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Erdem Helvacioglu & Per Boysen – Sub City 2064 (Bimm, 2010)

Con mostruoso ritardo mi appresto a recensire questa collaborazione che mette assieme il compositore turco, che i più attenti di voi ricorderanno recensito in alcuni vecchi lavori su questa stessa webzine e lo svedese Per Boysen, che per quanto a molti non dirà nulla è un musicista che ha lavorato a diversi progetti, preminentemente in studio e su materiali fra musica sperimentale e colonne sonore. Diversamente dai precedenti lavori che abbiamo recensito di Erdem Helvacioglu, in questa collaborazione le atmosfere si fanno molto più rarefatte e cupe, non sempre dense, ma senza dubbio la copertina degna di Blade Runner la dice lunga sul contenuto del CD.

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Johnny Grieco – Affanno D’Artista (Snaps, 2009)

Il leader e indiscusso frontman dei Dirty Action torna con un lavoro che fin dalla cover è una dichiarazione d'intenti: un pelo pubico. Affanno D'Artista o artista in affanno? Talvolta il confine tra genio e cretinismo è sottile quanto una sfumatura marrone su di un panno bianco. Certo, Genova non è mai stata parca di interpreti, giocolieri, imbonitori e guaritori: fa piacere che anche oggi le cose stiano così. E' difficile capire cosa si agiti nella testa di Gianfranco/Johnny Grieco: sicuramente è un twist tutto suo.

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Dino Betti Van Der Noot – God Save The Earth (Sam Production, 2009)

Nel caso di God Save The Earth ci troviamo di fronte ad un disco che bene o male bazzica l'ambito jazz, quanto meno a giudicare dai nomi dei molti musicisti coinvolti, nonché per una parte della sua estetica fino ad arrivare alle stesse note di copertina, redatte da uno dei nomi storici del giornalismo jazz italiano come Fayenz… senza dimenticare che Betti nel 1987 ha vinto il premio Arrigo Polillo. Fatta questa premessa, se si fa esclusione dell'accento della maggioranza dei musicisti, il jazz in realtà è giusto uno dei colori della tavolozza di Dino Betti e non ci vuol molto a capirlo, bastano alcune tracce.

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vincenzoramaglia

Vincenzo Ramaglia – Formaldeide (Autoprodotto, 2007)

A volte mi stupisco del potere del caos mediatico, della scarsa attenzione che viene prestata a certi generi e della mia ignoranza (che quel tizio diceva che "rende forti"), così accade anche che a Sodapop vengano anche inviati materiali come quello di Vincenzo Ramaglia e non lo dico facendo della facile ironia, anzi, il problema è quello opposto, ovvero che il nostro grande capo è tutt'ora oberato di "rock targato Italia", più che di lavori del genere. Ramaglia, per la cronaca è uno che esce dal Santa Cecilia di Roma, lo stesso da cui è uscito quel tizio che si chiama Morricone e tutto sommato si sente, tant'è che state pur certi che si tiene ben lontano plasticoni da quei pianoforti digitali stile Vangelis di quart'ordine (l'originale ha fatto anche dei gran bei dischi) o dalle registrazioni immonde che rovinavano Trovajoli, Piccioni e simili durante gli anni Ottanta.

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