Blastula – Lingue Di Fuoco (Aimusic/Ambria Jazz, 2012)

blastula

Ecco di nuovo il duo voce-batteria messo in piedi da Monica Demuru e Cristiano Calcagnile: fa piacere vedere che simili progetti abbiano una continuità e non siano semplicemente estemporanee collaborazioni duranti lo spazio di un disco. D’altra parte, all’album d’esordio erano seguite una serie di date dal vivo che hanno cementato il sodalizio e che hanno riempito lo spazio dell’attesa che ha portato alla realizzazione di questo nuovo lavoro.
Qui Blastula è un duo meno scarno rispetto al precedente album e in più della metà dei pezzi viaggia in formazione “due con” grazie all’inserimento di alcuni ospiti. La differenza maggiore sta comunque nella scelta del repertorio: tutte cover, che vanno da Nina Simone a Nilla Pizzi, da Patti Smith a Joni Mitchell e tante altre grandi interpreti femminili che aprono a Blastula le porte del mondo, gli Sati Uniti del sud, la Sardegna di Antoneddu, i Caraibi di Negra Presuntuosa, gli antipodi di Oceania di Bjork. Coerentemente con questa apertura, anche lo stile del duo si fa meno incompromissorio e potremmo, fatte le debite proporzioni, parlare di pop, ma la realtà è che Lingue Di Fuoco è un capolavoro di equilibrio fra eleganza soul/jazz e avanguardia, in cui nessuno dei due aspetti sacrifica le proprie prerogative. Tutte cover, dicevamo, ma confrontarle con gli originali è ozioso: i due, con arrangiamenti curatissimi e interpretazioni di grande livello, danno la propria impronta ad ogni brano, e pur frequentando  i generi più disparati, mettono insieme un album dotato di una coesione invidiabile. Le incursioni in territori di pura avanguardia, che caratterizzavano il precedente lavoro, sono ancora presenti, ma in generale il drumming è più regolare, meno spezzato e la voce non perde d’occhio gli originali, vestendoli però con abiti più attuali e talvolta, mi perdonino i mostri sacri chiamati in causa, addirittura migliori. Non è facile citare un brano piuttosto di un altro: particolarmente degne di nota mi sembra Children Of The Night (con Gabrio Baldacci alla chitarra elettrica) che rispetto all’originale di Cassandra Wilson accentua, e di molto, i toni notturni, Four Women di Nina Simone trasformata, anche grazie alla chitarra di Roberto Cecchetto, in un hard blues degno della Lydia Lunch più sulfurea, Mississippi Goddam, sempre della Simone, che mette in mostra una sensualità strabordante (fondamentale il trombone di Gianluca Petralla), Nobody Knows You When You’re Down And Out che, con l’aiuto di Xabier Iriondo, trasforma in rabbia la disperazione di Bessie Smith e in chiusura la già citata Oceania di Bjork, che tocca più volte vertici di rumore al limite del sopportabile. Ma davvero, ogni pezzo è una perla che assume ulteriore valore dall’accostamento agli altri. Lingue Di Fuoco è un disco eccellente: non oso immaginare come sia sentirlo eseguito dal vivo.

www.youtube.com/watch?v=b6q8ZAwkEXA