Giardini Di Mirò – 24/10/09 Unwound Club (Padova)

giardinilive

In una fredda serata di fine ottobre capito all'Unwound, locale ricavato da un ex magazzino alla periferia nord di Padova, per assistere alla prima data del nuovo tour dei Giardini Di Mirò, in giro per promuovere l'ultimo (e bellissimo, secondo il parere di chi scrive) Il Fuoco. Dopo una serie di presentazioni (a partire dal Museo Nazionale del Cinema di Torino nel 2007) in giro per le sale cinematografiche di mezza Italia, la band emiliana si appresta dunque a portare nei club l'interessante esperimento: la sonorizzazione dell'omonimo film di Giovanni Pastrone (in seguito regista di Cabiria) datato 1915.
Non vi sono gruppi spalla, e la venue è piena. Uno scarno drum set, l'interscambio basso/clarinetto e violino/tromba, tastiere, synth: il palco è colmo di strumenti, mantre alle spalle del gruppo iniziano a sfilare le immagini della pellicola, divisa in tre movimenti, che narra dell'amore del povero e sconosciuto pittore Mario Alberti per una nobile (e sposata, ci mancherebbe) poetessa. La chitarra di Corrado Nuccini e le urla dissolte di Jukka Reverberi ci accompagnano in un viaggio attraverso la passione che nasce (La Favilla), tra chitarrismi post-rock e rarefazioni di scuola Constellation. Un crescendo emotivo e senza briglie, che sfocia nel vortice vero e proprio: La Vampa, esplosione krauta (non nel senso free-form, bensì in quello oniricamente schizofrenico di certi lavori dei tardi Settanta, con tanto di batteria motorik-cizzata) che coincide con la furia d'amore dei protagonisti. Ma La Vampa Dura Un Attimo, E Noi L'Abbiamo Vissuto. E allora ecco che tutto svanisce, sfuma, si sbriciola: cenere. La Cenere, come l'ultima, lunga disgressione che accompagna la pazzia di Alberti. Dissolvenza. Applausi a non finire.
La seconda parte del concerto è invece una breve panoramica del repertorio rodato della band, con le voci di Jukka e Corrado ad intrecciarsi sino all'ultima Let Life Saver. La serata è finita, ma una cosa è certa: questo Fuoco che sta girando l'Italia provoca soltanto ustioni di meraviglia.