Gnaw Their Tongues – Eschatological Scatology (Autoprodotto, 2012)

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Seguire tutte le uscite del prolifico Maurice De Jong non è facile: fra album, split e singoli siamo già oltre la ventina in poco più di un lustro. È però il caso, ogni tanto di fare il punto della situazione, anche se con un progetto vorticoso come Gnaw Their Tongues, che giocano con eclettismo fra drone, black metal e industrial, notare progressi e differenze non sempre è facile.
In realtà Eschatological Scatology non ci dice granchè sullo stato del progetto: si tratta infatti di una registrazione del 2008/2009 che viene rilasciata in digitale dopo che, immagino, non si sia trovata nessuna etichetta disposta a farla uscire. Se la ascoltate non faticherete a capire perché: siamo al lo-fi più crudo, roba improponibile per l’ascoltatore medio di musica estrema, pur sempre legato a una pulizia di ascendenza metal qui introvabile. Quello che viene fatto è invece riesumare la ruvidezza punk che fu del primo black metal e proprio verso questo genere sembra orientarsi Eschatological Scatology, marcando uno scarto significativo tanto dal coevo (per data di registrazione) All The Dread Magnificence Of Perversity, quanto dal recente Flagellum Sanguemque, Tenebras Veneramus, più orientati al drone/doom di matrice industriale. Batteria a tavoletta, chitarra che fatica a starle dietro, voce scorticata: una piacevole corsa nel caos organizzato (ma neanche tanto…), che tocca l’apice con il black/death di Lash Cultus e Sinister Lurking Grave, senza scordare le paraculaggini alla Wolves In The Throne Room (Deepwood Bodytrap e la parasinfonica Master I Am Done), tutto sommato utile a tirare il fiato in mezzo a tante tenebre e sporcizia. In fin dei conti Eschatological Scatology si rivela più un divertito ed estemporaneo revival che non la sperimentazione di una possibile via di evoluzione (che tra l’altro si rivolgerebbe inesorabilmente al passato), ma in mezzo a tanto black fighetto e di maniera, è comunque un bel sentire.