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LvQ – (Y) (Autoprodotto, 2009)

Il passo più duro è stato mettere il CD nel lettore, superando la paura di trovarsi davanti all'ennesimo gruppo di metallari nati troppo tardi per gareggiare con Steve Vai e ridottisi a torturarci col math più pirotecnico. Ad alimentare i timori era la copertina dalla grafica "tecnologica" e la formazione, tipico terzetto rock affiancato da ben due postazioni di elettronica. Invece, poiché la fortuna aiuta gli audaci, i LvQ battono tutt'altri lidi e sono un ascolto davvero piacevole.

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The Bitter Tears – Jam Tarts In The Jakehouse (Carrot Top, 2009)

Chicago, si sa, è considerata da almeno vent'anni a questa parte come una vera e propria Mecca di un certo tipo di sound a metà tra le elucubrazioni noise (vedi Shellac) e le movenze sbilenche di derivazione krauta tipicamente post-rock (leggasi Tortoise). Di recente, poi, si sono aggiunte al quadro le sfuriate atmosferiche di bands come i Pelican, che non hanno fatto altro che donare alla Windy City un'aura ancor più "sperimentale". Ma, ovviamente, nella capitale dell'Illinois c'è anche molto altro, ed ecco giunto un motivo valido per far luce su quest'altra faccia della medaglia.

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Tapso II – S/T (Tapso, 2009)

Clamoroso al Cibali: anche la scena indipendente italiana si fonda su hype e mode che poco hanno a che fare con l'effettivo valore della musica. Così, passato il momento di "Catania, Chicago d'Italia", che una decina d'anni fa concedeva ad ogni gruppo della città etnea almeno una piccola ribalta, magari non sempre giustificata, si cade ora nell'eccesso opposto e validissimi gruppi restano nell'ombra, conosciuti solo dagli ascoltatori più attenti o fortunati.

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The Lodger - Flyer

The Lodger + Je Suis Animal + Esiotrot + Mexican Kids At Home – 06/02/09 Bardens Boudoir (Londra)

Colgo l'occasione di una recente visita nella capitale dell'impero, quello del bene, e cerco di orientarmi rispetto alle nuove coordinate di una città che "ogni tre anni cambia tutto". Sono circa sei anni dall'ultima volta e, quindi, deduco che due cicli di rinnovamento basteranno ad aver spazzato tutti quei pochi punti di riferimento che ancora avevo. E, infatti, ben poco è rimasto e, ancor meno, è destinato a rimanere. Architettonicamente, a livello di locali, negozi e persone. Ma anche nei gusti di un pubblico eterogeneo al massimo, di provenienze disparate e gusti di ogni sorta. Prendiamo ad esempio il britpop: per come lo intendevamo, si è diviso in due tronconi ben definiti: il mainstream riconosciuto in quanto tale, più rock e vendibile, e l'indiepop legittimamente figlio della defunta Sarah e della mai del tutto sopita e ventennale Slumberland.

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