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Tongs: le pinze e il megafono

L'ascolto di Jazz With The Megaphone, esordio discografico dei Tongs, è stato, per quanto mi riguarda, una delle migliori sorprese di questi ultimi mesi. Un disco jazz, che però è rock, che però è (un pò) elettronico, che però è, di nuovo, jazz. Di qui la voglia di approfondire un pò il discorso rivolgendo qualche domanda ai tre personaggi coinvolti in questa intrigante entità musicale.

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Weltraum – Sy (Toxo, 2009)

A volte basta che uno recensisca due dischi o che suoni che dopo un viaggio ti ritrovi pieno di materiale nuovo (in questo caso ottimo) di cui occuparti; a questo punto più che altro mi domando perché invece di farmi prendere dalla passione per la musica (e per di più storta) non mi sono fatto conquistare dalla passione per la phiga (Elio docet)… pensateci: forse tornerei a casa con fior fiori di compagne, oppure rischierei di averne vista così tanta da meritare una laurea in ginecologia.

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Gay Beast – Second Wave (Skin Graft, 2009)

Partiamo dai Devo. La loro Timing X, da Duty Now For The Future, è ripresa per intero dai Gay Beast e riproposta abbastanza fedelmente in coda a White Diamonds, quarta traccia del loro nuovo Second Wave. E le scansioni robotiche dei Devo potrebbero essere un buon paragone, anche se non completamente esaustivo. Le chitarre atonali e la strumentazione usata dal trio, chitarra, tastiera e batteria, fanno pensare ai DNA di Arto Lindsay e Ikue Mori, o più in generale a certi suoni provenienti dalla città di New York sul finire degli anni ’70 e nei primissimi anni ’80.

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