Pink Mountaintops – 21/05/09 Interzona (Verona)

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Dopo i recenti fatti di cronaca a Verona, se per strada uscendo da un pizzeria ti chiedono una sigaretta, un po' di disagio lo percepisci nel rispondere: "Mi dispiace, non fumo… ehm, non le ho". Soprattutto se poco prima hai fumato una sigaretta scroccata al tuo amico in parte. L'Interzona era ancora semideserto, ne ho approfittato per prendere una maglietta, visto che i CD  di Outside Love, il nuovo bellissimo album dei canadesi Pink Mountaintops, (capitanati da Stephen Mc Bean, con un buon 2/3  dei Black Mountain), erano già esauriti. Rimane solo qualche copia del precedente Axis Of Evol. La maglietta era semplicissima: tre lettere gialle sul petto, "PMT". Troppo da hippie l'altra, invece, con un bel 69 a caratteri cubitali. Acquistandola in fretta e furia, mi sono reso conto solo dopo che quel 69 che non volevo sul petto me lo sono ritrovato, ancora più grande, stampato sulla schiena. Pace fratelli, oramai l'acquisto era fatto e il concerto stava iniziando. Dentro Interzona non si poteva proprio respirare, colpa di un caldo anomalo. La band inizia con una lunga intro per poi attaccare sul serio con il brano Axis: Throne Of Love, la prima track del nuovo disco. Il gruppo ha qualche problema coi volumi, il violino e la voce della vocalist –  Amber Webber? Mi è montato qualche dubbio in proposito –  praticamente non si sono  sentiti per un paio di brani. Poi arriva la farfisa, che non vuole accendersi e le due ragazze, sul palco a piedi nudi, si guardano smarrite mentre gli altri quattro continuano a suonare. A ciò, e considerate le temperature infernali, si aggiunge una continua quanto inascoltata supplica del gruppo per far abbassare i faretti che stavano per cuocere lentamente bassista e vocalist: "killer lights" dirà alla fine il bassista esausto, indicandoli.
La parte centrale del concerto prende la sua buona rivincita, i suoni si fanno più hard rock, più dilatati senza mai ammiccare allo stoner. I 40/50 presenti cominciano ad apprezzare.  Non mancano le sensazioni di trovarsi in una immaginaria jam session tra pink______________mountain______________interzonaBlack Crowes e Arcade Fire, per i violini e le voci angeliche. Speravo in qualche svarione di chitarra nei pezzi più tirati, sullo stile dei possenti Black Mountain, ma in effetti il gruppo non è questo. Passati in rassegna i brani dell'ultimo disco, il cantante tra una canzone e l'altra sembra divertirsi a prendere in giro il giovane batterista, o perlomeno gli invidia l'età (anche se con la barba a me sembrava molto più vecchio):  ‘sti kids con "twentyfuckingthreeyears" fanno quel cazzo che vogliono sembrava dire, ridendo come un maiale.
Insomma il gruppo c'è, ma è un po' moscio come presenza e alla fine, non dà quella scossa che ti saresti aspettato e tra il pubblico un paio di "butei" gridano alle ragazze per tutto il concerto "nude, nude!" con delle urla davvero disumane. Se una delle ragazze fosse inavvertitamente caduta dal palco, non sarebbe risalita viva, credo. Un po' come capitò a un concerto dei Death SS, mi hanno raccontato. In fase conclusiva arriva il pezzo più bello mai scritto da un po' di tempo a questa parte: Outside Love con la sua giusta carica di pathos. Peccato che l'altro bellissimo brano contenuto nell'ultimo lavoro della band While We Were Dreaming (quasi un pezzo dei Low per intensità e bellezza cristallina) non sia proprio stato inserito in scaletta. Un breve bis di routine e tutti a casa che il giorno dopo si lavora. Molto amaro in bocca,  c'è la sensazione che qualcosa sia mancato o forse le aspettative erano diverse, colpa di un disco che, ripeto, è uno dei più belli ascoltati in questo strano 2009.