Unknown Mortal Orchestra – II (Jagjaguwar, 2013)

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Galeotto fu un tranquillo giovedì sera di chiacchere nel pub di fiducia, saltano fuori nomi di possibili futuri live che meriterebbero e succede: ti fanno ascoltare un paio di minuti di canzone di cui ti innamori perdutamente senza apparente motivo e che, almeno per un mesetto, ti tormenterà. E’ così che ho conosciuto gli Unknown Mortal Orchestra, il loro secondo lavoro uscito a inizio mese e Faded The Morning, che mi ha stregato. C’è da dire che tutto II è stregante, a partire dalla cover che vede protagonista una bella, nuda e giovane Janet Farrar, strega wicca inglese molto famosa. Per chi crede che chi ben comincia è già a metà dell’opera, ci tengo a dire che l’incipit della prima traccia recita in un sussurro “Isolation can put a gun in your hand” (di Beatlesiana memoria, anche musicalmente parlando) e dà inizio a un qualcosa di bello e indefinibile. Il disco è un contenitore di indie-pop dal sapore cantautorale – sopra a tutto, la splendida Swim And Sleep (Like A Shark) -, sonorità che non lesinano rimandi a gente tipo Hendrix, infarcite come sono di wah-wah e distorsioni grasse anni ’70 – One At The Time, Opposite Of Afternoon, No Need For A Leader -, pur non mancando toni decisamente elettronici – From The Sun – e, oh, come mi piace immaginare che a Brian Eno questo disco piaccia immensamente! Eclettico ed eterogeneo, non una traccia che delude, niente fuori posto, ogni singola nota che funziona e, nel mentre, esalta le altre. Viene da pensare che Ruban Nielsen, il leader neozelandese del trio che ha sede a Portland, proprio quel Portland, il neo-ombelico del mondo musicale, sia già in odore di genio, soprattutto ascoltando anche l’album d’esordio (pubblicato solo meno di un anno e mezzo fa), già a livelli alti per quel che mi riguarda, e di cui non riesco a non linkare un video che, vuoi perchè sposa lo stile ironico-retrò che tanto mi fa sorridere, vuoi perché è un bel pezzo, spero incuriosisca. Tenendo conto che II è ancora più bello.