Growing All The Way

Growing – All The Way (Social Registry, 2008)

Mi ricordo ancora la prima volta che mi hanno imposto l'ascolto del Dream Syndicate con Tony Conrad e La Monte Young. Il fastidioso senso di già sentito, reminescenza di anni di "alza i piedi che passo con l'aspirapolvere" di matrigna memoria, mi allontanò per lungo tempo dalle melme di certe sonorità rumoristico-reiterative. Tuttora preferisco quando certe composizioni vengono ricondotte a valori di riferimento più immediatamente rimasticabili dai miei gangli nervosi, come ritmo o melodia. Non è compito facile impedire alla manina di distruggere, dopo l'eject, il disco in ascolto.

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La Route Du Rock – 14-16/08/08 (Saint Malo – FR)

Il programma del Villaggio Vacanze medio, secondo una ricerca francese, prevede un cartellone di eventi di qualità, un accesso pressocchè continuo al portafoglio del cliente, clima umidiccio tendente alla pioggia, caffè praticamente decaffeinato e tanti francesi. In Bretagna, dopo un viaggio della speranza di venti ore stipati in un furgone a GPL, siamo andati a vedere cos'è che fa muovere alcune migliaia di cugini d'Oltralpe ogni anno, da diciotto che lui ne ha. Probabilmente mi aspettavo un carrozzone più ludico/circense, alla Reading per intenderci, da un festival che compie la maturità nel corrente 2008. Deve essere per questo che mi ha un po' stupito la formula di una dimensione relativamente contenuta; per chi ci andò si parla di uno spazio poco più grande di quello che, qualche anno fa, ospitò Rockaforte nei pressi di Verona.

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Vincenzo Ramaglia – Formaldeide (Autoprodotto, 2007)

A volte mi stupisco del potere del caos mediatico, della scarsa attenzione che viene prestata a certi generi e della mia ignoranza (che quel tizio diceva che "rende forti"), così accade anche che a Sodapop vengano anche inviati materiali come quello di Vincenzo Ramaglia e non lo dico facendo della facile ironia, anzi, il problema è quello opposto, ovvero che il nostro grande capo è tutt'ora oberato di "rock targato Italia", più che di lavori del genere. Ramaglia, per la cronaca è uno che esce dal Santa Cecilia di Roma, lo stesso da cui è uscito quel tizio che si chiama Morricone e tutto sommato si sente, tant'è che state pur certi che si tiene ben lontano plasticoni da quei pianoforti digitali stile Vangelis di quart'ordine (l'originale ha fatto anche dei gran bei dischi) o dalle registrazioni immonde che rovinavano Trovajoli, Piccioni e simili durante gli anni Ottanta.

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Gregor Samsa – Rest (Own, 2008)

I Gregor Samsa tornano con un nuovo disco, dopo il bellissimo 55:12. Per fortuna non ripetono esattamente la formula con cui il loro nome ha cominciato a girare negli ambienti indie (dove invece la ripetizione, ahimè… è di casa), anche perché sarebbe stato difficile doppiare un disco così bello: e non cambiano neanche troppo, restando così in equilibrio nel mezzo e indovinando le carte per non annoiare ma allo stesso tempo non deludere, mossa che li mostra intelligenti da un punto di vista musicale, e allo stesso tempo felicemente fuori moda nel non mescolare postfunk o postfolk o qualche altro trend al loro suono.

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