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Geronimo – S/T (ThreeOneG, 2007)

Ogni anno attorno a natale a Genova arrivano da chissà dove un paio di indiani che, vestiti con abiti tradizionali, mettono su un umile concertino in mezzo alla strada in cui suonano un triste flautino e cantano su una base registrata degna dei peggiori Enigma. Il mio vicino di casa ha comperato uno di questi terribili CD e lo mette su tutto l'anno per la mia gioia… ma da un po' anche io ho un disco "indiano" da fargli ascoltare: in realtà questa uscita per ThreeOneG di indiano non credo abbia nulla tranne il nome della band, ma è un'ottimo metodo per mettere alla prova la resistenza psichica vostra e del vicinato, infatti contiene materiale urticante per le vostre orecchie, da maneggiare con cura.

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Phoenix Bodies – Too Much Informations (Shove/Init, 2007)

Altro pezzo della tornata di uscite nuove della Shove con il botto, giusto per farmi ancora rodere il fegato di non averli visti e a quanto dice il buon Bisa (aka Larva) dal vivo fanno la loro porca figura. Non mi risulta molto difficile crederlo visto che questa raccolta di inediti e non, corredata di DVD, fotografa un gruppo con un tiro invidiabile. Qualcuno un bel po' di anni fa l'avrebbe inserito sotto "ultracore" o "power violence" o Dio solo sa come, ad ogni modo quel limbo dove fluttuavano Charles Bronson, End Of The Line, Manumission, Locust (anche se a loro veniva fin da subito affibbiato il termine grind) e compagnia bella, l'unica sostanziale differenza sta che il suono è più che mai moderno e che gruppi come loro o gli Orchid hanno testi e qualche barlume di melodia (l'Orchid di commiato anche più di qualche barlume) che fanno la differenza.

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Child Abuse – S/T (Lovepump United, 2007)

Una copertina da togliere il sonno al vostro nipotino, nonostante il blasonato autore, e un disco da ascoltare a testa in giù, in un pentolone di pece, nel girone dei malati di videogiochi. Il lavoro è molto interessante e questo manipolo di Brooklyn, quasi al debutto, sa il fatto suo. Suonano bene, precisi, originali, ma, per quanto mi riguarda, hanno lo stesso identico problema dei Locust (poi non così lontani, perlomeno ideologicamente): sono freddi.

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Il buio ai margini di Drive-In: il ritorno degli ’80s italiani.

"Siamo arrivati così ai tanto vituperati Eighties, per l'inevitabile "revival" dei quali bisognerà forse attendere il giro di boa del millennio".
Così scriveva Federico Guglielmi in un articolo sul "rock italiano" su un inserto speciale di "Rumore" dedicato al crescente mercato delle ristampe in cd: nonostante già all'epoca fosse più o meno una giungla che vedeva già alcuni generi (due esempi non casuali: il garage e il reggae) incontrollabili e impossibili da seguire al 100%, dubito fortemente che lui e gli altri giornalisti coinvolti avessero una vaga idea di cosa sarebbe diventata quella fetta di mercato negli anni successivi…

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