Gli esordi possono essere di molti tipi. Sorprendenti, telefonati, a conferma delle proiezioni.
Quando sentii uno dei primi singoli di Arianna Pasini, Burrone, tre mesi fa, scelsi di aspettare, evitando quindi le successive Tempo e Colla, in attesa di questo disco. Verso una casa esce per Brutture Moderne, quindi con la mano di Francesco Giampaoli in produzione, accompagnato da Marco Giudici, che ha dimostrato negli anni di avere un tocco magico con certa espressività indie-cantutorale. Tra le righe c’è anche Generic Animal aka Luca Galizia che firma in seconda voce con il suo inconfondibile stile musicale una bellissima Tempo. Ci tuffiamo quindi in una sorta di paesaggio umbratile, i tramonti, un certo odore di anni ’60 e ’70, un’idea di folk che resta impalpabile ma definisce un’impronta artistica. Ma c’è molto, moltissimo in questo percorso verso una casa: personalità, poesia, l’idea di uno stile che parte da una chitarra ed una voce per aprirsi di colori cangianti e speciali. In Arianna Pasini si sentono i km fatti e le dita sbucciate sulle corde, la mente aperta e la curiosità che l’ha portata a decidere di come fosse tempo, quest’anno, di esordire in proprio. Tra le influenze della cartella stampa c’è un nome che riemerge di tanto in tanto all’ascolto, quello della catanese Carmen Consoli. C’è qualcosa nella sua voce, ma più che nell’ugola nella delicatezza con la quale cuce alcune canzoni, ad avvicinarla al suo mondo. La produzione è bellissima, calda, corale, memore delle tonalità più calde che la musica folk può avere quando si avvicina ai velluti della musica da camera e del jazz, quando si fa lontana negli anni come una cartolina sbiadita. Spettatrice sembra essere il brano che più la rappresenta: un’attenta osservatrice di se stessa, del suo modo certosino di comporre e di creare atmosfere intime ed originali. La speranza al termine dell’ascolto è ovviamente quella che, prendendoci gusto, questo possa essere soltanto il primo disco di una lunghissima serie.