Ieper Hardcore Fest 2012 – 10-12/08/12 Ieper (Belgio)

ieperfest2012

In questo 2012 ricorre il ventennale dello Ieperfest e gli organizzatori hanno scelto una scaletta celebrativa: di conseguenza ci sono nomi di grido e vecchie glorie a mettere in mostra presente e passato dell’hardcore e non solo, in un’ottica che rispetti i gusti del pubblico “estremo” belga, che non fa mistero della predilezione per i suoni pesanti e grezzi. Personalmente sono un neofita di questo festival e non ho vissuto né gli esordi a nome Vort’n Vis, né la vecchia location più ridotta “dei bei vecchi tempi” e quindi vedo lo Ieperfest solo così com’è oggi: un festival in equilibrio tra il piccolo cerchio di iniziati e il mega raduno oceanico. Non è facile riassumere la girandola di sensazioni di questi tre giorni a Ieper con un resoconto sequenziale, per cui eccovi sviscerate sensazioni, descrizioni e commenti dis-ordinati per temi.

NYHC e derivati.
New-York-Hard-Cooore! Circle pit! Circle pit! I belgi vanno definitivamente matti per i gruppi pieni di “thug guys” coi bandana e quindi qui le band di quel genere l’hanno fatta da padrone: a partire dai nomi storici fino ad arrivare alle nuove leve, passando anche per qualche pacco. I Sick Of It All dimostrano di non sentire il passare del tempo e suonano compatti e veloci, mai statici sul palco, con Lou Koller a dirigere le danze, scherzare con il pubblico, correre come un matto e… urlare nel microfono ovviamente! Senz’altro uno show hardcore ma da veri entertainer all’americana, ben congegnato e divertente. Altro sono invece gli Agnostic Front, in cui Vinnie Stigma fa la macchietta e Roger Miret cerca di tirare fuori un po’ di voce dal panzone, ma senza esito: musicalmente poco interessante, ma la devozione del pubblico, lo stage diving frenetico e Gotta Go con almeno cento persone sul palco (guardate qui) hanno trasformato il loro set in una cosa a cui vale la pena dare una occhiata e farsi due risate (anche se in questo senso il massimo è stata la patetica intervista pomeridiana di Stigma, tra banalità, autoreferenzialità e comicità involontaria). Tra le band più giovani invece la palma dei migliori va agli inglesi Knuckledust, decisamente molto grezzi e diretti, ma davvero micidiali, precisi e spietati dal vivo per uno dei set migliori di tutta la tre giorni, adrenalina a mille! altro personaggio interessante è quel Lord Ezec aka Danny Diablo che ha cantato addirittura con due band lo stesso giorno, Skarhead e Crown Of Thornz: voce tutta gutturale, grande grinta, ottima tenuta di palco, sguardo feroce, piglio da ragazzo di strada molto autentico. In un tripudio di unity, hardcore family e positività molto apprezzato è stato il giudizio sincero di Jay Pepito (dei rocciosi e metallici Regin Supreme, niente male) che dal palco ha bollato come ridicole certe pose da amiconi preferendo una bella dose di nichilismo. Tutti di un pezzo (anche musicalmente), molto diretti ed onesti sono invece sembrati i Terror, attesissimi qui a Ieper e non per caso: il loro show è stato un vero macello e loro hanno fatto una bella figura dal vivo.

Personaggi da festival.
ieperfeststagedivingOgni festival che si rispetti ne ha, e qui la palma d’oro la vince senza dubbio il mitico Dr.Love (nella sua tipica tenuta col costume rosso, che potete riconoscere qui e soprattutto qui) principe dello stage diving senza sosta, grande interprete vocale dei più disparati gruppi a cui arrivava addirittura ad implorare sul palco un passaggio di microfono (le gag inscenate con Converge e Sick Of It All sono state grandiose). Da citare anche la coppia di junkies sempre strafatti a tutti i costi e il signore sui duecento chili che si è tuffato nudo su una folla disgustata durante il set dei Bolt Thrower, esibendosi prima in un terribile spogliarello sul palco durante una efferata canzone dei mostri sacri del death metal warhammer.

Il death metal.
Elemento presente in forma massiccia al festival è stato il metallo pesante, principalmente nelle varie declinazioni del death metal, genere che in effetti a ben vedere è forse il più vicino a certo hardcore metalloso ed efferato che qui fa sfracelli. Qui i metal kids abbondavano e il gradimento per il genere è stato altissimo, d’altronde i gruppi presenti erano pezzi da novanta. Fin dal primo giorno si è visto un ottimo inizio con gli incredibili Aborted, veri eroi locali votati a un death metal feroce e ipercinetico, incrociato con l’hc metalloso H8000 di queste parti, efficacissimo e mai noioso; mostruosità tecniche più votate al classico vocalizzo “ruttato”, con tanto di strabordante tecnica e stacchi doom per gli Incantation, mentre assoluti maestri dal vivo si sono dimostrati i Cattle Decapitation con il loro ibrido grind-death davvero pauroso. Sul versante più melodico del genere di certo non si è scherzato con i Black Dahlia Murder, frenetici e con un vocalist davvero incredibile, anche se per i miei gusti sono i Darkest Hour ad avere conquistato la scena con un set intelligente di pezzi vecchi e nuovi colmo di assolazzi e gusto melodico non indifferente. Altre perle metalliche sono stati i Grand Magus, tra i migliori della tre giorni: più che stoner (che brutta parola!) hard rock nell’anima, con barba, baffoni, flying v e canzoni azzeccatissime che hanno fatto impazzire il pubblico; i Toxic Holocaust, molto bravi, con il loro purissimo thrash metal mi hanno invece annoiato, ma non faccio testo perché il genere personalmente mi provoca l’orchite. Invece per il “post metal” (qualunque cosa voglia dire per voi…) non brillano né gli Eyehategod bravi ma alla fine monocordi e quindi noiosetti, né i Kylesa: bravissimi, studiatissimi e… identici al disco, praticamente senz’anima.

Cibo e bevande.
Italiani in vacanza? Sì, ma pur sempre italiani e quindi… il cibo rimane un argomento principe! In onore ai principì dell’hardcore, menù al 100% vegan, non super economico ma senz’altro encomiabile per la scelta “politica”, anche se avrei preferito piatti più vari e anche con ingredienti più semplici. Per il bere poi, dire Belgio è come dire birra! peccato che tutto, acqua compresa, venga venduto al prezzo fisso della birra, per cui la seconda è economica mentre la prima alquanto costosa: da questo punto di vista il termine straight edge non sembrava molto in auge neanche tra gli organizzatori, anche se qualcuno con le X tatuate sulle mani in giro c’era.

Orfani degli Integrity.
ieperfestconvergeIn effetti il fantasma che più di altri aleggiava sui palchi è quello della band di Dwid Hellion, molto vicini a tutto l’H8000 belga e riferimento per molte band viste in questi giorni: ci siamo consolati con i compagni di etichetta Converge e Rise And Fall. I primi hanno presentato un set misto tra classici e pezzi del nuovo album, convincendo musicalmente, come presenza sul palco e anche con i nuovi pezzi: l’ennesima conferma del gruppo hardcore più in forma in questi anni. Se non li avete mai visti non perdeteveli: i loro show catartici sono tra i più bei concerti che abbia mai visto in vita mia. I Rise And Fall suonano più semplici ma spolverano un bello show energico e potente, rivelandosi dal vivo come un misto appunto tra i fratelli maggiori Converge e Integrity, proprio niente male.

Lo spirito continua?
E’ innegabile che la totale indipendenza e il DIY ormai siano distanti anni luce dal festival, rimane la musica e un bel po’ di buone iniziative come su tutto l’attenzione al riciclo di tutti i materiali di consumo davvero encomiabile ed efficace, la tenda con gli incontri su vegetarianesimo ed ecologia, la mancanza di transenne ai concerti ed una atmosfera amichevole sia sopra che sotto al palco che per fortuna poco ha a che vedere con altri ambienti da festival dove mi sono trovato in passato. Date le dimensioni (30000 persone in tre giorni), la scaletta, il prezzo del biglietto non esagerato, direi che seppur con dei distinguo il risultato ottenuto dagli organizzatori è stato di qualità: di certo non aspettatevi una manifestazione piccola e sincera. Unico appunto per i suoni, che in alcuni casi hanno penalizzato band molto in forma come ad esempio nel caso dei Converge.

Point, click… Grind!
In un fine settimana così non potevano mancare esponenti di questo genere spaccaossa: oltre ad alcuni interessanti ibridi già citati è al sabato sera che sono salite sul palco due delle band più attese. I riformati Nasum senza il loro fondatore e deus ex machina sono autori di un set tiratissimo, mai noioso, letteralmente perfetto, per la gioia dei tanti estimatori sotto al palco… sarà anche stato uno scempio fare questo reunion “senza l’oste”, ma gran concerto; penalizzati dalla resa dal vivo invece i Pig Destroyer, che rimangono sfilacciati dall’alternanza di pieni e vuoti senza riuscire a costruire un muro del suono convincente.

Ma… e il posto com’era? hai fatto il turista?
Fuori dagli orari del festival il tempo è stato poco, ma la scelta di arrendersi di fronte al campeggio da duri e puri e stare in albergo in paese ha fatto sì che la mattina si bighellonasse nelle vie di Ieper, cittadina davvero molto carina (e con dolci ottimi!) nota per le furiose battaglie della prima guerra mondiale e anche per essere stata il primo luogo dove si tenne un “chirstmas truce“, evento particolare ed interessante. E poi in un’ora di auto si può andare a Bruges, oppure al mare…

Reparto geriatrico.
ieperfestknuckledustOltre alle vecchie glorie già citate, due righe per lodare veterani in gamba come Ignite e 7 Seconds, in grado di non annoiare con i loro pezzi “storici” di hardcore melodico: nel marasma generale sembravano canzoni adatte a Sanremo (anche se il top del melodico di classe sono stati a sopresa i bravissimi MxPx All Stars), un po’ meno in gamba i Corrosion Of Conformity orientati ad un hardrock dal rifferama noiosetto. Palma dei migliori quasi pensionati ai crustissimi Hellbastard, che però imbrogliano con una band tutta giovane a parte lo storico cantante/chitarrista che però è l’autentico mattatore di un set emotivamente coinvolgente nonostante i mille problemi tecnici, tra pause forzate e dollari bruciati sul palco in segno di disprezzo per il “sistema”.

Le cose che mi sono perso.
Animato dal più nobile spirito completista ci sono alcune band che avrei visto volentieri e mi sono perso per vari motivi (chi ha perso l’aereo, chi suonava mentre dormivo…). I Sydney Ducks da San Francisco (interessante la storia del loro nome, cercatela in rete) che erano i soli presenti a ieper dediti al punk-oi!, sulla carta melodici e accattivanti. I Dean Dirg, un misto un po’ piacione tra l’hc dei primordi e quello rock and roll degli Hives. I Vaccine, ex-Orchid, ex-Ampère e mille altre bands, dediti ad un hc caotico screamo virato verso la vecchia scuola dischord, sulla carta furioso e molto interessante.

E per chi non c’era?
Per chi non c’era resta sempre (e non è poco) il bel sito www.ieperfest.com, dove per ognuna delle band partecipanti trovate ben due video, uno live ed uno in studio, più i vari report su youtube che vi consiglio per darvi una idea davvero vicina a quello che il festival è stato davvero.