Bill Dolan - JBe

Bill Dolan / JBe Split 7″ (Sixgunlover, 2010)

Che se c'è un gruppo che non ho mai capito perchè non è capostipite di una filiazione di dei in terra osannati da stuoli di fan in delirio sono i 5ive Style. Si che erano una delle band divertissement di gente che gravitava lateralmente nel post rock era Tortoise della Windy City, ma, cavolo, erano si e no, su per giù, altresì geniali. A lezione da Fahey come i Gastr Del Sol ma con un tocco da tradizionale Americana che lasciami stare, pop puro e leggero, divertente. Amabile direi.

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King Suffy Generator – 60 Minutes Circle (Escape From Today, 2009)

Se l’ascolto delle prime battute di 60 Minutes Circle potrebbe frettolosamente far pensare ad un classico gruppo post rock (e qui mi viene in mente che le parole "classico" e "post rock" dovrebbero essere in un certo senso antitetiche, o perlomeno così era alle origini, quando non c’era nulla di classico in certi suoni) subito ci si accorge dell’errore. Se proprio vogliamo parlare di post rock lo dobbiamo fare nell’accezione di musica completamente strumentale, o comunque pensarlo nell’interpretazione che ne hanno dato gruppi come i Tortoise, o più recentemente Exploding Star Orchestra, non intendendo con questo dire che i King Suffy Generator suonino esattamente così, è più un discorso di mood comune, di intenzioni.

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Aucan – Dna EP (Africantape/Ruminace, 2010)

È un laboratorio, questo EP, dove gli Aucan manipolano il proprio codice genetico partendo dal presupposto che "il domani è oscuro. Ed è elettronico", urge quindi evolversi per affrontarlo. Dopo aver ascoltato questi cinque pezzi sono portato a pensare che i due aggettivi vadano letti in opposizione e che, attraverso un suono che si è fatto più sintetico, ma non freddo né meccanico, il gruppo si muova per dissipare l'oscurità in quella che è, a tutti gli effetti, terra di nessuno.

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Rollerball – Two Feathers (Wallace, 2009)

Ecco qui il "solito" disco dei Rollerball che è come dire il solito disco dei Portishead o dei Tortoise, infatti difficilmente scendono sotto il livello medio delle loro produzioni e quindi si parla di roba mediamente bella, come sempre. Per quanto non sia convinto del fatto che si tratti del migliore disco dei Rollerball (che forse è Behind The Barber) oltre che molto piacevole da ascoltare si tratta di uno dei dischi più semplici e più raffinati della loro carriera. La voce di Mae Starr suona sempre più fine, tanto come è vero che ogni tanti imbrocca delle melodie che lasciano al tappeto, come ad esempio il finale della quarta e la settima traccia (non scrivo i titoli solo perché il font simil egizio che hanno utilizzato non è il massimo della vita da leggere).

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