Dalla provincia dell’impero ritorna il terribile trio sempre carico di nostalgico NWOBHM in chiave romper stomper. Ma, ricapitoliamo il percorso che ci ha portato all’indicativo presente. Nel 2012 avevamo lasciato il (relativamente) giovane ensemble di Colleferro con Approdo su Hanged Man, dove finalmente si suggellava la fusione tra la New Wave Of British Heavy Metal (Iron Maiden, Judas Priest) con l’ italico orgoglio Oi (Colonna Infame). Un’ (auto)ironia fuori del comune e un intelligentissimo songwriting contribuivano a rendere appetibile il prodotto anche fuori da generi e scene poco ricettive verso le contaminazioni. Approdo come traguardo (scusate il gioco) è stato una tappa fondamentale per la band che lo ha quindi promosso per due anni con esibizioni live su e giù per lo stivale. Un cambio di batterista e due sette pollici (tra cui uno split con gli Ultimi) ci porta a questo Ziggurath: 666 copie in vinile con cd in omaggio. Sembrerà banale a dirsi, ma questo è l’album della maturità artistica, addizionato da una maggior “vena pop” che non guasta minimamente, ma contribuisce a rendere ancor piu anthemiche tutte e undici le tracce. A chi si domandasse che cosa troviamo di tanto speciale nel Plakkaggio rispondo con due punti lapidari: sono campanilisti allo spasimo, ma non in relazione a Miami bensì a Colleferro (andatene a studiarne l’inquietante storia). E poi sono divertenti: giocano con l’immaginario metal degli ultimi trent’anni come un bambino lo farebbe con il pongo, modellandolo e allungandolo fino a creare situazioni e personaggi assurdi, ma mai forzati o pesanti. Impossibile non menzionare la cover da lacrime di Questi Anni degli 883. A questo punto non so più se questi ragazzi sono skin, coatti, metallari, se ce sono o ce fanno. Di una cosa però sono sicuro: il Plakkaggio ha il rock e chi ama il rock deve amare il Plakkaggio. Ad maiora!