Lucertulas + Kelvin + Putiferio | Robot Macina Fest – 21/05/11 Ae Rose (Marsango – PD)

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Partiamo dalla fine: come concludere meglio una serata di musica se non beccando Max Pezzali all'autogrill, per di più accompagnato da una banda di rocker tatuati? Sì beh, Lemmy Kilmister sarebbe stato meglio, Shakira ancora di più, ma insomma, il tipo mi è sempre stato simpatico e come buonanotte prima di andare a nanna ci può stare. Detto questo, devo far notare che la serata è sì stata all'insegna della musica, ma lungo ben altre direttrici, essendo il mini festival organizzato dalle etichette Macinadischi e Robotradio, non propriamente note per la fruibilità delle loro produzioni.
Continuiamo a tenere l'ordine inverso, funzionale alla narrazione: a chiudere le danze sotto il dehor dell'osteria Ae Rose, che per l'occasione si svuota di quelli che immagino macina_fest_-_putiferiosiano gli avventori abituali per riempirsi d'esempi di varia umanità, sono i Lucertulas. Onestamente non so cosa si possa dire ancora di questi tre disgraziati, se non che la facilità con cui scatenano un inferno che neanche te lo immagini è quasi irritante. Non fanno prigionieri, al solito, macinando il loro noise come se il mondo dovesse finire da lì a cinque minuti. Sugli scudi le sei corde di Cristian Zandonella, l'uomo dalla ciabatta di cuoio, a volte epiche, a volte insopportabili nell'insistere su tonalità spacca timpani, ma ormai il gruppo suona all'unisono e sarebbe ingiusto non dire come sezione ritmica e voce siano indispensabili allo sfoggio di tanta violenza: un gruppo di natural born noiser, senza dubbio. Sempre viaggiando a ritroso nel tempo è il turno dei Kelvin, qui nel doppio ruolo di organizzatori e musicisti. I due, Anna alla batteria e Woolter alla chitarra e voce (tranne in un pezzo in cui verrà sostituito da Panda, in prestito dai Putiferio), sembrerebbero fungere un po' da gruppo cuscinetto fra le due corazzate che li seguono e precedono, per via di un più ristretto assetto strumentale e di una minor complessità di scrittura.
macina_fest_-_kelvinTuttavia, a disagio nel ruolo del vaso di coccio, il duo non si fa problemi ad asfaltarci con un noise rock dritto e selvaggio, con la voce quasi infantile che si innalza sul marasma degli strumenti suonati con furia e istintività, le loro carte migliori. E arriviamo alla fine, che poi sarebbe l'inizio: dato che per me erano il gruppo più atteso ho tenuto i Putiferio in fondo, come headliner ideali, non senza ragione. Sceso dalla macchina giusto in tempo per il primo pezzo, ho subito avuto conferma che la lunga trasferta in solitaria era valsa la pena. La seconda cosa che capisco è di aver lasciato a casa i tappi per le orecchie, venendo inesorabilmente punito da una stillettata al timpano che mi spinge nelle retrovie. È da qui che mi godo lo spettacolo delle due chitarre che macinano melodie torrenziali e flirtano continuamente col rumore, della batteria tribale (altro che Favero!) e della voce, in bilico fra urlo e melodie wave, spesso effettata, una delle migliori in circolazione. I quattro snocciolano in scioltezza pezzi che fanno affogare un selvaggio rock'n'roll stoogesiano, debitamente ispessito, in momenti di un autismo white noise, con la batteria a mantenere sempre un minimo di appiglio col rock. Già in passato i pezzi eseguiti live surclassavano le versioni su disco, ma ora sono le canzoni nuove a distanziare, e di parecchio, quelle vecchie. Urge che qualcuno gli faccia incidere e che molti li facciano suonare: un talento del genere non può rimanere patrimonio di pochi.

(foto di Mr. Bedroom)