Neptune/One Second Riot – S/T (Distile, 2007)

Entusiasmante debutto per questo manipolo di giovani degenerati. Aprono i Neptune con un "rock sincopato" e "disossato" quanto un pollo ospedaliero ma non per questo insapore. Il terzetto di Boston nasce come progetto di scultura, emergendo da chissà quale scuola d’arte locale, evolvendosi poi in una vera e propria band casalinga. Si cimentano tutti infatti con strumenti autoprodotti : oscillatori, vecchie sedie di metallo, seghe e parti di bicicletta. Il risultato è un fosco mantra robotico e primitivo che bisogna proprio ammetterlo: acchiappa. Già, perché a dispetto delle premesse non è né ostico né tanto meno spinoso, al contrario, il sound si evolve linearmente, all’interno di jam abbastanza free form , ma comunque con una comunità d’intenti sempre chiara e ben precisa.

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Pajo – 1968 (Drag City /Wide, 2006)

Ci sono nomi che spesso compaiono qua e là, quasi per caso e in sordina, poi, facendo un rapido bilancio scopri che questi nomi li ritrovi accreditati in alcuni tra i dischi che più hanno segnato i tuoi ascolti: uno di questi nomi è sicuramente David Pajo, chitarrista eclettico di Lousville presente in gruppi fondamentali quali Slint e Tortoise e, in seguito amico, di Will Oldham con il quale ha scritto qualche manciata di canzoni memorabili. Pur suonando in gruppi così diversi fra loro, negli anni lo stile chitarristico di Pajo è diventato unico e riconoscibile.

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