Meteor – Anemici/Sangue Dalle Rape (Bosco/Sanguedischi/In Limine/Incisioni Rupestri, 2010)

Quattro pezzi in quattro minuti e diciotto secondi: i Meteor sono un gruppo col dono della sintesi oltre a quello, se lo si può definire “dono”, di una sana ignoranza bresciana, elemento alchemico indispensabile per innescare la miscela che ci propinano. In equipaggio “due con”, dove i due sono il batterista e il chitarrista dei Les Petits Enfants Terriblez e il con, a seconda delle occasioni, è un votromber (ignorate cosa sia? Cercatelo su Google) o un laptop, fanno il loro esordio con questo 7″, inciso per ovvie ragioni da un solo lato e decorato sulla parte muta.
Sono tutti strumentali ipercinetici in odore di Talibam!, Locust e Lightning Bolt, stipati in un tempo compreso tra i 54″ di Composizione 1 e il minuto e 19″ della quasi prog Composizione 8, dove l’influenza del duo di Providence è evidente,meteor_retro seppur in versione liofilizzata: pezzi compatti e privi di fronzoli (non ce ne sarebbe comunque il tempo) con solo qualche svolazzo elettronico (ad opera di quel Davide Tidoni autore qualche tempo fa di un disco per Trovarobato) a ingentilire il tutto. Sia chiaro che le canzoni non sono semplici abbozzi ma brani completi in tutto e per tutto, solo compressi e accelerati all’inverosimile. Capita spesso che in questo genere di musica la bocca aperta di fronte allo stupore per cotanta perizia tecnica si trasformi alla lunga in uno sbadiglio, ma “alla lunga” è termine che i Meteor ignorano totalmente. Anche dal vivo, dove certi giri si presterebbero ad essere ripetuti, con presumibili, positivi effetti sul coinvolgimento dei presenti, la regola non cambia: la soglia dei dieci minuti di performance è un miraggio. Quindi, non allontanatevi per prendere da bere durante una loro esibizione, ve la perdereste tutta; non andate in bagno dopo aver messo il disco sul piatto, al ritorno sarebbe già finito. Cogliete l’attimo.