The Shadow Line – I Giorni Dell’Idrogeno (Modern Life, 2011)

Rock Italiano a tutto tondo per questo quartetto ormai consumato da una pluriennale esperienza sul campo. In questa edizione la band gioca tutto su una tiepida wave chitarristica che tanto sarà cara ai fans dei Diaframma quanto a quelli dei Litfiba (i primi ovviamente). Tipiche cavalcate elettriche che negli ultimi dieci anni hanno creato nel nostro paese un vero e proprio stile che, oggi come oggi, definirei indie-nazional popolare.

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Newdress – Newdress (Kandinsky, 2010)

Quando si infila nel lettore un cd che si presenta così ben confezionato (illustrazioni di Mirko Pellizzoli, packaging e grafica elegantissimi in linea con l’etichetta), lo si fa con la più o meno inconfessata (nessuno è troppo orgoglioso della propria superficialità, no?) speranza che il contenuto sia all’altezza del contenitore, per potersi quindi poi abbandonare serenamente ad un (a quel punto) giustificato feticismo… ecco: non è questo il caso, decisamente. Mannaggia.

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Video Diva – Inetticho (Autoprodotto, 2009)

Per quanto non sia bello identificare un gruppo con uno di quelli che ne fanno parte a volte è necessario ed aiuta ad attirare l’attenzione dei curiosi, ragion per cui diciamo che questo è l’altro gruppo di Davide Valecchi, qualcuno di voi forse avrà sentito come Aal (ha fatto uscire materiale su Afe e Elk Mind e mi piace parecchio) e che ha collaborato a più riprese con Punck e Logoplasm. In ogni caso fatte le dovute premesse, il genere ha ben poco a che fare con Aal se non per una vena wave di fondo, ma ad ogni modo si tratta di poca cosa.

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Il buio ai margini di Drive-In: il ritorno degli ’80s italiani.

"Siamo arrivati così ai tanto vituperati Eighties, per l'inevitabile "revival" dei quali bisognerà forse attendere il giro di boa del millennio".
Così scriveva Federico Guglielmi in un articolo sul "rock italiano" su un inserto speciale di "Rumore" dedicato al crescente mercato delle ristampe in cd: nonostante già all'epoca fosse più o meno una giungla che vedeva già alcuni generi (due esempi non casuali: il garage e il reggae) incontrollabili e impossibili da seguire al 100%, dubito fortemente che lui e gli altri giornalisti coinvolti avessero una vaga idea di cosa sarebbe diventata quella fetta di mercato negli anni successivi…

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