Trent’anni di Sigillum S: solo una tappa verso l’infinito

Ci sembra parimenti difficile e inutile presentarvi i Sigillum S: difficile perché, in poche righe, è impossibile tratteggiare una carriera dove la quantità delle uscite è seconda solo alla profondità sonora e concettuale che le caratterizza, all’insegna di uno spirito di ricerca che non concepisce l’immobilismo e il mantenimento di uno status;  inutile perché, se state leggendo queste pagine, chi sono dovrebbe esservi ben chiaro. È tuttavia doveroso dedicare spazio a questo fondamentale progetto e l’occasione ce la dà la ricorrenza del trentennale, celebrata con Non Serviam, un monumentale nuovo lavoro (non la solita antologia autocelebrativa…) e con un concerto che si terrà al Lo-Fi di Milano il 16 aprile. In questa intervista con i due artefici del progetto, Paolo Bandera ed Eraldo Bernocchi, abbiamo volutamente trascurato gli argomenti prettamente biografici -per i quali vi rimandiamo al libro Rumori Sacri (Kali Yuga Editions) che a Sigillum S dedica un intero capitolo curato dallo stesso Bandera o al recente Solchi Sperimentali Italia (Crac Edizioni) di Antonello Cresti– per concentrare l’attenzione sul milieu che ha generati e fatto crescere un progetto per il quale l’essere italiano è un mero dato anagrafico.

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Uranium Ussr 1972 – Avarie (Small Voices, 2006)

Gli Uranium Ussr 1972 suonano elettronica fredda e quadrata che suppongo non dispiacerebbe agli "aficionados" di lunga data del genere, del tipo che questo disco si trova un po' a metà fra passato e presente, ma andiamo a vedere nel dettaglio. Basi ritmiche quadrate e dritte, tendenzialmente lente ("groovy" direbbero gli anglofoni) e che macinano in modo ossessivo nonostante la musica non sia per nulla pesante.

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