In Zaire + Johnny Mox + Liir Bu Fer – 27/11/09 Kroen (Villafranca – VR)

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Pochi, pochissimi intimi questo venerdì, segno di una situazione che finirà per lasciare solo macerie e il rimpianto di molti, compresi di quelli capaci solo di rimpiangere, fuori tempo massimo. Vabbè, non pensiamoci troppo e concentriamoci, noi pochi ma belli, sulla serata, che vede di scena gli attesi In Zaire, terzetto che riunisce i due G.I. Joe e from Berlin, Claudio Rocchetti. Ad dare il via alla serata sono, sul palco defilato, i locali Liir Bu Fer, suoni fra l'ambient e l'elettroacustica con laptop, kalimba, chitarra elettrica, flauto ed elettronica che fanno a formare un tessuto molto vivo di bordoni e micro suoni, anche se a volte le eccessive sovrapposizioni impediscono di immergersi a dovere nel flusso sonoro, facendo risultate il tutto un po' dispersivo. È poi il turno di Johnny Mox, temibile alter ego del batterista dei Nurse!, nascosto dietro un colossale amplificatore da fisarmonica e armato di microfono, loop station, chaos pad, qualche effetto ed è, per certi versi, l'epitome dell'hip-hop, anche se il risultato johnny_mox__live_kroen____normfinale è solo a tratti ascrivibile a questo stile. La voce è infatti fonte e artefice di tutta la performace: campionata, filtrata, montata in loop, processata fino a diventare irriconoscibile; e se a volte emergono punti di contatto con il Bugo rap del tempo che fu, altrove si sfocia un massimalismo power noise che rasenta il Dälek più intransigente. Eppure, anche in questo momenti estremi, il fatto che il pezzo sia stato costruito mattone su mattone davanti a noi, facilita la fruizione, aiutandoci ad "addentrarci" nella materia. Si chiude con un'ottima cover di Cold water degli Old Time Relijun, cantata da alcuni presenti con tanto di fingerpoint e un breve outro per chitarra acustica…percossa. Il tutto in non più di mezz'ora, per non rischiare di annoiare e forse anche meno suonano gli In Zaire. In passato non ero mai stato particolarmente indulgente coi G.I. Joe, ma con questo nuovo progetto, supportati dalla versatile opera di Rocchetti, sembrano riuscire ad esprime il meglio di sé. Descrivere il suono del gruppo non è facile, sfuggendo ad ogni forma e catalogazione, o meglio mutando forma continuamente lungo il dipanarsi del groove scuro che fa da spina dorsale al concerto. È un mantra con flauto e maracas, è un treno che deragli al suono di in_zaire___kroen___livebasso e batteria, è un funk anormale, è rumble in the jungle; si è In Zaire dopotutto. Sottofondo tutt'altro che discreto, anche se avrebbe meritato un po' più di volume, il pulsare aritmico dell'elettronica concreta di Rocchetti. E sono fili e jack maneggiati come da un centralinista epilettico, che più volte rischia di franare addosso alla batteria, microfoni buttati in giro per il palco e sfregati sugli oggetti, uno anche ingoiato (no, non quello che il cantante degli Oxbow si era infilato ripetutamente nelle mutande durante il concerto di una decina di giorni fa). Non si arriva alla mezz'ora, dicevo, poi tutti a nanna, prima di stancarsi e con ancora un po' di languore. Chi c'era, c'era, gli altri…cazzi loro.