure la gran parte delle musiche definite sperimentali. Le aspettative nei confronti del musicista “sperimentale” sono banali come quelle che ci sono verso le pop-star. Comunque noi non facciamo musica sperimentale, sennò tutti fanno musica sperimentale. Ogni volta che crei un brano nuovo hai fatto sperimentazione, hai fatto qualcosa che non avevi fatto prima. “Sperimentale” è diventato un ghetto. Se uno non capisce una musica la definisce sperimentale, se non trova un posto per collocarla tra le sue caselline mentali la definisce sperimentale, così si è tolto il pensiero. Vaffanculo a tutta la musica sperimentale! ah ah Eddaai!! Non è vero che siamo molto critici sulla programmazione di molti festival musicali genovesi (che poi non sono per niente “molti”). Mi sono solo permesso di esprimere le mie perplessità, in forma privata, su un festival che ricorre annualmente in loco, ma solo perché l’organizzatore è un amico, una persona che si sbatte come una bestia per portare a termine certe manifestazioni, e che quindi merita comunque il massimo rispetto. Speriamo che prima o poi mi risponda…
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SODAPOP: So che avete registrato dei pezzi per una colonna sonora e che in generale comunque anche se in modo sommerso vi date parecchio da fare, ma quindi avete un futuro? Come mai il lusso di avere un futuro in un mercato discografico ormai inesistente e allo stesso tempo iper-saturo, in un contesto italiano dove a parità di bravura uno compra sempre uno straniero, per di più venendo da Genova che diciamolo è un posto dove non succede un cazzo. Non pensate che nel vostro modo di comportarvi diate delle speranze a gente che comunque non le potrà mai vedere realizzate? ma non vi vergognate?
MAURIZIO: Per questo film abbiamo curato praticamente tutta la parte audio: doppiaggi, colonna sonora, rumori, editing. Lavorare per il cine è ormai l’unico modo per avere un po’ di rientro economico. Un futuro? Boh, staremo a vedere. Il presente, però, parlando di musica, è incredibile! Stiamo assistendo al collasso del sistema industriale musicale proprio a causa dell’ipertrofia dell’offerta. Il mercato che si soffoca da solo. Una superproduzione di musiche mostruose, abbacinate, deliranti, che vanno a carpire qualunque interstizio del senso e della conoscenza. CD, CDr, mp3, cassette, vinili, floppy discs, prodotti dentro e fuori dal sistema e dalle logiche capitalistiche, una marea tracimante che sta ribaltando (anzi, ha già ribaltato) tutte le logiche e le consuetudini dell’ascolto, della percezione. E tutti noi, anche i più soli, o proprio perché soli, (ascoltati, inascoltati, ascoltanti, inascoltanti) facciamo parte di questa enorme poltiglia in divenire, avanzante. Non è fantastico? Non è una cosa mai vista? Mai sentita? Genova è un punto sulla cartina, come tutti gli altri punti. Cosa importa a questo punto essere qua o essere là? Perché la speranza? Siamo tutti già dentro, a questa poltiglia dove non c’è un dove e neanche un quando, dove sono comprese anche le cose irrealizzate.
EDO: Speranze? Stranieri? Mercato? Comportamento? Lusso?… Futuro? Vergogna?

SODAPOP: Sì, bisognerebbe vergognarsi perché rispetto al resto e’ quello che costa meno… Invece di chiudere con un grande classico sui vostri progetti futuri, avendo voi eliminato ogni senso temporale dai nostri orizzonti e dai vostri, vi chiedo: in che cosa pensate che vi abbia cambiato suonare ed in particolare suonare la vostra musica? Intendo dire, vi ha resi persone migliori/peggiori (e se sì perché?)? Vi ha reso più felici/infelici? Vi ha salvati dalla noia? Vi ha fatto domandare se non era meglio che andaste al mare o al bar con gli amici? Pro quo?
MAURIZIO: Boh, migliore o peggiore non ne ho la minima idea, non ho la controprova. Rispetto a prima sarò certo cambiato, ma c’è sempre un cambiamento dovuto comunque al passare del tempo. Prima di dedicarmi alla musica ho sempre svolto altre attività, magari in ambito più privato, mi piace l’arte visiva, la pittura, la fotografia, non sarebbe stato molto diverso. Pro quo? E allora pro quo fare sesso? Non c’è un pro quo. Mi piace farlo e basta. Anzi, il sesso mi ha annoiato, preferisco fare musica.
EDO: suonare la “propria” musica nel mio caso mi rende ansioso, ipercritico, nervoso, folle e sudato, piu’ o meno come una domenica in spiaggia circondato da bambini obesi urlanti o al bar a parlare di calcio… la differenza e’ che in questi casi il tempo non trascorre mai , mentre con le nostre pernacchie sonore il tempo stringe e la vita… stride.