The Conformists – Midwestless

Missouri, St. Louis.
Two Hundred. Three Hundred. None Hundred. Divorce.
2002, 2007, 2010 e 2016.
Ma non è solo colpa mia se in 22 anni queste fantastiche bestie chiamate the Conformists non mi sono mai passate sotto mano, no. Per fortuna Cmptr Stdnts ne pubblica il disco nuovo, Midwestless, viatico per riappropriarsi di quanto fecero ai tempi. Brani spezzati nei quali si intravedono linee melodiche continue, come se un aguzzino math rock prendesse possesso di composizioni lineari ed emotive. Oppure come se qualcuno prendesse le registrazioni su nastro di Steve Albini e le tagliuzzasse per poi rimontarle.
Non so che dirvi, se non che questi cinque brani (non considerando tale il primo punto della tracklist di dieci secondi) hanno nerbo e solidità, fantasia ed acume, interessanti variazioni di magli e di pesi. Chris Dee, Patrick Boland e Chris Bolon e Mike Benker (vocalist, lasciò il progetto nel 2020) caracollano tra arie Karate, svise US Maple e cupezze quasi baritonali o ruggenti. Ma è la tensione geometrica a farci prigionieri, entro pareti ora rocciose ora gommose, lungo quattro tracce che, visto il minutaggio dell’aultimo brano (oltre gli undici minuti) non sembrano che un prologo al nocciolo del discorso. Five year of Napsence ci accompagna giocando fra basso e batteria, quasi fossimo alle prese di un lottatore minaccioso che si scalda i muscoli su di un tappeto elastico. Si stende, si regolarizza dando l’impressione di poter esplodere da un momento all’altro, ma il fatto che si esaurisca così uguale a se stessa non fa che accrescere stima e curiosità nei confronti della band. Recupero assolutamente doveroso quello sul vecchio materiale, strenna primaverile questo nuovo Midwestless!