Robanera – Meco Discordia (Shove, 2013)

Pezzi avviluppanti quanto le spire di un pitone che ti si cementifica intorno alla gola fino a diventar pietra. E stavolta i Black Flag ci sono davvero: malevoli e strazianti come non mai. La band di Greg Ginn fu forse la prima a disossare i sabbat fino a farne polpette avvelenate di sludge: il sottogenere più senza speranza e claustrofobico che uomo abbia mai abortito. In questa sublime declinazione dovreste immaginate Rollins in facepainting per avere una pallida idea del mood che riesce a sprigionare la band in questi otto pezzi. Ciò che  è infatti importante specificare è proprio l’innegabile anima rock ‘n’ roll che contraddistingue l’intero lavoro, idealmente simile agli Entombed di Wolverine Blues quanto ai penultimi Dark Throne. I Robanera per certi versi potrebbero raccogliere lo scettro lasciato vacante dai The Secret, sebbene in questo caso, l’odore di zolfo sia davvero insostenibile. Profumo per ambienti allo zyklon b con una lacrima di Nerorgasmo.