Daniele Brusaschetto: ombre spalmate sui bordi dei pensieri

Difficile definire con poche parole la musica di Daniele Brusaschetto: il suo lungo percorso già dagli inizi mostrava un taglio molto personale e la tendenza ad amalgamare influenze diverse abbinandole ad una forte dose di personalità. Nei suoi dischi si possono trovare echi di elettronica, musica industriale, metal, indie, darkwave e molto altro, ma sempre imbrigliati e rimodulati dalla sua poetica. Daniele è uno dei più preziosi outsider della musica indipendente italiana che ci sia oggi in circolazione: gli abbiamo volentieri fatto qualche domanda, togliendoci anche qualche curiosità e approfondendo alcuni dettagli sul suo presente e passato.

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Robanera – Meco Discordia (Shove, 2013)

Pezzi avviluppanti quanto le spire di un pitone che ti si cementifica intorno alla gola fino a diventar pietra. E stavolta i Black Flag ci sono davvero: malevoli e strazianti come non mai. La band di Greg Ginn fu forse la prima a disossare i sabbat fino a farne polpette avvelenate di sludge: il sottogenere più senza speranza e claustrofobico che uomo abbia mai abortito. In questa sublime declinazione dovreste immaginate Rollins in facepainting per avere una pallida idea del mood che riesce a sprigionare la band in questi otto pezzi.

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Chambers – La Mano Sinistra (To Lose La Track, 2012)

In inglese sarebbe “left hand”..e per i più metallari là fuori potrebbe essere un richiamo al Left Hand Path con cui gli Entombed dimostrarono al mondo di esser dei fuoriclasse. Ad ogni modo i Chambers con gli “intombati” non hanno nulla a che spartire, trattandosi di un gruppo screamo-core che qualcuno di voi ricorderà per essere ex Violent Breakfast. Da quei tempi di acqua sotto ai ponti ne è passata e si sente.

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