A volte basta che uno recensisca due dischi o che suoni che dopo un viaggio ti ritrovi pieno di materiale nuovo (in questo caso ottimo) di cui occuparti; a questo punto più che altro mi domando perché invece di farmi prendere dalla passione per la musica (e per di più storta) non mi sono fatto conquistare dalla passione per la phiga (Elio docet)… pensateci: forse tornerei a casa con fior fiori di compagne, oppure rischierei di averne vista così tanta da meritare una laurea in ginecologia.
Dilemmi che non vi fanno dormire la notte, vero? Lo so, non ci dormo neppure io, ma resta che sono tornato a casa dal Tago Fest e da Napoli con parecchio materiale interessante. Ora, io credo di essere parecchio snob per ciò che concerne la musica e per nulla preda di facili entusiasmi: quindi, se con questa puntualità mi capita di rimanere colpito da materiali italioti, forse e ripeto forse il livello musicale e produttivo sta diventando parecchio valido? Non saprei dire per ciò che concerne rock e dintorni, ma sulla sperimentazione direi che la cosa è confermata da più indizi. Se anche non conosceste i Weltraum a più riprese parlando degli A Spirale abbiamo menzionato quel SEC_ che è direttamente coinvolto in molte delle loro recenti collaborazioni, a partire dal mastering e dal mixaggio del loro ultimo disco cosa che ha fatto passare le produzioni dei partenopei ad un livello veramente notevole. Credo che il gruppo sia partito come una sorta di formazione shoe-gaze o qualcosa del genere, ma la mutazione è a dir poco stupefacente, infatti ora ci si trova di fronte ad un trio (batteria, synth-electronics, chitarra) che sta in bilico fra primi Einstürzende Neubauten, post-punk completamente demolito e abbozzi di avant-rock/noise-industrial-tribale. Un disco astratto, poco melodico, per nulla acerbo e molto cupo, alla faccia della tradizione che vuole i napoletani come gente solare (non per nulla i Contropotere e gli Underage dimostrano il contrario): no-wave e industriale a piene mani, da un minuto all’altro mi aspettavo di sentire la voce di Arto Lindsay oppure quella di Blixa, soprattutto il primo dei due visto che in certi passaggi i Weltraum mi hanno ricordato parecchio i DNA dei tempi andati (a male), ma la voce non c’è… e sentendo le tracce mi sembra anche piuttosto evidente che non serva. Rispetto alla versione demo che avevo sentito del disco, la versione ufficiale contine una traccia in più ed una grafica digipack di ottima fattura che fa ben sperare per la neonata Toxo records. Gran bel gruppo, da tenere d'occhio.