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Apart – Digital Frame (KrysaliSound, 2010)

Creatura personale di Francis M. Gri, Apart suona in bilico tra morbida elettronica e malinconie post rock. A farla da padrone in Digital Frame è il piano, che tratteggia melodie minimaliste/classicheggianti intrise di spleen, sorrette da intriganti intelaiature elettroniche. A tratti compaiono delle chitarre, mai sopra le righe, opportunamente dosate a sottolineare certi passaggi in crescendo e, in un paio di occasioni, una voce eterea che sembra rimarcare indubitabili influenze Sigur Ros.

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Sean Carey – All We Grow (Jagjaguar, 2010)

Non sempre le cose sono come sembrano: Sean Carey è sì il batterista dei Bon Iver, ma per nostra fortuna nel suo disco d'esordio non ripropone i canoni della sua band più nota… Non sapete chi sono i Bon Iver? Non avete letto in giro la storia del tipo che, lasciato dalla fidanzata, si è recluso per l'inverno in una baita a comporre un intero disco sull'argomento? Non sapete cosa vi siete persi: indie folk "canonico" e soprattutto un mare di hype. Consiglio invece di non perdervi questo disco, perché All We Grow è fatto di ben altra pasta.

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Balmorhea – All Is Wild, All Is Silent Remixes (Western Vinyl, 2009)

É la seconda volta che mi trovo a recensire un disco di questo gruppo americano per Sodapop, nel primo caso si trattava dell’esordio, in questo secondo giro di boa si tratta del cd dei remix tratti dal secondo disco. Non ho mai sentito le versioni originali di questi pezzi e qui si pone una domanda interessante: è importante sentire le versioni originali dei pezzi per valutare un cd di remix? Risponderei con un diplomaticissimo: sì, no, forse.

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Il Cielo Di Bagdad – Export For Malinconique (Recbedroom, 2008)

Il titolo dell'album chiarisce immediatamente il concetto, il perno su cui ruota il disco, il centro di gravità permanente, la pietra angolare su cui poggiano i nove pezzi dell'album è la malinconia. Malinconia che si esprime sostanzialmente sotto forma di melodie gentili e a tratti barocche, suoni rotondi e pieni: wurlitzer, glockenspiel e piano elettrico compaiono in più di un pezzo a caratterizzarne l'umore principale. Mai sopra le righe ed educatamente ordinato, cinematico e sognante, Export For Malinconique segue nel dettaglio le linee guida dettate più di un decennio fa da Mogwai e Sigur Ros, meno elettrico dei primi e più elettronico dei secondi, e in ciò è una garanzia di fedeltà: momenti di quiete e pacate esplosioni si susseguono in quantità paritarie.

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