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Messa In Piaga – S/T (Autoprodotto, 2013)

Ennesima sbrodolatura scatologica per Hugo Bandannas ed Alessandro Scotti arrivati qui finalmente dopo mille sforzi ai minimi storici. Del resto la costanza e la dedizione pagano quasi sempre. L’eclettico duo milanese prende i primi Suicide, li lobotomizza (ma ce ne era davvero bisogno?), li passa prima attraverso una vecchia radiolina con un solo auricolare e poi li butta in mare aperto avvolti in un sacchetto di plastica. Ecco chi sono Messa In Piaga: sono uno di quei sacchetti che strozzano i grandi cetacei e li spiaggiano dinnanzi a bimbi divertiti.

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Spam & Sound Ensemble – S/T(Retroazione/Tannen, 2013)

Ivan Antonio Rossi è fonico e produttore di comprovata esperienza, attivo coi nomi più disparati, dai Pooh agli Zen Circus, dai Virginiana Miller ai Bachi Da Pietra. Proprio Dorella e Succi lo aiutano in questo progetto musicale piuttosto eclettico, in cui Rossi può mettere a frutto anni di esperienza ad alto livello cimentandosi con scrittura e arrangiamenti, oltre che con le mansioni che gli sono proprie.

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Tutner Schimana – Dope Beat Rosengarten (Chmafu Nocords, 2012)

Già un’altra volta, per il disco del Pivot Quartet, la Chmafu aveva dato alle stampe il lavoro di musicisti incontratisi nel contesto di un festival, occasioni che evidentemente in Mitteleuropa sono assai frequenti. Nel caso di Elisabeth Schimana (Digital Rose Garden) e Gernot Turner (Heavy Dope Beats) galeotto fu il New Music for Data Base Sound festival di Lubiana: Dope Beat Rosengarten è il risultato di quell’incontro.

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Xabier Iriondo – Irrintzi (Brigadisco/Wallace/Phonometak/Santeria e altre, 2012)

Il primo album solista di una delle figure più presenti, in molteplici vesti, nel giro indipendente italiano è certamente un evento, che viene onorato con un insolito doppio vinile in cui ogni disco presenta un lato inciso e uno serigrafato: sul primo troviamo pezzi originali, sul secondo cover. Ad accompagnare il musicista sono, di volta in volta, i compagni di tante passate (e future) avventure. L’operazione è ad alto rischio autocelebrazione, e in effetti la cosa non viene del tutto elusa, ma l’album riserva comunque qualche sorpresa. Irrintzi è concepito come un autoritratto che mostri le molteplici facce di Xabier Iriondo, così come le sue fonti d’ispirazione, sacrificando la scorrevolezza dell’ascolto a favore di un percorso a zig-zag che contribuisce a integrarne la discografia e la biografia, andando a colmare alcuni vuoti.

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