Daniele Brusaschetto: ombre spalmate sui bordi dei pensieri

Difficile definire con poche parole la musica di Daniele Brusaschetto: il suo lungo percorso già dagli inizi mostrava un taglio molto personale e la tendenza ad amalgamare influenze diverse abbinandole ad una forte dose di personalità. Nei suoi dischi si possono trovare echi di elettronica, musica industriale, metal, indie, darkwave e molto altro, ma sempre imbrigliati e rimodulati dalla sua poetica. Daniele è uno dei più preziosi outsider della musica indipendente italiana che ci sia oggi in circolazione: gli abbiamo volentieri fatto qualche domanda, togliendoci anche qualche curiosità e approfondendo alcuni dettagli sul suo presente e passato.

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VacuaMœnia: suonare lo spirito dei luoghi

Nel fiorire di iniziative dedicate al file recording, molte delle quali prendono la forma di consorzi di artisti o di associazioni, il progetto siciliano VacuaMœnia ci ha da subito colpito per il rigore e la chiarezza con la quale esplicita la propria filosofia e i propri intenti, nonché per l’immediato riscontro che questi hanno nella pratica. Partendo da una dimensione fortemente legata al territorio come luogo d’incontro dello spazio e del tempo, i membri del gruppo proiettano le loro ricerche, non legate alla sola dimensione sonora ma autenticamente multidisciplinari, in un orizzonte più ampio, sia promuovendo iniziative, sia sfruttando le potenzialità che la rete mette a disposizione. Ci vorrebbero pagine e pagine per affrontare tutte le implicazioni che un progetto del genere comporta, ma grazie alla disponibilità di Fabio R. Lattuca e Pietro Bonanno abbiamo potuto sviluppare alcuni temi che ci sembravano particolarmente fecondi.

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Stefano De Ponti: ascoltare è vedere

Stefano De Ponti, milanese, classe 1980, lo abbiamo conosciuto grazie al bellissimo album Like Lamps On By Day, uscito lo scorso anno per Under My Bed e Old Bicycle. Lui però è in giro da un po’, prima col duo Passo Uno, poi da solo, svariando fra sonorizzazioni di film, musiche per spettacoli teatrali, live electronics e molto altro, sempre all’insegna di uno stretto legame fra suono e visione. Con questa intervista cerchiamo di gettare uno sguardo sul suo lavoro a 360°.

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Lucas Abela: venti anni di talento e fantasia al servizio del suono più estremo

Lucas Abela, noto soprattutto con il suo pseudonimo di Justice Yeldham, ha appena celebrato il ventennale della sua attività; è diventato famoso per il fatto di suonare soffiando su un pezzo di vetro con un microfono a contatto, trasformandolo in uno strumento tra il sax e dio solo sa cosa. In realtà ha fatto anche molto altro, soprattutto installazioni che sono sia ludiche che musicali, sempre intriganti e divertenti… in una parola geniali. Ha inoltre una etichetta non ortodossa molto interessante, Dual Plover, ed è stato pure in giro per il mondo rappresentando il suo paese, l’Australia: ce n’è abbastanza per una bella chiacchierata con questo genuino, vivace e inarrestabile creatore di suoni non convenzionali.

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