Ammetto di essermici avvicinato quasi per caso. Nel modo più tipico poi: dal momento che qualcuno lo criticava, oltrettutto per il singolo del momento, immediatamente ha attirato la mia attenzione. Malcom Mc Laren si farebbe un mezzo sorriso. E francamente dopo tutta questa indie-noia fatta di forma, formine e formaggi, direi che un sano, anzi sanissimo, ritorno alla tradizione più classica e genuina delineata dallo stesso hit single, è quanto di meglio auspicabile per la musica italiana. Bobby Soul quindi, genovese, genoano e con alle spalle un curriculum vitae di tutto rispetto infarcito di collaborazioni illustri: Senzasciou, Blindosbarra, Roy Paci, Voci Atroci e altri tra i più importanti rappresentanti del rock indipendente italiano. Sul singolo Maschio #1 cosa c’è da aggiungere? Un titolo che non scandalizza certamente nessuno e che, per quanto mi riguarda, fa venir voglia di correre in edicola a comprare Men’s Health piuttosto che le solite riviste musicali.
SODAPOP: Bobby Soul, ma chi è il Maschio #1 ? Esiste? E se esiste è rossoblu oppure blucerchiato?
BOBBY: Eluderò la prima domanda dicendo che ho letto il blog a me relativo su Sodapop e la prima cosa che vorrei dire è che sono molto fiero di essere stato paragonato al mago Perseo, che al secolo fa Spagiari ed è stato mio compagno di giochi a San Giacomo di Roburent, luogo di vacanza dove i miei genitori mi portavano da bambino. Dovrò comunque necessariamente deludere l’intervistatore dicendo che il maschio numero uno è Genoano, non solo, direi Genoano-Zoroastriano, cioè iscritto al Genoa Club Zarathustra, i cui motti sono “E’ la stella che vogliamo” e “Lottare su ogni pallone come fosse l’ultimo” (Sigh! La prima picconata al mito N.d.R.).
SODAPOP: E’ stato un caso che io sentissi il pezzo. E’ partito tutto da un post nel forum di Sodapop dove un amico esecrava te, il video e il pezzo (almeno credo). Ma io, appena ho visto il clip su You Tube me ne sono follemente innamorato. Non so perché mi piace così tanto: chissà, forse vorrei essere io il maschio numero uno o forse ho scoperto il funky (mai apprezzato prima) direttamente da te. Qual è il tuo percorso musicale, in ambito funky e non?
BOBBY: Ho iniziato facendo lo speaker in piccole radio rionali, poi il deejay nei club del centro storico a fine anni ’80 (Lucrezia, Do It etc.) infine reclutato nello sfavillante mondo della musica underground genovese, Bob Quadrelli e Andrea Ceccon fra gli altri. L’amore per la black music nasce però molto prima e per cause che potrei spiegare così. Un giorno il mio professore di Italiano delle medie ci spiegò tutta la storia degli schiavi e del blues e io, che all’epoca ero molto sensibile, mi identificai così tanto con la loro sofferenza da diventare, prima un ascoltatore maniacale di tutta la loro musica, a partire dal blues del delta fino all’hip hop contemporaneo e, poi, della loro letteratura (in particolare i libri di Toni Morrison). Finchè qualcosa si è mosso in me e ho cominciato a cantare le loro canzoni, facilitato dal mio timbro vocale che è in qualche modo riconducibile a quello di un negro. Sono molto contento che tramite me tu abbia scoperto il Funk (sostantivo, funky è un attributo edulcorativo), una musica molto importante per la cultura nera che negli anni ’70 si liberava del vittimismo del Blues e del devozionalismo del Soul per approdare al malcolmiano Black Is Beautiful creando così un esplosione liberatoria e dionisiaca. Gli esponenti più importanti sono stati, oltre ovviamente a James Brown, soprattutto Sly And The Family Stone, gli psichedelici Funkadelic e il Curtis Mayfield di Superfly.
SODAPOP: Sul tuo sito, mi sono letto quello che chiami il bunker. Non sapevo della ragnatela di corridoi sotto Piazza della Vittoria, a Genova. Mi sono immaginato un mondo sotterraneo di band (il vero underground) sotto l’enorme piazza. Ma è davvero così?
BOBBY: E’ una bella immagine ma ti devo nuovamente deludere. E’ vero, ci sono molti bunker dai muri molto spessi ma l’habitat decisamente borghese della piazza è assai diffidente nei confronti dei musicisti e quindi ci saranno al massimo tre-quattro sale prove. Io stesso, che pure mi presento come affidabile, pur non essendolo, ultimamente sono stato allontanato e ora ho trovato ospitalità presso i miei amici di Oltreilsuono, nel Porto Antico. Ho vissuto un intenso periodo lì dentro, ero circondato da gruppi metal, ci sono molti più gruppi metal di quanto uno si possa immaginare. La cosa strana è che io sono stato cacciato e i gruppi metal no. (Giusto! Metal come gramigna! N.d.R.)
SODAPOP: Ma Bobby Soul ascolta solo soul? Questo è un sito di indie rock. Hai band favorite in questo ambito? Occhio a ciò che dici perchè ci sono un sacco di snob pronti a stoccarti.
BOBBY: Oh anche io sono molto snob e quando ero più giovane ero tremendo, se non condividevo gli altrui gusti partivo con la mia stucchevole prosopopea che infarcivo di informazioni approssimative e distorte. Io ascolto un po’ di tutto, ultimamente soprattutto il primo blues, Blind Lemon Jefferson e Robert Johnson, un po’ di elettronica e molta roba sconosciuta dai paesi più improbabili che trovo su Myspace (capisci quanto sono snob io, no?) Riguardo all’indie dirò due nomi molto banali (pronto ad essere nuovamente esecrato): Soulwax (specialmente i remix) e Stereophonics (che forse più che indie sono brit?).
SODAPOP: Tre figli, due mogli. Un povero ricco o un ricco povero? Io mi auguro con tutto il cuore che Maschio #1 venda un milione di copie e le possibilità ci sono. Come prevedi e com’è l’impatto con il pubblico? Airplay radiofonico ce n’è già su scala nazionale?
BOBBY: Ti ringrazio molto per l’augurio, spero mi porti culo, ne ho bisogno. Preciso, una moglie dalla quale sono separato e da cui ho avuto due figli ed una ex-compagna dalla quale ho avuto il mio terzo figlio. Non ho molti soldi, la mia ex-compagna però ne ha, la prima moglie è figlia di un minatore irlandese ed è quindi povera. Io lavoro molto e in qualche maniera me la cavo, ho mille risorse, sai… La canzone Maschio #1 è un atto di auto-accusa per non essere riuscito a tenere in piedi i miei rapporti con le donne ed è un monito al mio comportamento futuro, così ti ho spiegato come è nata… Poi le canzoni hanno una vita tutta loro e ognuno può interpretarla come meglio crede, il video ne da’ una visione da commedia all’italiana, io interpreto il ruolo di un impiegato frustrato che a un certo punto prende la scossa e diventa quella specie di imbecille vestito color crema. Quando l’ho visto la prima volta volevo denunciare il regista, Paolo Pisoni. Ho messo un mese a digerirlo, poi l’ho sistemato in rete e adesso mi piace molto, tanto più che ha suscitato reazioni da una parte entusiastiche e dall’altra indignate. Per quanto riguarda le radio ho avuto durante tutto il 2007 un notevole riconoscimento dalle radio indipendenti, dove sono stato nella top ten della IndieMusicLike, praticamente tutto l’anno con Dammi Un Brivido, con Sull’Onda Buona che ha vinto la classifica a Luglio e con Maschio #1 che è appena entrato nell’ultima classifica.
SODAPOP: Ma nessuno/a ti ha ancora accusato apertamente di divulgare uno sfrenato inno al maschilismo?
BOBBY: Sul mio sito qualcuno sostiene che sia la canzone più femminista che sia stata mai scritta in Italia. Io spero vivamente che mi si accusi di maschilismo, anzi forse pagherò qualcuno per farlo, tipo sarebbe perfetto se lo facesse Natalia Aspesi stimolata da una mia finta lettera sul Venerdì di Repubblica o la Pivetti in un qualche orrendo talk show televisivo, potrei sfruttare così l’onda montante contro il Political Correct (quest’onda è diventata ormai puro mainstream), vendere qualche disco in più e mantenere le mie famiglie con più agio, oltre naturalmente a sfruttare la mia visibilità con le donne.
SODAPOP: Come vedi attualmente la scena indipendente genovese? Che ne pensi di band ormai popolari nell’ambito come Ex-Otago, Port Royal e Enroco?
BOBBY: Port-Royal hanno fatto un buon disco e li ho visti dal vivo, anche gli Enroco mi piacciono, loro trasudano Genova. Non so molto degli Ex-Otago, anche se sono seguiti da Totò Miggiano che conosco bene. A me piacciono in particolare Vanessa Van Basten (che antipatico però che è lui) e Cut Of Mica. Stimo il mio amico Andrea Bruschi (vero Maschio #1) con i suoi Marti, decadentoni romantici che non sono altro, nell’elettronica occhio a Luca Tudisco e ai suoi moltelplici progetti e poi c’è tutto il giro hip-hop ragga che ruota attorno a Nio Siddharta, un tipo molto sveglio.
SODAPOP: Tra le tue infinite collaborazioni (Roy Paci, Bob Quadrelli, BlindoSbarra, Voci Atroci) quale ti piacerebbe ancora realizzare in futuro?
BOBBY: Ultimamente ho collaborato anche con Johnny dei Dirty Actions che, per chi non lo sapesse, è stato il primo gruppo punk genovese e uno dei primi in Italia (impreparati di funk, ma sullo sterrato non ci insegni l’ABC, Bobby caro N.d.R). Il mio sogno nel cassetto è fare un duetto con quella splendida icona gay palestrata che è Rais, l’ex cantante degli AlmaMegretta, un perfetto sequel di Maschio #1 sarebbe una nostra versione, chessò, di Malafemmena, per esempio, no?
SODAPOP: Cosa rappresentano i Draghi Rossi, ma soprattutto i Buchi Neri? Non credi si possa generare un equivoco (forse voluto) alla Elio E Le Storie Tese?
BOBBY: Vedi io scrivo molto dei miei quattro peli per non dire dei miei casini. Quando ho cominciato a concepire l’idea di fare un album mi trovavo veramente nella merda e scrivere canzoni è stata l’unica cosa che mi ha veramente salvato dai miei fantasmi (questo fa molto iconografia rock’n’roll). Comunque, questi fantasmi sono draghi rossi quando partono dalla mia epidermide e vanno verso l’esterno e buchi neri quando dall’esterno vanno fino al centro della mia psiche. Quindi in definitiva è un album molto eterogeneo che descrive le mie palesi contraddizioni. E’ un privilegio sapere che c’è gente che si interessa di questo. La metafora sessuale capisco sia evidente per quanto non voluta, d’altra parte tutto, se vogliamo, può essere una metafora sessuale se si ha una cultura materialista-freudiana come la mia (con però contemporanee ansie metafisiche catto e quel che è peggio catto-comuniste e – come ulteriore elemento di destabilizzazione – si è in più fan sfegatati di Abel Ferrara).
SODAPOP: Cosa ne pensi delle varie iniziative cittadine degli ultimi anni? Mi riferisco a Boa Goa, MuMu, Disorderdrama, Milk e Buridda.
BOBBY: Conosco bene Totò Miggiano, dicevo, Genova è assai punitiva, ogni volta che ha tirato fuori dal cilindro qualche nome difficile è andato a bagno, ma è un uomo che rischia e ha tutto il mio sostegno. Quest’anno necessariamente il BoaGoa è stato molto soft (peraltro c’ero anche io con il mio gruppo Les Gastones) e forse non potevano fare più di quello che hanno fatto finora. Mumu ricordo di avere visto gli Zu e i Port Royal, bella location Villa Croce, c’era anche il mio amico Deejay Capasoul e Howie B. Disorderdrama chi sono? Il giro dei Blown Paper Bags? Bravi loro anche se non so se gli sono simpatico. Milk è un bel buco nero e Buridda poco lo frequento, chiaramente perché non mi interessa la politica, essendo un piccolo borghese qualunquista e narcisista. Sto scherzando dai, direi che si danno molto da fare al Buridda, ci credono, vedo sempre programmazioni coraggiose. Io non voglio fare il solito genovese che si lamenta. Ci sono molte persone in città che fanno del loro meglio e io penso di essere fra loro.
SODAPOP: Un amico ha definito Maschio #1 come un “instant classic”. Ti piace come definizione?
BOBBY: Non posso che ringraziare il tuo amico.
SODAPOP: Ma tu ti senti un sex symbol?
BOBBY: Affatto. Direi che mi sento un filosofo, anzi un teologo delle relazioni sessuali fra uomo e donna e delle relazioni sessuali in genere…
SODAPOP: Viste le tue evidenti doti vocali, non hai mai pensato di abbbandonare definitivamente Genova, in virtù di qualche scalo, magari internazionale, più ricettivo verso la tua musica?
BOBBY: L’avrei fatto ma da quando sono felicemente diventato padre non posso permettermelo. Vado spesso a Milano e a Torino e tutto sommato a Genova non sto male. Ti ringrazio per l’apprezzamento per la mia voce, ci ho messo anni io ad accettarla.
SODAPOP: Non hai mai conosciuto Bobby Solo? Lui sa che esisti come cantante?
BOBBY: No, gli manderò una mail, chissà se fa come tutte le star e non caga, lui era l’Elvis italiano… Piuttosto esistono altri due Bobby Soul, uno è l’ex cantante dei Platters (te li ricordi: Only You e Smoke Gets In Your Eyes), l’altro è il tastierista di un gruppo ska italiano. Ho mandato ad entrambi una mail proponendo di fare un gruppo, THE BOBBYSOULS, ma non mi hanno risposto, peccato… Se mai mi citassero per utilizzare il nome altrui passerei al più raffinato Luigi (o Louis) TeKno, una miscela di funK, esistenzialismo e minimal, che ne dici?
SODAPOP: Riesci e vivere esclusivamente delle tua musica?
BOBBY: No, riesco ancora a fare molta musica ma lavoro anche come educatore, traduttore e ho pure un part-time di 6 giorni al mese molto figo in un call-center assai chic di Milano per il 70% pieno di belle ragazze e per il restante composto da gay dichiarati. Siamo solo due eterosessuali, di cui uno felicemente sposato e fedelissimo. Così chiudo in maniera direi discretamente paracula, sia per le ragazze del call-center che saranno lusingate (o disgustate?) e quindi più disponibili (o assolutamente inavvicinabili?) quando farò leggere loro questa intervista, sia per accreditarmi maggiormente come maschio #1 che, devo dire, ha i suoi lati positivi. Continuate ad esecrarmi.
SODAPOP: Ti auguro il meritato successo su scala nazionale e spero di poterti vedere dal vivo al più presto. Grazie Bobby!
BOBBY: E io ti ringrazio di cuore, spero di conoscerti di persona!