Giovanni Rossi – Industrial [R]Evolution (Tsunami, 2011)

Va sempre più arricchendosi la bibliografia riguardo alla musica industriale in lingua italiana. Quest'opera di Giovanni Rossi, giornalista di Ritual e redattore di un blog che raccoglie notizie e parecchie recensioni live, affrontando il tema in lungo e in largo, dagli abissi harsh fino alle derive più prossime alla pista da ballo ed è quindi particolarmente adatta ai neofiti, ma può rappresentare un buon ripasso anche per gli iniziati.

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Things we lost in the fire-starter aka memorabilia di un an(n)o allargato

Prima dello scoccare del nuovo anno, l'impavido Gusmerini offrì un'ardita lista che pose a riflessione de lo miglior materiale che acquisì tramite l'amica fonoteca ed io che a guisa di scudiero, lo seguii oltre quelle colonne d'Ercole che di perfida Albione erano intrise e corrotte, decisi di offrir la mia lista di dischi che in tempi recenti, il critico pusillanime lasciò eroder da le polveri del tempo. Ma noi no! O Duce! Insieme a Barbagli, Santodio e Freghieri ci ergeremo a testimoni delle brutture che la gente vuol dimenticare per causa dell’ennesima cospirazione dei perfidi Mimimmi! E poi O Duce… il presente non è mai presente neanche a se stesso!

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Mekanik Komando – Shadow Of Rose (Catsun/Monotype, 2010)

Iniziamo parlando della Monotype anche perché la Catsun ne è una sussidiaria e incominciamo con il dire che si tratta di un'etichetta polacca con una serie di uscite mica da ridere, su tutte la splendida collaborazione fra Jason Khan e Z'ev. Da quello che sento la Catsun è la sorella più morbida della famiglia ed infatti i Mekanik Komando non fanno ne' elettroacustica, ne' elettronica e neppure sperimentazione super ostica, anzi si tratta di un disco accessibile a chiunque.

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Balestrazzi, Eastley, Olla, Z’EV – Floating Signal (TiConZero, 2009)

Andando oltre le decine di migliaia di speculazioni che si possono fare sulla musica sperimentale, le performance e sull'improvvisazione, in generale esse soffrono di due principali difetti: risultare onanistiche allo sfinimento, facendo sì che qualche buona intuizione si perda in un discorso auto-referenziale, oppure può succedere che la ricerca di darsi un tono ed un rigore (spesso innaturale) renda il tutto poco espressivo, portando a lavori di una noia mortale. Per fortuna Floating Signal, collaborazione fra Simon Balestrazzi (già Kirlian Camera), Max Eastley, Alessandro Olla e Z'EV non appartiene a nessuna delle due categorie, infatti queste tracce da performance fra post-industriale e contemporanea vanno a segno, sono interessanti ma allo stesso tempo non annoiano a morte chi le ascolta, anzi.

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