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Balmorhea – Rivers Arms (Western Vinyl, 2008)

Quando la Western Vinyl mi ha contattato per recensire i Balmorhea ero un po' titubante, ho visto che in catalogo avevano dei gruppi interessanti anche se forse non è proprio il pane quotidiano. Devo essere sincero, nonostante il fatto che avessero in catalogo anche Bexar Bexar, che mi era piaciuto parecchio, mi ha fatto temere che si trattasse dell'ennesima mattonata indie di quelle che "faccio pop ma non troppo perché sennò poi nel giro dicono che voglio diventare famoso… e che sì, lo voglio diventare ma meglio nasconderlo bene". Invece alzo le mani: "touchè", ho sbagliato tutto: non che il disco non sia indie melodico (e per altro così melodico che i Califone sembrino gli Slayer di Hunting The Chapel), il fatto è che è davvero bello e da come suona mi verrebbe da azzardare che sia anche musica parecchio genuina.

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Child Abuse – S/T (Lovepump United, 2007)

Una copertina da togliere il sonno al vostro nipotino, nonostante il blasonato autore, e un disco da ascoltare a testa in giù, in un pentolone di pece, nel girone dei malati di videogiochi. Il lavoro è molto interessante e questo manipolo di Brooklyn, quasi al debutto, sa il fatto suo. Suonano bene, precisi, originali, ma, per quanto mi riguarda, hanno lo stesso identico problema dei Locust (poi non così lontani, perlomeno ideologicamente): sono freddi.

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AA.VV. – No Abiding Place (Afe, 2006)

Sebbene non si possa parlare di un who’s who della dark ambient, No Abiding Place comprende alcuni dei nomi più importanti del settore, dal tedesco True Color Of Blood a Subinterior, da Bad Sector ad Amon. Solita confezione stilosa ed edizione limitata in duecento copie che molto probabilmente verranno bruciate in un batter d’occhio visto che l’intestino del circuito non è per nulla pigro. Il livello di molte tracce è notevole per quanto parecchi pezzi possano risultare tutto sommato scolastici, eppure fra un’ambientazione e l’altra ci sono piccole sorprese e riconferme.

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Nick Hornby – 31 Canzoni (Guanda, 2003)

Se per molti Alta Fedeltà è il libro che parla della loro passione per la musica, per me non è stato per nulla così: Nick Hornby metteva in luce tutti i tic dell'appassionato di musica, tratteggiando un personaggio per nulla positivo. Insomma, mi sembrava che gli appassionati di musica, un po' tutti e non solo il protagonista, ne venissero fuori come degli egoisti sempre pronti a preparare un mix tape invece di affrontare sentimenti e problemi; in più il romanzo non mi faceva impazzire anche perché descriveva cose sentite, vissute e ancora vive per me: preferisco di gran lunga i ricordi delle mie emozioni alla scrittura di Hornby, un po' piatta per i miei gusti. E stavolta, con 31 Canzoni? Conferma piena dei miei pregiudizi.

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