Ho visto i Karma To Burn una volta sola, nel 1998, al Continental di New York e ricordo ancora il mio totale sconcerto di fronte all’esibizione totalmente strumentale del terzetto al seguito del meraviglioso esordio su Roadrunner. Il bassista cercò di farmene una ragione spiegandomi che la personalità della band consisteva soprattutto nel non avere un cantante e dell’essersi dovuti piegare a determinate esigenze per poter far uscire il primo disco. In effetti con il tempo sono riuscito ad apprezzare in pieno il terzetto della west virginia proprio per l’assenza di voce lasciandomi piuttosto cullare dentro le tipiche cavalcate un po’ sbilenche e mai scontate nelle dilatazioni e nelle conclusioni. Anche in Slight Reprise i pezzi hanno come titolo semplici numeri e talvolta sono nuovi arrangiamenti di vecchi lavori, ma il lavoro in ogni caso non scade mai permettendo altresì di assorbire con nitidezza il fragore della Les Paul di William Mecum. Un hard/stoner che non vi deluderà, statene certi.