Stato Nero – Zernar: La Grande Estasi Dell’Intagliatore (Dischi Bervisti, 2023)

È una brutta storia quella messa in scena dal duo pordenonese Stato Nero (Sigma e Omega, già con Sick Tamburo, Ulan Bator e Debora Petrina), una storia di provincia (sebbene al tempo di risonanza nazionale) di quelle capaci di rivelare lo spirito di un intero Paese. È la vicenda della serie di attentati esplosivi che, dal 1994 al 1996 e poi dal 2000 al 2006, si sono susseguiti fra le province di Pordenone, Venezia, Udine e Treviso, ferendo, anche in modo grave, una quindicina di persone e creando un clima di insicurezza, se non di panico, in tutta l’area; con poca fantasia (e parecchia sciatteria) la stampa ribattezzò Unabomber il misterioso terrorista che agiva senza un movente chiaro e che non ha mai rivendicato le proprie azioni. Ma quella raccontata in Zernar: La Grande Estasi Dell’intagliatore, e che di fatto giustifica il titolo, è anche la storia di un tentativo di depistaggio (specialità della casa del Paese che si diceva) che porta alla condanna di un ispettore di polizia e al risolversi in nulla delle indagini.
Mosso dall’idea di non dimenticare, Stato Nero ha ricercato e raccolto notizie, interviste, servizi giornalistici e field recordings e li ha certosinamente montati su una base a sua volta eterogena: un tessuto composto, di volta in volta, da chitarre noise in libera uscita, spipoli elettronici, ruvide cadenze di rumore post-industriali, ritmi ora freddi e metronomici ora metallici e irregolari, su cui si innestano registrazioni ambientali (campane, traffico interurbano, cinguettii, sirene…) e campioni di dichiarazioni delle forze dell’ordine, testimonianze delle vittime, servizi dei telegiornali. Il risultato non è ascrivibile a un genere e non è facile trovare paragoni: siamo in una terra di nessuno fra la colonna sonora, il radiodramma e un album di musica concreta, che il duo definisce – ci può stare – docunoise.
Il disco (in senso lato: il supporto è una cartolina con immagini argentiche sulla quale è retro-stampato un codice per l’ascolto e il download e ci sarà solo una limitatissima tiratura in cassetta) necessita di un po’ di tempo per essere compreso appieno, perché se ne possa cogliere ogni elemento ed ogni sfumatura, ma anche allora non pensiate di avere il quadro completo della vicenda: non credo sia questo l’intento di Stato Nero. Quello che Zernar: La Grande Estasi Dell’Intagliatore fa esperire senza mediazione è la paura, Il senso di insicurezza, la confusione che sconvolgono la tranquilla monotonia della vita di provincia, cambiandola per sempre: attraverso la combinazione di elementi descrittivi (field recording e campionamenti) ed espressivi (musica e rumori) ci caliamo nel tempo e nello spazio della vicenda e la trasponiamo nel presente. Badate bene, non è un semplice divertissement, un esercizio di immersione dopo il quale tornare pacificamente all’oggi, ma la dimostrazione che l’irrazionale esiste e può irrompere in ogni momento nel quotidiano.
Tuttavia questa è solo un’ipotesi interpretativa di un’opera che può certamente ammetterne altre: quella del bombarolo del nord-est è, fra tutte le drammatiche vicende dell’Italia degli ultimi cinquant’anni, non la più tragica ma certamente la più sconvolgente per la difficoltà di formulare teorie e ipotizzare moventi ed è inevitabile che, un lavoro che vi si immerge così in profondità, faccia sue, in qualche modo, queste incertezze e questa oscurità. Un’oscurità nella quale ci si addentrerà ulteriormente con i live, che si annunciano come performance ricche di visuals e col diretto coinvolgimento del pubblico: dopo aver sentito l’angoscia dentro, la si toccherà con mano.