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L’Ultimo Disco Dei Mohicani, intervista a Maurizio Blatto

Una varia umanità che spazza via qualsiasi noiosa "pippa" da appassionati di musica. La negazione assoluta di qualsiasi nozionismo musicale fatto apposta per escludere i non unti. Una girandola di personaggi tragicomici maledettamente reali: a metà strada tra una canzone di Jannacci e i fumetti di Alan Ford. Questi e decine di altri motivi rendono necessaria la lettura del primo libro di Maurizio Blatto, critico musicale di Rumore e negoziante di uno tra i più importanti negozi di dischi di Torino. Backdoor per l'appunto. Per leggerlo, non è necessario sapere quale accordatura usa Thurston Moore o di che segno zodiacale era Jerry Garcia: per godersi L'Ultimo Disco Dei Mohicani è sufficiente aver voglia di farsi quattro risate e, come in una striscia di Altan, non aver vergogna di mostrare le proprie deformità. Sia chiaro, non sto incensando né Moby Dick e nemmeno un tomo di Simon Reynolds, ma promuovo il diario di bordo di un navigante che annota una città in inevitabile cambiamento, ma che, nei ricordi e nei personaggi di chi narra, continua a pulsare un' italianità che non dovremmo mai dimenticare. Quella che il tempo ci sta togliendo.

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Meteor – Anemici/Sangue Dalle Rape (Bosco/Sanguedischi/In Limine/Incisioni Rupestri, 2010)

Quattro pezzi in quattro minuti e diciotto secondi: i Meteor sono un gruppo col dono della sintesi oltre a quello, se lo si può definire "dono", di una sana ignoranza bresciana, elemento alchemico indispensabile per innescare la miscela che ci propinano. In equipaggio "due con", dove i due sono il batterista e il chitarrista dei Les Petits Enfants Terriblez e il con, a seconda delle occasioni, è un votromber (ignorate cosa sia? Cercatelo su Google) o un laptop, fanno il loro esordio con questo 7", inciso per ovvie ragioni da un solo lato e decorato sulla parte muta.

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Arab On Radar – Sunshine For Shady People DVD (Three One G, 2008)

E’ con notevole ritardo, giusto quel paio di annetti, non me ne voglia il buon Grigis sempre fiducioso nei confronti dei suoi negligenti collaboratori, che affronto la visione di questo breve e divertente dvd. Sono trenta minuti che ripercorrono a grandi linee la storia dei seminali Arab On Radar, o meglio, tentano di dare un’idea di chi fossero in realtà questi loschi e geniali individui. Troviamo quindi un montaggio di varie riprese effettuate dai componenti della band durante i loro tour e le registrazioni dei dischi, in particolare durante le sessions di Rough Day At The Orifice con Weasel Walter al banco mixer, miscelate con un’intervista appositamente filmata per il dvd e a spezzoni di live. La regia è di Craig Kureck, che degli Arab fu il batterista.

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What Cheer? Brigade – We Blow You Suck (Anchor Brain, 2010)

Posso tranquillamente ammettere di non avere grandissimi sogni nel cassetto, soprattutto per quanto riguarda le mie aspirazioni di musicista fallito. Questo relativo vuoto di traguardi non mi impedisce la cruda ammissione delle mie scarse qualità come causa di preclusione di una serie di progetti che mai vedranno la luce. Di questa discografia immaginata il pezzo forte è sicuramente la marching band. Di solito questi abbozzi di desideri più o meno segreti si infrangono contro la dura realtà che qualcuno sta già facendo meglio quello che vorrei fare. E i What Cheer? Brigade lo fanno in maniera decisamente superiore a qualsivoglia mia possibilità di definizione.

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