Solchi Sperimentali Fest, 3 dicembre allo Spazio Ligera (Milano)

Che la forza di certi libri l’abbia fatta, più che l’autore, chi se n’è servito trasformando le parole in azione è risaputo, nelle grandi come nelle piccole cose. Il discorso può valere anche per Solchi Sperimentali Italia di Antonello Cresti non fosse  che a sviluppare le potenzialità delle parole è l’autore stesso attraverso iniziative volte a dare tangibilità fisica a quanto scritto. Il volume, veniva chiarito fin da subito, non pretende di essere esaustivo nell’affrontare il tema delle musiche italiane “altre” né lo si può pretendere data la vastità dell’ambito preso in considerazione senza pregiudizi, al punto da arrivare a comprendere addirittura un genere da sempre ingiustamente bistrattato come il metal  (in effetti uno dei meriti del libro è proprio quello di sganciare la musica di ricerca dall’ambito pseudo-colto e salottiero che l’ha sempre monopolizzata). Non si può nemmeno chiedere un’analisi troppo approfondita (non lo si dovrebbe mai farla, a mio parere, scrivendo di musica): inutile pretendere di esaurire un argomento che per forza di cose deve essere completato dal lettore attraverso l’ascolto. L’idea guida del volume è piuttosto quella di fare il punto della situazione, creare collegamenti, riportare alla luce nomi che rischiavano l’oblio e gettare dei semi nella speranza che possano germogliare. Qualcosa si era già mosso durante il capillare tour di presentazione del libro dove, oltre alle parole  dell’autore e alle domande dei presenti, hanno trovato spazio performance musicali trasformatesi spesso in veri e propri happening. Oggi quell’idea si amplia in una serie di serata che vanno sotto il comune nome di Solchi Sperimentali Fest: se nel libro, per necessità d’ordine e facilità di consultazione si era resa necessaria una suddivisione (pur molto permeabile) per generi, ora anche questa sottile barriera cade e la musica fluisce all’insegna dell’unità di spirito nella diversità di stile. Non possiamo trovare un esempio migliore di quanto fin qui detto della serata in programma a Milano sabato 3 dicembre, stili ed epoche diverse riuniti nell’unità dello spazio/tempo del palco dello Spazio Ligera, non nuovo a iniziative di questo tipo grazie alla collaborazione con ODRZ. Saranno della partita i seminali Jumbo, formatisi intorno alla figura del cantautore Alvaro Fella e autori, all’inizio degli anni ’70,  di album in bilico fra il miglior prog e l’avanguardia, impreziositi da collaboratori d’eccezione come Franco Battiato e Lino Capra Vaccina, e che per l’occasione si presentano con la formazione originale del 1973; Osvaldo Schwartz, che porterà a Milano lo spirito e delle Officine Schwartz, e almeno in parte, il suono dell’Italia industriale e operaia dei decenni passati, fra synth anni ’70 e cordofoni autocostruiti; ODRZ metterà alla prova la propria attitudine alla forma aperta unendo le forze con le ricerche in bilico fra teatro, ritualismo e arte performativa degli Enten Hitti; toccherà infine ai Mamma Non Piangere, autori, sul finire dei ’70, di album che sono autentici inni al caos creatore e che basterebbero forse da soli ad illustrare lo spirito di serate come questa. Credo non serva aggiungere altro; mi preme solo far notare come una serata del genere ci dia modo di leggere la musica di ricerca italiana nel suo continuum e nel suo proiettarsi nel futuro. Un’occasione più unica che rara.