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Le origini documentate di una specie rumorosa

Tre brani clamorosi che anticipano nettamente la nascita del noise (così come lo percepiamo con le orecchie di oggi) ai primissimi anni sessanta. Roba di Robert Ashley, Pauline Oliveros e John Cage. Il bello è che, al puro ascolto, non c'è niente che li faccia percepire come antichi, se non fosse per una qualità e una fantasia che spesso latitano nelle produzioni rumorose degli anni recenti. La differenza, comunque, sta soprattutto nel contesto, che, a grandi linee, era dark-apocalittico per il proto-noise di origine industrial, mentre quello degli anni 2000 si propone in linea di massima come una "atroce party music" in salsa do-it-yourself.

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Spasmi da una primavera incombente

I tempi si avviano a diventare disperati ancora più che difficili. Repressione e risentimento la fanno da padroni. Non è più il momento di stare in cameretta a fare il punto a croce (anche perchè te la stanno portando via con tutta la mobilia), né di frequentare i corsi di scrittura creativa all'università della terza età, e neanche di passare mosce serate al clubbino sotto casa. Buttate nel cesso le vostre scorte di anti-depressivi, smettete di ficcarvi le dita in gola per vomitare le scorte di nutella che avete trangugiato, e piantatela lì di regalare soldi al vostro psicologo. E' finito il tempo dell'educazione freddina e di quello snobismo tanto rassicurante.

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Danneggiato Delights Novembre 2011

Non mi piace il dubstep. E' il suono della conservazione, una gratificante e consolatoria esaltazione da potenza e superomismo onanistico. Ti circuisce con i suoi megabassi vibranti, come sgasare su una grossa moto rombante o su un ottuso suv tirato a lucido. Ma è solo un'illusione di potenza, come quella che ci seduce in un film di fantascienza di qualche supereroe dark, il film finisce e noi torniamo ad essere niente. Su quei bassi ipertrofici ci sta tutto, ma tutto è ridotto ad orpello, citazione, simulacro. Nel dubstep il mondo reale è un nemico, ma noi lo sfidiamo a cavallo dei vermoni giganti e per mezz'ora ci sentiamo malinconici eroi.

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Massimo Volume o Massimo D’Alema?

Amico cittadino… amico bibbitaro… sai, pensavo che DJ Gruff ha indisputabilmente ragione nel dire che: "un sucker (sacher) resta sempre un sucker (sacher)". Che problema ho con Massimo Volume e cosa mi ha fatto costui per accanirmi con tanta veemenza a martoriare un "cavallo morto"? e poi non era meglio incaponirmi con il più noto D'Alema? No Massimo, non ce l'ho con te e con tutti "quelli come te che ritornano alle tre" a batter cassa laddove a suo tempo vennero pagati a suon di promesse non mantenute, anzi ti dirò, se un tempo come ogni studentello sognavo di farmi la signora Robinson o le amiche della mamma, oggi invecchiando sento di desiderare sempre di più anche le ragazzine, che vuoi farci: "c'avrò la febbre di Woody Allen!".

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